Con Nemici del popolo, graphic novel pubblicato da Tunué lo scorso aprile, Emiliano Pagani e Vincenzo Bizzarri realizzano un racconto di lotta operaia contemporanea, mettendo in scena una traumatica esperienza di delocalizzazione che sconvolge le vite delle persone che lavorano in fabbrica e anche quella delle loro famiglie.
Sembra che lo stesso sceneggiatore Pagani (co-creatore del leggendario prete esorcista Don Zauker) abbia vissuto esperienze simili quando, in giovane età, ha lavorato in fabbrica. In più Pagani impreziosisce la storia – alquanto drammatica – con una vicenda metafumettistica, quando uno tra gli operai, aspirante autore di fumetti, si vede rifiutare una storia fantasy troppo impegnata socialmente, in quanto richiama in maniera evidente i contrasti tra i padroni – lontani e distanti – e il mondo operaio.
Un mondo operaio che viene presentato in completa trasformazione rispetto al passato: rabbioso, disilluso e scarsamente unito. Si tratta del perfetto riflesso della società contemporanea, sempre più sfilacciata e irrequieta, dove emergono vere e proprie guerre tra poveri, come i neofascisti che protestano di fronte ai Centri d’Accoglienza per gli Immigrati, completamente disinteressati al destino dei lavoratori in lotta a poca distanza da loro.
In mezzo ci sono i drammi personali dei protagonisti, con storie d’amore che finiscono, maternità non desiderate, contrasti familiari, contraddizioni evidenti e confusione dei ruoli, immersi nelle tensioni quotidiane.
Il maturo operaio Annibale guida i picchetti di fronte ad una fabbrica prossima alla chiusura, decisa dai misteriosi proprietari di una multinazionale nel silenzio di politici e sindacati. Uno degli aspetti che angustia Annibale è lo scarso sostegno che riceve dal figlio Fabio, che è stato appena lasciato dalla fidanzata incinta Chiara e che sogna un impossibile riscatto con un’improbabile rapina, mentre partecipa alle manifestazioni contro il Centro d’Accoglienza per gli immigrati.
Tra le inevitabili citazioni del Quarto Stato di Pellizza da Volpedo, il disegnatore Bizzarri è bravissimo ad illustrare con il suo stile sporco le ansie contemporanee, passando dalle ambientazioni fantasy a quelle realistiche senza soluzione di continuità.
Si tratta di un’opera importante, che illustra in maniera disillusa le contraddizioni della nostra società sempre più precaria, soffermandosi sulla complessità delle relazioni personali, con alcune riflessioni non banali sul mondo del fumetto. Il lieto fine conclusivo non è per nulla scontato, ma consente quantomeno di conservare un barlume di speranza su quello che sarà il futuro di tutti noi.