<<Chiunque salva una vita, salva il mondo intero.>>
Talmud Yerushalmi
(riflessione sul detto talmudico che sottolinea che l’azione individuale di ogni uomo, può con certi gesti sempre e comunque alla sua personale portata, avere una rilevanza equiparabile al salvare il mondo intero)
Non è uno spirito dei boschi. Non è neppure un folletto o una fata con le ali. Non è neppure una creatura di un’altra dimensione, anche se in effetti le sue dimensioni sono estremamente ridotte. Il suo nome è Arrietty ed è una prendimprestito, una razza di creature antropomorfe di una statura tale da poter stare nel palmo di una mano di un bambino di 13 anni. Sarà appunto Shō ad aver prova della loro esistenza, anche se prima di lui, il nonno, aveva appositamente fatto costruire una casa per bambole con una cucina a gas perfettamente funzionante, proprio in prospettiva di farvi abitare questi piccoli inquilini nascosti fra le mura della sua dimora e quindi si può presumere che pur non essendo mai riuscito a cedere tale abitazione ai diretti interessanti, evidentemente tale nonno doveva aver anche lui avuto modo di apprendere della loro esistenza e delle loro necessità in maniera estremamente dettagliata. In realtà anche se lui ne aveva sempre parlato liberamente ai famigliari, i congiunti consideravano questa sua bizzarria più che altro una fissazione, una innocua fantasia prodotta dalla mente di un uomo anziano e un po’ bizzarro. Tutti hanno sempre voluto credere a tale fantasia, ma più che altro come forma di fuga dalla monotonia della quotidianità, non come un fatto veramente reale e concreto.
La piccola Arrietty parla la stessa lingua del bambino umano Shō, che giunge nella casa, ora di proprietà di una zia che l’ha ereditata, per riposarsi in prospettiva di una operazione al cuore a cui il ragazzino dovrà sottoporsi e a cui teme che non riuscirà a sopravvivere.
Il film d’animazione giapponese, che ha prodotto un guadagno di quasi 150 milioni di dollari in tutto il mondo, ha il titolo Arrietty – Il mondo segreto sotto il pavimento (借りぐらしのアリエッティ Karigurashi no Arrietty, lett. “Arrietty la prendimprestito”). Prodotto nel 2010 dallo Studio Ghibli, è stato tratto dalla serie di racconti fantasy per ragazzi “Gli Sgraffignoli” (The Borrowers) dell’autrice inglese Mary Norton. Gli stessi racconti nel 1997 avevano già ispirato il film “I Rubacchiotti” per la regia di Peter Hewitt.
La storia è ambientata a Koganei, una città alla periferia ovest di Tokyo e si svolge nel presente, appunto l’anno 2010 della prima proiezione nelle sale dell’anime. Ma vediamo le cose dal punto di vista di Arrietty. Arrietty ha quasi 14 anni ma vive con la sua famiglia, composta da sua madre Homily e dal padre Pod, sotto il pavimento di una grande casa di campagna e precisamente sotto le assi di un armadio. Questo piccolo nucleo famigliare trascorre buona parte della loro vita chiusi in casa e ve ne escono solo per andare a fare la spesa, diciamo così. Il cibo e tutto l’occorrente per vivere comodamente dentro la loro dimora, se lo procurano a rischio della loro stessa vita, uscendo di nascosto in orari e con modalità che li possano far essere sicuri di non essere raggiunti e sterminati da un pericolo che incombe su tutta la loro razza. Purtroppo già molti individui della loro specie, sono periti o scomparsi durante queste inevitabili sortite, ogni qualvolta venivano scoperti e raggiunti da questo male spietato e che riempie e domina il mondo intorno a loro. Così se devono procurarsi dello zucchero, lo fanno di nascosto nelle ore notturne, percorrendo dei cunicoli segreti che passano dentro i muri delle case giapponesi di campagna, che come sappiamo, sono in legno e prefabbricate con molte intercapedini e in questo modo raggiungono la zuccheriera da cui prelevano un solo cubetto che per loro è sufficiente per un mese di fabbisogno famigliare.
Tutto questo peregrinare nei muri è possibile appunto perché le pareti non sono in cemento come le nostre abitazioni in Europa. Usando materiali di recupero, oggetti che vengono gettati via dagli esseri umani, piccoli manufatti, il padre di Arrietty riesce a produrre oggetti di utilità pratica per la loro quotidianità, fra cui pure una lampada portatile per illuminarsi la notte durante le sue indagini di “speleologia domestica“. Con delle graffette da cucitrice, può creare gli scalini di una scalinata per risalire una parete in cemento, con piccole porzioni di nastro biadesivo può creare delle calzature e guantoni che gli consentono di arrampicarsi sulle pareti lisce di un mobile; con un singolo fazzoletto di carta, può produrre tovaglie e tovaglioli per adornare la loro tavola per settimane. Con dei tappi a corona delle bibite, può creare delle mensole per disporre gli alimenti come se fossero scaffali di una dispensa.
