Buon ultimo dopo le performance di Dylan Dog e Zagor, è arrivato in edicola anche il terzo team-up SBE/DC, targato stavolta Nathan Never.
La cosa curiosa è che Nathan, classicamente il personaggio a vocazione più “corale” tra quelli pubblicati dai tipi di via Buonarroti 38, viene affiancato non da un singolo, bensì dalla formazione per eccellenza della Distinta Concorrenza, ossia la Justice League (of America) – che a sua volta è in sè un altro team-up, ma non scadiamo nei particolari; tra l’altro, ciò fa sì che sia Batman che Flash compaiano ciascuno in due eventi sui tre totali, sebbene non sembrino esserci connessioni narrative interne.
Come nel caso di Zagor, anche stavolta chi scrive non possiede una conoscenza chissà quanto approfondita della (lunga) vita editoriale di Superman & Friends. L’impressione che però emerge è che l’opera sia stata pensata più per presentare Nathan e soci a lettori DC (da noi, come oltreoceano) che non il contrario: il fulcro della vicenda poggia infatti sul ritorno in scena dei Tecnodroidi – e di Selena in particolare – i quali rappresentano un importantissimo tassello del Nathan Never che fu, e che contribuirono a suo tempo in maniera significativa a delinearne la tridimensionalità, oltre ad alzare il velo sulla profondità – sia in termini spaziali che temporali – del suo universo narrativo (basti solo pensare i primi tre giganti, cfr. qui, qui e qui).
Ad ogni modo, quello dei Tecnodroidi è un espediente azzeccato per la sua affinità con il sostrato su cui poggia il personaggio di Victor Stone/Cyborg, il quale fa da effettivo trait d’union tra i due universi, anche in senso “letterale”: l’intera storia infatti si fonda su due concetti classici della tradizione sci-fi, vale a dire gli universi paralleli e i viaggi nel tempo; peccato che in questo caso le immense potenzialità insite in essi vengano sfruttate al minimo sindacale, dandoli eccessivamente per scontati pur in presenza di personaggi che con questi fenomeni hanno avuto parecchie volte a che fare. A tale proposito, soprattutto agli occhi dei lettori neveriani più “della prima ora”, la versione presentata di Selena e soci appare poco più che macchiettistica, e comunque priva di quello spessore con cui Serra li aveva dipinti all’epoca; in aggiunta, il riferimento alla “macchina del tempo” di Sheckley è parimenti molto tirato via, oltre ad essere filologicamente errato – lo scienziato aveva infatti creato un costrutto capace di muoversi tra gli universi e non nel tempo.
In ogni caso, in maniera molto simile a quanto accaduto per l’incontro tra Flash e Zagor, l’intero impianto della storia soffre di una resa eccessivamente didascalica: il lettore medio deve essere edotto su chi siano Nathan e i suoi comprimari, per cui gli autori usano dei ben collaudati artifizi narrativi per inserire ad artem queste informazioni all’interno della storia; non avviene però lo stesso – o almeno, non nella stessa maniera – per Superman e compagnia, le cui bio vengono inserite in maniera più snella, sebbene non sempre in una modalità plausibile (basti pensare allo scambio di battute tra Legs e Wonder Woman nel bel mezzo di uno scontro con i nemici). Va quindi reso il giusto riconoscimento a Roberto Recchioni per essere riuscito a orchestrare il “suo” team-up in maniera decisamente migliore, affidando a scambi di battute dal tono decisamente brillante l’onere di presentare i vari attori della vicenda (John Constantine compreso!).
Sergio Giardo, dal canto suo, non si discosta da una certa qual comfort zone grafica: se sul “lato Nathan” il suo lavoro è ben noto, e si riconferma come uno degli attualmente più rappresentativi autori dell’universo a marchio Alfa, sull’altro versante l’impressione che se ne ricava è quella come di una tradizione europea che si contrappone al dinamismo statunitense, complice anche l’impiego della classica gabbia bonelliana che si concede poche distrazioni e destrutturazioni. Anche l’uso del colore (opera di Daria Cerchi, Virginia Chiabotti e Mariano De Biase), con i suoi toni caldi e misurati, non indulge a sperimentalismi ma si concentra sull’obiettivo di esaltare al massimo la recitazione dei personaggi e le scelte stilistiche di regia – anche in questo caso, con ogni probabilità più al servizio del lettore DC, già avvezzo al colore, che non a quello SBE. A latere, per quanto la Selena ritratta dall’artista torinese sia di ottima fattura, non si può che confermare quanto già espresso a suo tempo, secondo cui i livelli di Alberti – ma soprattutto di De Angelis – sono semplicemente inarrivabili.
Al netto di tutto, quindi, la vicenda disbriga i suoi doveri in maniera alla fine onesta: porta a conoscenza taluni personaggi ai lettori di talaltri personaggi; non modifica sostanzialmente lo status quo ante in nessuno dei casi – forse eccezion fatta per il destino che sembra toccare ai Tecnodroidi; a immaginare e sceneggiare la storia, al di là dei veterani Medda e Vigna, è stato chiamato Adriano Barone, per sua stessa ammissione buon conoscitore dei panorami sia DC che Marvel, e tra l’altro principale artefice anche del crossover tra Nathan e Martin Mystère, in edicola parallelamente alla storia in esame.
L’unico quesito che – squisitamente ozioso – rimane è relativo alla questione degli universi paralleli: il classico assunto di base è che due universi, per quanto simili tra loro, avranno sempre delle pur minime differenze. Se quindi Nathan incontra la JLA (e nello specifico il Batman) di un altro universo, ma Nathan condivide lo stesso universo di Martin Mystère, e quest’ultimo a sua volta con Dylan Dog, che ha avuto per conto suo a che fare proprio con Batman, se ne ricava che i due Batman citati non debbano essere lo stesso personaggio. Tra le righe della storia in esame traspaiono peró riferimenti più o meno evidenti alla tragedia personale di Bruce Wayne, nonché a Selina Kyle/Catwoman: quali saranno quindi le differenze tra i due, che pure in base all’assunto iniziale dovranno sussistere?
Ancora, stando a quanto emergerebbe dal terzo NNone, il futuro di Nathan Never/Nemo contro i Tecnodroidi dovrebbe essere differente da quello dell’agente speciale di cui leggiamo mensilmente le avventure: com’è allora possibile che Selena voglia tornare indietro nel tempo per vendicarsi di Nathan, e non di Nemo? Forse anche lei vuole tentare di sfruttare il paradosso del nonno come Skynet? E se è così, allora il Nathan protagonista di questo team-up è ancora un altro rispetto a quello della serie regolare? Oppure va impostato un ragionamento à la Counterpart?
A queste e ad altre domande solo un’altra serie di team-up potrà eventualmente dare risposta, ma in questo caso si tira un mezzo sospiro di sollievo all’idea che, con ogni probabilità, rimarremo nella nostra crassa ignoranza.