‘O Malamente – ricordando due occhi gentili.
Articolo di: Vincenzo Oliva
Poco più di due anni fa moriva Lorenzo Bartoli, uomo dal cuore benevolo e scrittore dalla penna schiva eppure curiosa. Schiva eppure curiosa perché nei circa venticinque anni della sua carriera la penna di Lorenzo Bartoli ha saputo sondare e rivelare quasi ogni piega dell’animo e soprattutto del cuore umano, e l’ha fatto a un tempo con una delicatezza e una analiticità introspettiva che non sono comuni, e forse oggi anche fuori moda.
Qualcosa più di un anno fa Tunué portava in libreria l’edizione integrale in volume di una delle sue creazioni più riuscite: ‘O Malamente. I brevi racconti del personaggio appaiono irregolarmente nell’arco di poco più di tre anni, tra il 1998 e il 2001, sulle pagine del settimanale Skorpio dell’Eura Editoriale; fanno parte dell’universo narrativo di Napoli Ground Zero, una macroserie composita che, sullo sfondo di un’immaginaria Napoli del futuro prossimo vede muoversi una pluralità di personaggi, alcuni dei quali creati da Roberto Recchioni e altri, come appunto ‘O Malamente, creati da Lorenzo Bartoli.
‘O Malamente è forse il migliore esempio, perché il più completo, di quella penna schiva eppure curiosa. Giovandosi dei pennelli di Massimo Carnevale Bartoli ha creato opere probabilmente più intime e intense (Uomini e Topi; Il Dono di Eric), ma giovandosi dei pennelli di Luca Bertelé ha creato un affresco totale della vita e del sentimento umani.
Non vi è praticamente registro stilistico e narrativo che manchi nelle pagine del personaggio. Così lo presenta il suo autore: È il re dei bassifondi di Nuova Napoli, il Principe del Male, la mente geniale che sta dietro ogni fatto criminoso… Lui è ‘O Malamente! E così introduce l’irrinunciabile cifra dell’ironia, che si stempera e mescola con la malinconia, l’amore, la disperazione, il rimpianto, la gioia. In tutte le sue storie Bartoli ha sempre impastato gli elementi della vita con quelli dell’intelligenza e creatività umane, ricavandone, più che dei racconti lineari, delle fotografie in movimento, ora lento ora sincopato; quadri dove l’occhio di volta in volta ha la possibilità di soffermarsi su un particolare o sull’altro, e la mente può ricercare gli elementi di relazione e di congiunzione annidati dentro e sotto l’azione e l’evento che accadono sulla pagina.
Che la Napoli del personaggio sia più immaginaria che altro, un luogo e un gioco della mente più che una località geograficamente e fisicamente individuata ha ben poca importanza – e del resto il personaggio è ugualmente improbabile come re dei bassifondi e criminale. Non perché criminale non sia e non sappia esserlo anche con spietatezza laddove sia necessario, ma perché resta un criminale narrativamente improbabile. Troppo vero come essere umano per risultare del tutto credibile – narrativamente, ripeto – come criminale: perché troppo ci ricorda che un criminale è in primo luogo un uomo, e Bene e Male con la maiuscola non esistono se non nell’illusione della nostra mente e della nostra coscienza che vorrebbero allontanare e rimuovere il male che ci portiamo dentro. Ciò che invece è importante è che l’improbabile criminale è un uomo del tutto probabile, più autentico e reale di tanti in carne e ossa che quotidianamente rinunciano alla propria umanità per soddisfare quell’ultima ambizione che una volta raggiunta riproporrà loro l’insoddisfazione interiore che percorre il nostro tempo come uno stato spirituale fondante di questa epoca: ‘O Malamente ha sicuramente molti difetti, ma altrettanto di sicuro non rinuncia ai suoi desideri genuini, alla sua umanità; non vive da rinunciatario, neppure quando pensa al suicidio perché gravemente malato. Ciò che è importante è che l’immaginaria Napoli di queste storie è la credibile Città in cui noi tutti viviamo, soffriamo, amiamo; come fanno i personaggi della Napoli Ground Zero di ‘O Malamente.
