“Cyberflesh”
di Marco Taddei, David Genchi e Simone Grifone

Attenzione, schiavi! La macchina distruttrice è arrivata...

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6.5/10
Cyberflesh è un fumetto straniante, tanto che si potrebbe sentire il suo odore malsano durante la lettura, ambiente da fognatura, rozzo e crudo. Disturbante.

Ciò nonostante è un’opera affascinante, forse per un gioco di combinazioni strane e avulse dal mio pensiero: ma la lettura è stata interessante e ho apprezzato quel suo senso di disorientamento.

Uno spillato senza dialoghi, dove le immagini sono palesemente mostrate come pura e unica soluzione narrativa – al di fuori di ciò, solo il caos.

Eppure i disegni di David Genchi restituiscono un senso di fulminea visione alla pittura, perché ogni vignetta porta con sé una trama da “tela”, ruvida e impastata con i colori che predominano su tutto. Ogni tavola è una tela, ogni vignetta potrebbe essere una copertina di un CD, di un gruppo brutal/death metal. Vengono in mente le illustrazioni dei Cannibal Corpse, violente e graffianti, spesso disegnate da Vincent Locke, ma queste ultime sono così crude che spesso vengono censurate.

La scrittura di Marco Taddei cammina per sottosuoli contaminati, dove neanche l’uomo riuscirà a restare vivo di fronte all’inesorabile avvenimento.
Il concept del progetto è a cura di Simone Alberto Grifone, mentre Michele Nitri è l’editor.
Ecco, Cyberflesh (la cybercarne) è anche questo – una macchina che deturperà le vostre menti e i vostri corpi.

<< Preparati a entrare in un mondo di atroce squallore, dove la follia è l’unica via d’uscita dall’obliterazione >> – si legge nella quarta di copertina.

La cover è molto bella e ben rappresentata. Avere il fumetto in mano ti permette di vedere il gioco di riflesso metallico che si crea, perché leggermente in rilievo.
Fumetto edito da Hollow Press in 1500 copie, pare sia un’edizione limitata. Io ne ho una! 

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Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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