Il progressivo avvicinamento verso la mitica Atlantide da parte di Topolino, Pippo ed Eurasia Tost si arricchisce di un nuovo tassello.
Dopo i ghiacci perenni della Spectralia Antarctica, Casty cambia completamente scenario e orchestra stavolta un’avventura nel pieno della giungla amazzonica, alla ricerca di Zeta, la cosiddetta “ultima colonia di Atlantide”.
A mettere in moto gli eventi è tale Bo, un tizio smemorato ma convinto di essere il re della fantomatica città, il quale nella sua sacca custodisce un oggetto misterioso che sembra essere la “chiave di Atlantide” – oltre ad uno smartphone di cui ignora l’origine, e che non risponde al riconoscimento facciale.
Tanto quindi basta per mettere in moto un nuovo slalom tra misteri e pericoli vari, grazie anche all’immancabile presenza delle lepri viola, e dei loro sempre improbabili maestri.
Nelle prime due parti della storia, pubblicata su Topolino n. 3637-3639, l’azione scorre concitata come si conviene, con gli ovvî rimandi ai tópoi del genere, da Indiana Jones fino addirittura a suggestioni che rimandano a Porco Rosso!
Il respiro dell’opera si appanna però nella terza e ultima parte, dove i vari nodi vanno sciolti e un finale (più o meno) consolatorio va in ogni caso confezionato: pur nell’importanza “ambientale” della tematica, si avverte qui una sorta di “compressione”, come se un corretto svolgimento dell’azione avesse abbisognato di una puntata in più, ma che in ultima analisi si fosse deciso per una più classica tripartizione. Sono diversi infatti i passaggi che scorrono troppo velocemente, allo scopo di permettere alla vicenda di procedere senza eccessivi debordamenti, e per quanto alla fine il meccanismo funzioni come al solito in maniera efficiente, rimane il sentore di un livello complessivo di efficacia non altrettanto adeguato.
Il comparto grafico si assesta su livelli sempre alti, e la perizia di Casty ai disegni è ormai cosa nota: come plus, la supervisione dei colori da parte dello stesso autore, per la quale va sottolineato come il lavoro svolto sulla colorazione digitale abbia raggiunto dei livelli ancora più raffinati rispetto alle precedenti prove, e l’impiego di splash pages (anche doppie) non fa che sottolineare l’alto livello qualitativo nella sua resa finale.
Quello del viaggio verso Atlantide è un tema dal fascino innegabile, e siamo sicuri che lo stesso autore sia cosciente che, per quanto ogni “puntata” della saga continui ad essere una piccola gemma, si tratta comunque di un viaggio che dovrà avere fine. Aumentare così tanto l’asticella non fa che ingenerare un hype di proporzioni non banali, e come sempre il seme del dubbio circa un finale non completamente soddisfacente (chi ha detto Martin Mystère?) serpeggia sottotraccia.
Per adesso, però, completa fiducia rimane posta nella sapiente arte di Casty.