Nei tredici brevi racconti tratti da Skorpio (più altri due, uno dei quali inedito prima della pubblicazione in questo volume) attraverso i quali si dipana la sua storia editoriale ‘O Malamente ha assunto respiro e statura di romanzo biografico, illustrando e ricostruendo la psicologia e la vita interiore del suo protagonista, facendone un ritratto forse minore per ambizioni, ma di certo preciso per analisi e intuizione, dell’essere umani. Allargando il campo visivo su tutta una galleria di personaggi secondari, più o meno caratterizzati a tutto tondo con poche e nitide frasi e descrizioni, ha conferito ulteriore profondità e tridimensionalità al mondo del protagonista, creando quel contorno e quei dettagli che frastagliano la linearità del racconto e disseminano il quadro che ne fuoriesce di angoli e pieghe seminascosti che di volta in volta il lettore scopre e riscopre. Senza dubbio la miglior qualità del narratore Lorenzo Bartoli, che qui non si lascia sedurre dalle sirene del raccontare troppo addolcito e delicato che talvolta sottraevano tensione e robustezza alle sue storie: ‘O Malamente ha un ritmo sempre serrato e la sua poesia è fatta di emozioni e sentimenti delineati con forza, anche quando l’umorismo interviene a ingentilirne l’impeto e in qualche modo deviare l’attenzione del lettore dal dramma di cui è spettatore.
È facile dirlo oggi, ma ‘O Malamente sarebbe impensabile senza il disegno di Luca Bertelè ad accompagnare le storie di Lorenzo Bartoli. Senza quel tratto dinamico e nervoso che coniuga agevolmente gli opposti: spigoloso e morbido; umoristico e sanguigno; arioso e pulito, e duro e ruvido. Impensabile perché il tratto di Bertelé sposa e illustra perfettamente le contrapposizioni con cui Bartoli tesse le storie. L’adrenalina della vita criminale che in una vignetta si stempera nel romanticismo disperato di un amore impossibile; la malinconia di un ricordo struggente che voltando pagina si trascolora nella morte improvvisa e inaspettata di un amico o di un amore; un incontro tra amici visto attraverso la lente di un’ironia delicatamente deformante che viene brutalmente spezzato da una pallottola o dalla lama di un coltello. Il disegno di Bertelé segue attentamente e talvolta anticipa la penna del suo sodale.
‘O Malamente è un uomo d’altri tempi: una frase fatta utile per indicare chi non si trova a proprio agio con il mondo nel quale vive. Oltre che con questo mondo spesso non si trova a proprio agio neppure con sé stesso; eppure continua a lottare e ad amare, continua a gioire e a soffrire. Continua, soprattutto, a vivere e non a sopravvivere. Pur d’altri tempi, non rinuncia a costringere in qualche modo i suoi tempi a scendere a patti con sé. Continua a vivere e credere secondo il proprio intento e i propri desideri. Non con i paraocchi di chi è cieco alla realtà che lo circonda (o vuole essere cieco); ma con gli occhi di chi sa analizzare il mondo che lo circonda e sa riconoscerne la progressiva disumanizzazione – o più correttamente l’abortita umanizzazione, il sogno infrantosi con il prepotente ritorno della società della diseguaglianza. Che a farlo e saperlo fare sia un criminale, cioè un individuo marginale, è un esempio dell’acutezza poetica di Lorenzo Bartoli, del suo saper guardare tra gli interstizi e le pieghe. Io non so quanto di sé Bartoli avesse messo o vedesse in ‘O Malamente, ma di certo ‘O Malamente sembra avere il suo stesso sguardo sul mondo, il suo stesso sguardo quando Bartoli non lo limitava. Per chi non avesse letto queste storie al tempo di Skorpio o più di recente con la pubblicazione di questo volume, il mio consiglio è di procurarselo e intraprendere sulle sue pagine il viaggio nei vicoli della vita… pardon, di Napoli, nel futuro… pardon, ora.