La Sergio Bonelli Editore presenta una nuova collana da libreria dedicata alle storie realizzate nel passato da Ivo Milazzo su personaggi della casa editrice: il titolo della serie di volumi è L’arte di Ivo Milazzo.

Il primo volume, uscito ad aprile del 2025, riguarda un eroe Bonelli troppo spesso sottovalutato e troppo velocemente dimenticato: Nick Raider.
Creato dalla fantasia di Claudio Nizzi, il buon Raider debuttò in edicola nel 1988, in un periodo in cui la Sergio Bonelli stava per essere assorbita dal successo ormai imminente di Dylan Dog, uscito un paio di anni prima.
L’idea di Nizzi fu quella di creare una serie che traesse spunto dal poliziesco procedurale, dove punto centrale della storia doveva essere l’alchimia del gruppo di personaggi che ruotavano intorno all’agente Raider all’interno del Distretto di Centrale di New York: infatti oltre a Nick – protagonista fisso nelle storie – abbiamo la “spalla” Marvin Brown, il tenente Arthur Rayan, il capitano Philip Vance, Jimmy Garnet, Alfie, Bowmann, Bloom e poi Violet McGraw, giornalista dell’Herald che riesce a fare breccia nel cuore di Nick.
Il 1988 può essere definito l’anno della nascita del giallo poliziesco a fumetti di casa Bonelli. La serie Nick Raider conteneva vari elementi al suo interno: oltre al procedural, la serial killer story, l’action, il pulp ecc. Sottogeneri che nella narrativa si sono sempre più evoluti creando suspense e mistero.
Sicuramente è stata una vita editoriale abbastanza travagliata quella di Nick Raider: se Nizzi lo ha creato, possiamo dire che non è riuscito fino in fondo a caratterizzarlo nel dettaglio o quantomeno a curare la serie in tutto e per tutto. Quel 1988 infatti fu un periodo particolare per Nizzi: era in procinto di succedere definitivamente a Gianluigi Bonelli nella scrittura della maggior parte delle avventure di Tex e ciò lo avrebbe costretto a dedicarsi al 100% al Ranger più famoso del fumetto italiano. Non poteva perciò permettersi di curare tutta la serie poliziesca, che comunque ebbe successo grazie anche all’apporto di grandi altri sceneggiatori (Decio Canzio, Gianfranco Manfredi, Gino D’Antonio su tutti) e riuscì ad ottenere quasi sempre albi di buona qualità.

Stesso discorso sul piano dei disegni: Giampiero Casertano, Bruno Ramella, Corrado Mastantuono (nell’ordine i tre copertinisti della prima serie di 200 numeri), Renato Polese, Gustavo Trigo, Goran Parlov, Marco Foderà, Bruno Brindisi, Ferdinando Tacconi, Pasquale Del Vecchio, Luigi Siniscalchi, Stefano Biglia e tanti altri.
Questo per limitarci alla serie mensile, senza tener conto dell’apporto grafico e narrativo che c’è stato per le altre due miniserie che hanno fatto proseguire la vita del personaggio in edicola sotto altre forme. Si inizia con la miniserie IF di 4 albi uscita nel 2006, con Nizzi che torna in grande spolvero grazie – a parere di chi scrive – ad una delle migliori storie di Nick Raider da lui scritte (il n.1, Tempo di uccidere), con l’apporto di tanti ottimi disegnatori a partire da Michele Benevento copertinista e disegnatore del quarto e ultimo numero della serie. Poi si passa ad un nuovo ciclo di 10 numeri, stavolta nuovamente in Bonelli nel 2021, con Nizzi (solo per il primo numero), Eccher, Rigamonti che vanno a costruire un nuovo contesto al personaggio, con nuovi compagni di viaggio e nuove tecniche d’indagine, il tutto grazie ad una squadra di ottimi disegnatori come Freghieri, Jannì, Foderà, De Vitolo e Raho.
L’apporto di Ivo Milazzo alla serie: due storie indimenticabili
Tra tutti questi disegnatori, ne manca all’appello uno il cui tratto ed impatto sulla serie fu determinante per la costruzione del personaggio. Ivo Milazzo è conosciuto per essere un gigante dell’arte a fumetto: il suo dono della sintesi ha insegnato a generazioni intere di disegnatori. Conosciuto per aver creato graficamente un altro eroe Bonelli, Ken Parker, fu coinvolto da Claudio Nizzi proprio per cercare di creare una fisionomia riconoscibile e che facesse da canovaccio a tutti i disegnatori.

