Come già accennato in alcuni articoli precedenti, nel 1975 iniziai a spendere la mia paghetta solo per acquistare fumetti: e l’albo di cui parlerò oggi lo acquistai di corsa, visto che era dedicato al mio papero mascherato preferito, di cui avevo già apprezzato il precedente Paperinik il Diabolico.
Già pregustavo un’altra scorpacciata delle sue prime avventure, visto che il titolo accennava a una delle mie storie preferite (Il doppio trionfo di Paperinik), salvo scoprire che… quest’albo era un’operazione di puro marketing.
Infatti, dietro un titolo ammiccante e una copertina accattivante, ci stava sì un malloppo da 260 pagine come sempre, MA con due sole avventure di Paperinik ☹ abbinate ad altre tre altre storie in cui il papero mascherato era completamente assente, anche se continuamente citato nella solita cornice che teneva assieme il tutto – opera, anche stavolta, della sceneggiatura di Gian Giacomo Dalmasso e dei disegni di Giuseppe Perego.
Marketing, dicevo: il richiamo a Paperinik attirava frotte di lettori e quindi la scelta delle storie mirava a non esaurire in poche ristampe tutte quelle pubblicate fino a quel momento, però mi sentii preso in giro… e a poco valeva che, tra le storie “extra-Paperinik”, ci fosse la spassosa Zio Paperone e la febbre dell’oro e che quella conclusiva fosse l’ottima Paperinik e la scuola del Krimen (della coppia Martina & De Vita, autori anche del “Doppio trionfo”).
Fu così che, appena terminata la lettura, scambiai subito questo Classico di Walt Disney con altri fumetti, salvo pentirmene in séguito: è vero, i curatori della pubblicazione avrebbero potuto fare lo sforzo di mettere almeno un’altra storia di Paperinik al posto di una “extra”, ma tutto sommato la lettura complessiva era stata gradevole… Da quella volta, comunque, iniziai a sfogliare il contenuto di un fumetto che non collezionavo sistematicamente PRIMA di acquistarlo.