cover evergreen paperinik

Le prime, mitiche storie di Paperinik

//
4 mins read

Vi ho già spiegato che il mio personaggio Disney preferito è Paperino, soprattutto quando si cala nei panni del suo alter ego mascherato Paperinik? Sì, un sacco di volte… ed era quindi inevitabile che questa rubrica (che prevede di indicare un unico albo per volta, scelto tra i numerosissimi collaterali pubblicati negli ultimi vent’anni) ospitasse anche questa segnalazione, con le prime tre storie del diabolico vendicatore ideato da Elisa Penna e realizzato da alcuni dei migliori maestri Disney italiani.


Paperino riceve inaspettatamente una lettera che lo fa esultare: avrebbe infatti vinto alla lotteria e, quindi, potrebbe prendersi una rivincita contro i suoi parenti. Anche quando scopre che si è trattato di un errore di persona – visto che il vincitore è il solito, fortunatissimo Gastone – la sua testardaggine lo spinge a insistere e a impossessarsi di Villa Rosa…
Un one shot risalente al 1969 che doveva restare tale, ma che riscontrò così tanto successo da creare un nuovo, iconico personaggio disneyano, tanta era la passione dei lettori per lo sfortunato e tartassato Paperino da entusiasmarsi per questa novità: nei panni del suo alter ego Paperinik, poteva finalmente ribellarsi contro il dispotico Zio Paperone, l’odioso cugino Gastone, la petulante fidanzata Paperina e i saputelli nipotini Qui, Quo e Qua.

Stanco di essere il solito vaso di coccio in mezzo a vasi di ferro e grazie a una vincita alla lotteria – tanto inattesa quanto “usurpata” – Paolino Paperino diventa per caso l’erede spirituale di Fantomius, un ladro-gentiluomo di cui eredita villa e segreti annessi. È la nascita di Paperinik, il diabolico vendicatore…

(Presentazione in quarta di copertina)

Sempre sia lode a Elisa Penna che, come spiega Fabio Licari nell’editoriale d’esordio di questo collaterale, era “un’appassionata e brillante redattrice [che] curava l’indimenticabile rubrica della posta intitolata Qui… Paperino Quack […] e aveva già inventato il Manuale delle Giovani Marmotte“. Incitata dalle tante lettere che arrivavano in redazione, inviate dai lettori che “si dicevano stufi di vedere Paperino prenderle da tutte le parti”, Elisa ebbe l’idea di rovesciare, per una volta, la situazione.

Nacque così quello che doveva, a tutti gli effetti, essere un one shot, un’unica – e straordinaria – occasione in cui Paperino si “vendicava” dei suoi parenti. La storia venne scritta da Guido Martina (già autore di numerosi capolavori parodistici, a partire dall’Inferno di Topolino) e magistralmente disegnata da Giovan Battista Carpi: vi confluivano tantissimi spunti presi in prestito da altri eroi in incognito, dal Diabolik che spopolava in edicola al Fantômas cinematografico e al Dorellik televisivo, mentre il ladro gentiluomo Fantomius – creatore dei marchingegni di Villa Rosa e delle armi poi perfezionate da Archimede – sembrava rifarsi direttamente ad Arsenio Lupin.
Che il nuovo personaggio fosse, nelle intenzioni, destinato a un’unica apparizione era chiaro dal fatto che le copertine degli albi in cui apparve questa storia erano piuttosto anonime, ma soprattutto dal fatto che il costume del “diabolico vendicatore” NON copriva in alcun modo la faccia di Paperino e quindi il lettore doveva armarsi della stessa suspension of disbelief richiesta, ad esempio, agli appassionati di Superman, quando Clark Kent diventa un supereroe limitandosi (…) a togliersi gli occhiali e far sventolare il ciuffo.

