Luigi Mignacco firma un episodio particolare, che parte da un’idea inusuale ma non riesce a convincere appieno. Il nuovo Maestro della Notte, Rhodon, ha la capacità di sentire arrivare i terremoti e sfruttarli per soddisfare i propri bisogni, nutrendosi di paura e distruzione. Un concetto curioso, anche affascinante, ma che mette a dura prova la suspension of disbelief del lettore dampyriano: dopo oltre trecento numeri, inserire un nuovo potere per i Maestri della Notte – e così particolare – richiede una coerenza che qui appare fragile.
La prima parte del racconto, comunque, funziona: ritmo buono, dialoghi efficaci, rapporto tra Harlan e Arno ben gestito, con quest’ultimo utilizzato in modo intelligente e credibile. Ma nella seconda metà la tensione cala, gli snodi diventano prevedibili e il finale troppo accelerato compromette il coinvolgimento. Anche Rhodon, pur visivamente interessante, non conquista e non convince completamente. La sua caratterizzazione sopra le righe si innesta con fatica nel contesto realistico e drammatico del racconto finendo per stridere.
Mignacco prova a inserire temi attuali — dal dolore collettivo delle catastrofi alla riflessione politica accennata nell’ultima tavola (plauso) — ma li lascia sullo sfondo, come suggestioni appena accennate.
L’impressione generale è quella di una storia con buone premesse che non riesce a mantenere il peso emotivo, il coinvolgimento e il fascino prefissati.
I disegni di Vanessa Belardo sono solidi, sempre leggibili, forse meno nelle scene più concitate, ma ugualmente capaci di dare una dignità visiva al racconto.
Nel complesso, un episodio con un’idea potenzialmente interessante, forse, ma ancora tutta da verificare. Vedremo se potrà reggere nel tempo.