Da un po’ di tempo la Sergio Bonelli editore riserva ai lettori di Tex una sorpresa dopo l’altra, tra impensabili crossover e ristampe sempre più ricercate: sono state però le uscite dell’ultima estate della testata regolare a presentare novità fino a poco tempo fa impensabili.
Come già si sottolineava nell’articolo che salutava l’ingresso tra gli sceneggiatori texiani di Jacopo Rauch, la leggenda narra che per scrivere Tex, come per giocare nella nazionale di calcio, non ci si possa proporre, ma solo venire “convocati”. Dopo l’uscita delle due storie doppie, Una Colt per Manuela Montoya e Il Mostro del Gran Lago Salato, si può affermare che tale assioma è definitivamente superato: a realizzare i soggetti di questi albi sono infatti due autori esordienti, Carlo Monni e Antonello Rizzo, più conosciuti nei forum dei lettori – come appassionati ed esperti – che nelle redazioni delle case editrici.
La ragione di questa scelta rivoluzionaria della casa editrice è legata, probabilmente (oltre che, immaginiamo, all’evidente buon livello dei soggetti proposti), al gran numero di storie texiane da realizzare ogni anno, a causa dell’aumento del numero di testate dedicate al ranger del Texas.
Inoltre le storie di Tex hanno talmente tanti paletti, legati alla storia del personaggio e alle attese dei lettori, che non ci stupirebbe scoprire che le proposte di soggetti degli appassionati dei forum online abbiano un’aderenza maggiore al canone texiano, rispetto magari a quelle di professionisti del settore che potrebbero possedere una conoscenza meno approfondita delle avventure di Aquila della Notte.
Carlo Monni ha realizzato, insieme a Mauro Boselli, il soggetto di Una Colt per Manuela Montoya, storia in due albi che vede il ritorno della prima storica fidanzata di Kit Willer, vista originariamente nel 1978 nei numeri 214-215, I Due Rivali.
A completare la storia sono stati poi lo stesso Boselli che si è occupato della sceneggiatura e Mauro Laurenti alle matite e alle chine.
Il traguardo raggiunto da Monni non può che rallegrare lo staff di uBC fumetti, dato che il neosoggettista aveva collaborato ad inizio millennio anche con il nostro sito, con alcune recensioni per Tex (ovviamente) e per Julia.
È stata sorprendente la scelta di Monni di riportare in auge Manuela Montoya, dato che la storia in cui il personaggio aveva esordito, pur essendo stata realizzata da G.L. Bonelli e da Erio Nicolò, era stata giudicata una tra le meno riuscite nello storico referendum degli anni ’80.
Le ragioni dell’avversione del classico lettore texiano verso quella storia è da ricercare probabilmente nel tema di fondo – il legame amoroso tra il giovane Kit e la bella messicana – troppo particolare per il lettore dell’epoca, abituato a storie d’azione western: rileggendola oggi, probabilmente non piacque in modo particolare allo stesso Bonelli, che concluse in maniera affrettata una delle sue sceneggiature meno appassionanti.
La trama del soggetto di Boselli e Monni è decisamente classica: Kit e Manuela si ritrovano per caso e giusto in tempo perché il giovane navajo aiuti la sua antica fiamma, divenuta proprietaria del ranch di famiglia dopo la morte del padre, a resistere alle prepotenze di un altro ranchero, tale don Domingo Torres spalleggiato dai suoi sgherri.
Kit può ovviamente contare sull’appoggio di Tex e Carson, sopraggiunti a Nogales sulle tracce di tre rapinatori.
La storia alterna numerose scene d’azione ad altre in cui i due antichi innamorati possono ritrovarsi e chiarire i passati fraintendimenti, in sequenze non stucchevoli ma che anzi, pur collegandosi al passato, mostrano l’evoluzione dei due personaggi.
Se Kit – come auspicato da tanti lettori – si ritrova per una volta al centro di una storia, è ancor più delineato il carattere della protagonista, che non si limita al ruolo passivo della bella da salvare, riuscendo a farsi rispettare dallo stesso Piccolo Falco.
I due albi sono in parte compromessi dalla resa grafica dei disegni di Laurenti, solitamente colonna portante nella casa editrice sulle serie di Zagor e Dampyr, che in quest’occasione non riesce ad essere all’altezza della sua fama.
Il disegnatore romano, che aveva debuttato su Tex con una storia breve a colori nel 2016, ha avuto non poche difficoltà ad illustrare questa storia con parecchie sequenze sorprendentemente non riuscite, a causa delle fisionomie non sempre coerenti tra una tavola e l’altra e di anatomie improbabili, forse a causa dell’inchiostratura troppo pesante.
Dalle anticipazioni dei forum Laurenti dovrebbe alternare il suo impegno su Zagor con quello con Tex e siamo sicuri che avrà occasione di rifarsi e di donarci un’interpretazione maggiormente convincente dell’universo texiano.
Ancora più riuscita l’avventura seguente dal titolo molto evocativo Il Mostro del Gran Lago Salato: il soggetto di Antonello Rizzo, conosciuto come Barbanera nei forum, viene sceneggiato con la consueta maestria da Pasquale Ruju ed illustrata con tratto accurato da Michele Benevento, alla sua seconda prova sulla serie regolare dopo la storia sulla Maschera di Cera del 2019.
Tex e Carson si ritrovano ad indagare su alcuni misteriosi omicidi che terrorizzano una tribù di nativi Utes, stanziati sulle rive del Gran Lago Salato, che sembrano opera di una creatura leggendaria, il Siats. La soluzione del caso lega insieme interessi economici degli ambienti militari e il desiderio di vendetta dei cattivi di turno.
Un’indagine non facile per i due ranger che devono affrontare un avversario alla loro altezza, in una storia che nonostante quanto potesse far pensare la bella copertina di Claudio Villa non ha nulla di soprannaturale.
Il soggetto è originale e intrigante, e la sceneggiatura di Ruju tiene il passo, catturando l’interesse del lettore grazie al ritmo drammatico che riesce a costruire fino allo scontro finale, inserendo alcune sequenze pregevoli, specialmente quelle iniziali con l’apparizione del Siats.
A contribuire ad infittire il mistero relativo al mostro leggendario e al suo tragico destino è sicuramente il tratto evocativo e molto personale del disegnatore Benevento, con la creazione di spettrali paesaggi notturni. L’impressione è che Benevento riesca a sintetizzare al meglio il modello fornito dagli autori più esperti di Tex con le proprie inclinazioni stilistiche, realizzando tavole mai banali.
Non resta che congratularsi con i due nuovi soggettisti aspettando le loro prossime opere, in cui magari si occuperanno anche delle sceneggiature vere e proprie per completare il loro percorso veramente inusuale per la Sergio Bonelli editore, portando nello stesso tempo nuova linfa alle storie di un personaggio dalla vita editoriale lunghissima come Tex, che gioco forza ha sempre bisogno di nuovi spunti e contributi.