La risposta dei lettori fu entusiasta: la trama era avvincente visto anche che, a un certo punto, Paperino sembrava destinato a “soccombere” come al solito, ma erano soprattutto i favolosi dialoghi a colpire nel segno, con la fantasia verbale di Martina che straripava – “disgustosa ostentazione di plutocratica sicumera!” – e alcuni passaggi politicamente scorrettissimi che, va sottolineato, NON erano assolutamente percepiti come tali. Se, oggi, l’iperbolico “derubare un sordomuto cieco e paralitico” non si potrebbe scrivere (e infatti, nel collaterale qui analizzato, quel passaggio è stato rielaborato in modo piuttosto deludente), all’epoca ci faceva soltanto ridere – e ricordo benissimo che, senza essere tacciati d’insensibilità, facevamo battute sui bimbi “spastici” o assegnavamo il “mongolino d’oro” a qualche compagno di classe non particolarmente brillante… ma chiudiamo qui questa parentesi, che richiederebbe un’analisi più approfondita.
Il successo fu talmente strepitoso che in redazione (diretta, all’epoca, da Mario Gentilini) venne deciso di aggiungere altre storie sulla stessa falsariga della prima, con Paperino che continuava a prendersi rivincite contro i parenti grazie all’aiuto fondamentale di Archimede: fondamentale e inconsapevole, visto che l’espediente delle caramelle car-can permetteva al geniale inventore di “cancellarsi” la memoria. Nacquero così altre due storie, sempre scritte da Martina ma stavolta disegnate da Romano Scarpa, i cui titoli erano quanto mai programmatici: Paperinik alla riscossa e Paperinik torna a colpire.

La conferma che Paperinik era diventato, a tutti gli effetti, un nuovo personaggio dell’universo paperopolese era data da un paio di particolari: innanzitutto la costruzione del rifugio sotterraneo a cui Paperino accedeva da un armadio della sua camera (una strizzatina d’occhio a Bruce Wayne-Batman?) e la creazione – pur tra alcune incertezze, analizzate da Luca Boschi nel suo editoriale – di una maschera che copriva il viso del protagonista, fino ad arrivare a una semplice mascherina simil-Bassotti che si limitava, in realtà, a “cerchiare” gli occhi di Paperino.

Con il passare del tempo e delle storie, questa carica primigenia assolutamente eversiva sarebbe poi (purtroppo) stata attenuata e Paperinik, salvo rare eccezioni, sarebbe diventato un “semplice” vigilante mascherato che protegge il deposito di Paperone o aiuta le forze dell’ordine, spingendo tra l’altro il lettore a chiedersi come possa Paperino – ricordiamocelo: un papero pusillanime, infingardo, irascibile, sempre stanco – garantire con regolarità un servizio di ronda notturna (…). Ma il ricordo di quelle prime tre storie, entrate in modo così prepotente nell’immaginario collettivo, basta e avanza a farle diventare evergreen.

Le tre storie contenute in questo volume sono state pubblicate nei seguenti numeri del Topolino settimanale: 706 & 707 (giugno 1969), 743 & 744 (febbraio-marzo 1970) e 788 & 789 (gennaio 1971). Sono poi state ristampate in numerose occasioni, a iniziare dal Classico di Walt Disney I Serie n.57 intitolato Paperinik il diabolico (in cui era presente anche Paperinik e la giustizia ultrasonica, che è in realtà la quinta storia in cui appare Paperinik).
Questo volume costituisce la prima uscita del collaterale del Gruppo RCS intitolato Paperinik – Le origini del mito, che ripropone in ordine cronologico tutte le storie di Paperinik apparse sul Topolino settimanale e su altre pubblicazioni italiane (escludendo, quindi, le storie apparse in altre nazioni) fino al passaggio della licenza da The Walt Disney Company Italia alla casa editrice Panini, avvenuto con il Topolino 3019 dell’8 ottobre 2013. La collana si avvale della rubrica “Qui… Paperinik Quack” di Fabio Licari e, con minor frequenza, dell’altra rubrica “Cronaca di Paperopoli” di Luca Boschi.

PAPERINIK IL DIABOLICO VENDICATORE E ALTRE STORIE
Testi: Guido Martina (da un’idea di Elisa Penna)
Disegni: Giovan Battista Carpi e Romano Scarpa
In: Paperinik – Le origini del mito (Gazzetta dello Sport)
Numero 1, 29 agosto 2019
Editoriali di Fabio Licari e Luca Boschi
Brossurato con alette, colori, 204 pagine

 

————————
EVERGREEN – tutti gli articoli
COLLATERALI IN EDICOLA – tutti gli articoli

Marco Gremignai

L'uomo che veniva da Peccioli

Articolo precedente

“Teenage Mutant Ninja Turtles” #1 di Aaron, Burnham & Jones

Prossimo Articolo

“Joker: il sorriso che uccide”
di Lemire & Sorrentino

Ultimi Articoli Blog