I Prendimprestito sono creature dal grande ingegno e sanno accontentarsi di poco: perfettamente integrati nella realtà che li circonda, senza alterarla più di tanto o danneggiandola. Anche il cibo, se lo procurano appropriandosi di piccolissime porzioni rispetto alle grandi porzioni di cui necessitano gli uomini per il loro fabbisogno alimentare. Ebbene sì, perché questo pericolo incombente che li sovrasta e li sta portando all’estinzione diffondendosi in tutto il mondo come un virus letale che porta allo sterminio intere specie viventi, fra cui quella dei prendimprestito e di molte altre, senza neppure rendersene conto, è proprio la specie degli esseri umani di cui il giovane Shō fa parte e che è molto angustiato per la condotta delle propria specie a discapito delle altre forme di vita.
Con sua gran sorpresa Arrietty scoprirà che mentre i membri della propria specie sono così pochi, nascosti nelle proprie case, e sparpagliati, separati per nucleo famigliare, al punto da non sapere l’uno dell’esistenza dell’altro, gli umani sono oltre 6 miliardi nel mondo che la circonda. Arrietty è sempre vissuta dentro le mura di una casa sotto un pavimento, per la paura di morire, instillata in lei, senza molto successo (in quanto piena di vita e sprezzante del pericolo come tutti i bambini) dai genitori che temevano che uscendo, così giovane ed inesperta, potesse essere scoperta dagli uomini.
Per Arrietty che del mondo aveva quindi una percezione estremamente limitata, quella cifra con per unità di misura i “miliardi” è impossibile da concepire nella sua mente. Sono proporzioni numeriche che le risultano del tutto inafferrabili. Come mai loro così piccoli e che si accontentato di poco, stanno scomparendo, mentre quelle forme di vita così immense e colme di necessità hanno così proliferato e si sono così sparse in tutto il Creato?
Per Arrietty è una domanda che forse, in fondo in fondo, non si pone neppure, perché è stata abituata dal suo saggio padre a volgere lo sguardo all’essenziale. Lei così, guarda Shō negli occhi e vi vede un ragazzo che ha paura di estinguersi, proprio come lei, a causa della sua malattia. Solo che mentre il pericolo per Arrietty è fuori, per Shō il male che lo indebolisce e lo può far scomparire, è dentro di lui: è il suo cuore. Shō gradualmente intuisce che forse, rivolgendo i sentimenti del proprio cuore verso la possibilità di amare e contribuire alla salvezza della famiglia di Arrietty, lui si potrà meritare il diritto di proseguire la propria vita ancora un po’ e diventare adulto. Così nasce un sodalizio fra questi due bambini così diversi eppure così simili, per un bene comune. Ma il loro legame non passa inosservato: la signora Haru (la governante delle casa) scopre la presenza della famiglia dei prendimprestito e convinta di farlo per il bene della famiglia dei suoi datori di lavoro e del ragazzo stesso, convoca una ditta di derattizzazione per catturare le piccole creature contro la loro volontà, arrivando addirittura a chiudere in un barattolo la madre di Arrietty, dimostrando così il lato oscuro di una umanità che non si fa scrupolo di disporre in cattività qualunque creatura che incontra, per il puro gusto di imporvi il proprio dominio.
Questo porta alla conclusione della complicata amicizia tra Shō ed Arrietty e i due ragazzi, dopo una fuga perigliosa navigando in una teiera galleggiante lungo il flusso d’acqua di un rigagnolo fra i campi, sono costretti a dirsi addio.
Arrietty ha trovato un nuovo amico, Spiller, un ragazzo indigeno della sua specie, abituato a vivere in mezzo alla natura senza prendere in prestito i mezzi provenienti dalle comodità presenti nelle case degli esseri umani. Arrietty con una sguardo di speranza fissa avanti a lei il futuro che l’attende; Spiller, timido, le fa un piccolo dono dimostrando di avere un interesse più che amicale nei confronti di Arrietty e mentre la madre Homily, lo guarda con ribrezzo per le sue scarse maniere da galateo a cui ha invece abituato la figlia, il padre Pod, si rivolge al ragazzo con uno sguardo di tenera accettazione, comprendendo che in quel ragazzino così diverso da loro, c’è un potenziale in fieri che probabilmente potrà consentire alla figlia di avere un domani.
Non sappiamo quale sarà l’esito dell’operazione al cuore di Shō, ma dall’ultimo saluto fra lui e Arrietty, scopriamo che ora è pronto a sottoporsi all’operazione chirurgica con tutto il suo slancio vitale grazie all’aver potuto aiutare la sua amica Arrietty.
Un ulteriore punto d’onore di questo anime è la canzone di Cécile Corbel, cantautrice e arpista bretone che ha cantano e inciso il brano in molteplici lingue, compresa l’italiano.
Arrietty’s Song è precisamente stata cantata in giapponese, inglese, francese, bretone, tedesco e appunto italiano.
Su YouTube si può ascoltare Arrietty’s Song in versione multilingue.
E’ poi possibile ascoltare e vedere una sua esibizione live nel corso di una intervista nelle sale di registrazione di Le Grand Studio RTL in cui Cécile Corbel canta la versione francese suonando l’arpa, a questo link (Cécile Corbel – Arrietty – RTL).
La versione in giapponese con sottotitoli in giapponese e scene del film dipinte ad acquarello la potete trovare a questo link (Arrietty’s Song – JAP).
La versione in italiano con incipit in inglese si può ascoltare a questo link (Arrietty’s Song-ITA).