Il 23 ottobre scorso, con una tiratura annunciata di 5.000.000 di copie (sì, avete letto bene, cinque milioni di copie), Asterix e Obelix vanno in Lusitania, denominazione latina del Portogallo, al timone Fabcaro: doveva permettere a Jean-Yves Ferri – sceneggiatore titolare delle serie – di respirare, invece ne continua la rotta, forte del successo del precedente Iris bianco.
La lezione di Goscinny è appresa appieno, non solo nei nomi: si ride di gusto tanto al canto della saudade capace di piegare la legione, che ai clichés portoghesi, di cui Obelix rifiuta quelli culinari (il merluzzo al posto del cinghiale?) e soprattutto alle continue strizzate d’occhio ai malanni nostri – i vacanzieri francesi arrabbiati di brutto perché il Senato romano vuole aumentare l’età della pensione, mentre “Brutus e compagnia non si ammazzano certo al lavoro”; la scenetta esilarante della password richiesta per entrare nella ditta di garum, il baccalà caro a Cesare.
Ma, sebbene il confronto regga con altri viaggi (su tutti quello in Corsica), il filo della storia è tenue. Per Goscinny i richiami all’attualità impreziosivano il canovaccio, qui si pena a trovarlo: far evadere un prigioniero che poi neppure si libera perché se ne vuole provare l’innocenza? Piuttosto, si girano le pagine curiosi non di cosa di nostri eroi faranno, ma degli sketch che troveremo.
Ai pennelli Didier Conrad affina il segno, sempre più plastico e sicuro: Cresus lupus, il patrizio espatriato che vanta i benefici della produzione industriale, ha i tratti di Berlusconi; la scazzottata finale rende addirittura omaggio alla Libertà che guida il popolo di Delacroix.
I più accorti noteranno il ritorno di Baba, il pirata africano che annunciava l’arrivo degli Irriducibili, estromesso perché la raffigurazione e la R moscia (propria dei Francesi, sia detto per inciso) urtavano la sensibilità americana. Si capisce la logica commerciale, e certo, Tintin in Congo resta (anche) un pampleth colonialista. Ma l’intelligenza dello spirito, di cui l’autoderisione è un segno e Asterix un manifesto, deve soccombervi? La lezione è dura, a meno che anche questa non faccia parte della saudade lusitana.


 
								 
								 
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
             
            