Se andiamo a vedere i primi quattro albi, infatti, si ha la sensazione di leggere un Nick Raider dalla fisionomia sempre diversa a seconda del disegnatore di turno. Con Ivo Milazzo tutto questo cambia.
Sono soltanto due le storie di Nick Raider da lui disegnate: il n.5 Omicidio al Central Park (uscito nell’ottobre 1988) e il n.22 Jimmy e Juanita (uscito nel marzo 1990). Sono proprio le due storie ristampate nel primo volume di questa nuova serie L’arte di Ivo Milazzo.
È puro godimento quello di rileggersi questi due piccoli gioielli, entrambi scritti da Nizzi. Con pochi tratti Milazzo ci definisce un Nick Raider che finalmente va a combaciare con il progetto di creazione grafica che aveva in testa Claudio Nizzi e che coinvolse anche il buon Claudio Villa: un incrocio tra Robert Mitchum e Kirk Douglas. Ma Milazzo va oltre: lo riduce all’essenziale, nei movimenti, nei chiaroscuri. Fu l’assist giusto che poi consentì a Bruno Ramella di subentrare dal n.43 a Casertano nella realizzazione delle copertine e avere il tracciato già ben segnato fino al n.99 (per poi lasciare a Mastantuono, copertinista dal n.100 al n.200).
Leggendo questi gioiellini non possiamo non rimanere catturati da alcune soluzioni grafiche davvero innovative – e tutt’ora attuali – adottate da Ivo Milazzo.
Prendiamo Omicidio al Central Park: già avendo letto Milazzo sulle pagine di Lungo Fucile ci fa strano l’apertura, abituati alle praterie del western di Parker, ma è uno degli incipit più efficaci in assoluto tra le storie di Nick Raider. Una jeep sta percorrendo a fari accesi Central Park immerso nel buio più totale. Il lavoro sul nero è eccezionale.
Le indagini vertono sull’omicidio di Helen Curtiss, il cui corpo viene proprio ritrovato al Central Park. Quando la scientifica, tramite il corpulento e sovrappeso Bowmann, individua una macchina potenzialmente sospetta (in quanto le tracce degli pneumatici sembrano combaciare), sono efficacissime le soluzioni trovate da Milazzo: un’unica vignetta in alto alla pagina senza lettering, con una jeep ferma e Bowmann che vi gira intorno. È un’azione in tre atti, quindi a rigor di logica avrebbero dovute esserci tre vignette separate dal loro rispettivo lettering. Questa soluzione dà maggior continuità e suggerisce in maniera ancora più netta e fluida sia il passaggio del tempo, sia la rapidità con cui esso trascorre.

Stessa cosa quando Milazzo immortala una telefonata tra Art che si trova nel suo ufficio e Nick che invece è fuori. Noi sappiamo che i due si trovano in due luoghi diversi ma Milazzo ce li raffigura quasi uno di fronte all’altro, separati dal filo del telefono arricciato e tracciato con veloci tocchi di pennello. Anche qui: spazio, tempo e velocità d’azione sono riassunti alla perfezione.
Anche Jimmy e Juanita resta nell’immaginario di tutti i lettori e amanti del personaggio come una delle storie più belle scritte da Nizzi. Stavolta il protagonista è Jimmy Garnet che sprofonda in una relazione “letale” con la tenera Juanita. Per chi non avesse mai avuto modo di leggersi questa storia ecco l’occasione giusta per farlo.
Anche stavolta a colpirci è l’apertura della storia: una New York ripresa dall’alto di notte, mentre sta imperversando una bufera di neve. La prima vignetta grande è dominata dalla sublime sintesi operata da Milazzo, che ci mostra un gioco di inchiostro nero e il bianco del foglio invasi dai fiocchi di neve. Il foglio bianco, utilizzato per dare illuminazione ai tetti degli edifici in primo piano ripresi dall’alto, ci fa quasi stringere gli occhi dalla forza che riesce a sprigionare grazie al nero che la fa da padrone.

Per non parlare delle espressioni facciali dell’impacciato Jimmy, alle prese con questa ventata di amore. Oppure i tratti sempre più sintetici (ancora di più di quelli del n.5) durante l’indagine effettuata sul campo da Nick Raider e dal suo braccio destro Marvin. A tre quarti circa della storia, i movimenti dei due agenti in giro per la città sono stilizzati, quasi veloci e minimalisti, ma chiari e crudi allo stesso tempo. In poche parole, si tratta di arte allo stato puro, all’interno di un fumetto popolare.
Giusto dare spazio ad Ivo Milazzo e ancora più giusto far tornare in versione da libreria un volume contenente due delle avventure migliori di Nick Raider, un eroe Bonelli che non andrebbe mai dimenticato.