In quei favolosi Anni ’70, come spiegato già più volte, leggevamo letteralmente tutto quello che ci capitava a tiro, senza distinzioni, senza pregiudizi, pronti a recuperare altri albi di un personaggio che ci piaceva o a mollarlo senza pietà se non ci piaceva (come feci ad esempio con il tarzanide Akim).
Così avvenne con l’albo di cui parlerò oggi, che mio fratello si procurò nel momento in cui erano terminati da poco Kriminal e Satanik, che leggeva molto saltuariamente ma non mi passava quasi mai (forse ipotizzando che fossero troppo violenti per un ragazzino che non aveva ancora dieci anni): si trattava di Misterlady, una collana tascabile di breve durata – solo 27 numeri tra il 1975 e il 1977 – pubblicata da Furio Viani Editore.
Essendo il n.2 della collana, mio fratello non conosceva l’antefatto* ma lo strillone a pagina 4 era bastato a incuriosirlo… però la lettura dell’albo lo lasciò piuttosto indifferente: il suo commento fu qualcosa tipo “bah, troppo tirato via” e quindi non cercò di recuperare il primo numero, né di leggere quelli successivi.
Lessi a mia volta l’albo e lo trovai effettivamente di scarso livello, sia rispetto ai fumetti Bonelli che agli altri eroi neri del fumetto italiano: al confronto, Diabolik era un capolavoro come scorrevolezza della sceneggiatura e qualità dei disegni – e anche le avventure dell’accoppiata Kriminal / Satanik (come avrei scoperto molti anni dopo), pur soffrendo spesso dei ritmi serratissimi legati alla frequenza di pubblicazione, non erano così “tirate via”.
Capitolo chiuso da subito, quindi. Curiosamente, questa decisione ci evitò di seguire la svolta “erotica” della collana avvenuta dal n.15, con copertine e avventure sempre più esplicite (e che NON riproduco in questa pagina per evitare censure), forse cercando di rincorrere il successo dei porno-soft targati Edifumetto e Ediperiodici.
*Nel primo numero, il protagonista Robert Mathis viene investito da un’esplosione di radiazioni che gli permettono, semplicemente ferendosi, di trasformarsi in una donna e viceversa – donde il nome che assume per le sue attività criminali. Inoltre, i suoi tessuti si rigenerano spontaneamente e può lanciare raggi radioattivi dagli occhi, che accecano gli avversari. I testi sono di Paolo Gherardini, le matite del (successivamente) dampyriano Enea Riboldi e le chine di Leonardo Gagliano.
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