A partire dal 2003 con l’uscita dei Classici del Fumetto di Repubblica un numero cospicuo di uscite di fumetti in edicola è ormai in allegato a quotidiani, con proposte di tutti tipi e questa primavera, nonostante l’emergenza sanitaria, non fa eccezione. Si passa da SuperEroi Classic con le prime storie dell’americana Marvel ai sempre verdi Tex, Dylan Dog, Alan Ford, dal manga One Piece, alla riproposta delle opere del Grande Magnus, fino ad arrivare alle ultime proposte, come Visioni, collana dedicata alle Graphic Novel italiane, con autori come Zerocalcare e Vittorio Giardino.
Ad attirare la nostra attenzione è questa volta però un’altra collana molto particolare che ha debuttato in edicola il 28 aprile, le Graphic Novel Paper First, che il Fatto Quotidiano dedica alle storie a fumetti dei protagonisti della lotta alla mafie, con i volumi biografici di graphic journalism delle case editrici Round Robin e Becco Giallo. Operazione che si inserisce nella campagna culturale del quotidiano #Non Fermare il Pensiero , creata in occasione del lockdown, con l’offerta tra l’altro di numerosi e-book.
La collana, dal bel titolo Chiedi chi erano gli eroi, è partita con il volume dell’autore romano Giacomo Bendotti dedicato a Giovanni Falcone, il magistrato palermitano, protagonista con il pool antimafia del maxiprocesso degli anni ’80, ucciso insieme alla moglie e alla scorta di 3 uomini nel terribile attentato di Capaci del 23 maggio 1992, tragedia che sconvolse ed indignò l’intera nazione.
Giacomo Bendotti autore unico della storia, collaboratore storico della casa editrice veneta Becco Giallo, per cui ha realizzato anche Paolo Borsellino. L’agenda Rossa, è anche l’autore del romanzo Scialla! (Stai sereno).
La prefazione è di Maria Falcone, sorella maggiore del magistrato e presidente della Fondazione Giovanni e Francesca Falcone, che sottolinea l’importanza di ogni contributo che possa far mantenere nelle giovani generazioni il ricordo delle idee e dei valori di Giovanni Falcone, mentre a concludere l’opera c’è una breve intervista a Francesco La Licata del 2011 utile per inquadrare la realtà di quel periodo.
Si tratta di un’opera biografica che si snoda seguendo la vita di Falcone dai colloqui con la giornalista francese Marcelle Padovani, che lo intervistò nel 1991 per il saggio Cose di Cosa Nostra, pubblicato da Rizzoli, partendo dalla difficile testimonianza del pentito Tommaso Buscetta al Maxiprocesso fino alla tragica conclusione della sua vita, inevitabilmente presagita dal magistrato, ormai emarginato nella stessa magistratura.
Dal racconto ben orchestrato da Bendotti emerge il percorso di vita di Falcone, che vive da assediato, tra le precauzioni che devono prendere le forze dell’ordine per proteggerlo dalla minaccia mafiosa, con i vicini di casa che si lamentano per la protezione, fino al soggiorno nel carceri dell’Asinara per motivi di sicurezza. Si racconta poi del fallito attentato della spiaggia dell’Adduara, su cui ancora si indaga, fino alle misteriose lettere anonime del Corvo che miravano a delegittimare il suo operato, passando per l’inspiegabile mancata nomina a capo delle pool antimafia e il trasferimento a Roma, con l’impegno accanto al ministro socialista Martelli.
La cartina di tornasole con cui leggere quei giorni convulsi è il rapporto con la moglie Francesca Morvillo, che lo accompagna nell’isolamento di una vita ai limiti dell’assurdo, sempre in fuga, con l’intreccio costante tra vita privata e ruolo pubblico, e con il timore prima e la certezza alla fine che qualcosa di terribile stia per accadere. Bendotti è bravissimo a rimandarci questa continua tensione, con i testi e soprattutto con i disegni; l’insicurezza di chi deve vivere sempre in guardia, come se fosse lui ad aver commesso qualcosa, come se ci fosse stato un rovesciamento delle responsabilità, per cui sono i magistrati a doversi difendere dai mafiosi. Questo aspetto emerge anche dai colloqui con l’amico Paolo Borsellino, destinato alla stessa tragica fine solo due mesi dopo, o da segnali infimi, quasi ridicoli, come il dover utilizzare lo stesso linguaggio dei mafiosi, i loro modi di dire, per riuscire a conquistare la fiducia dei pentiti, come accade con Tommaso Buscetta.
Il confronto con la mafia è particolarmente avvilente, dato l’opera continua di delegittimazione morale, personale e professionale perpetrato da tutto l’arco istituzionale, come si può leggere nel capitolo Straniero in Patria. Sono tanti gli episodi presenti nel libro, dalla mancata nomina al Pool antimafia, scelta politica fatta, si suppone, per tornare alla normalità nei rapporti con la mafia dopo il maxiprocesso, fino al progressivo isolamento nelle stanze della politica romana, con le critiche che arrivavano da partiti di destra e di sinistra in egual misura.
Notevole l’equilibrio narrativo con cui Bendotti tratta la vicenda, tra la cronaca civile e il racconto di una prigionia, un calvario personale, irto di ostacoli impensabili. Notevoli le sequenze oniriche, in cui emerge l’isolamento di Falcone, che si intervallano ai colloqui intimi con la moglie. Il suo è un segno morbido, non particolarmente accurato, ma che ben si sposa con l’importanza di ciò che narra. Spiace che l’autore non abbia prodotto recentemente altre opere a fumetto, dedicandosi maggiormente alla sceneggiatura cinematografica.
In un’iniziativa così mirabile da parte del Fatto Quotidiano, Particolarmente significativa anche per la collaborazione con realtà editoriali come la romana Round Robin e la veneta Becco Giallo, impegnate nel giornalismo grafico d’inchiesta con numerose collane, ci è pare particolarmente azzeccato iniziare con un volume così ben raccontato e disegnato, per niente didascalico, ma al contrario vibrante di Storia.