Cover MN Ongaro parte 2

Il Mister No di Alberto Ongaro – Parte 2

Le storie di Mister No scritte dal romanziere e giornalista Alberto Ongaro

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Nella prima parte di questo approfondimento, dopo avere delineato la figura del fumettista, giornalista e scrittore Alberto Ongaro, abbiamo parlato delle sue prime quattro storie firmate per Mister No tra il giugno 1986 e il marzo 1989.

Nel giugno 1989, dopo l’episodio introduttivo che ha portato Mister No in Africa, Alberto Ongaro torna al timone della serie con tre storie consecutive che conducono il nostro eroe nel cuore del Continente Nero.

Mister No n.169-173 “Sortilegio africano”

di Alberto Ongaro & Marco Bianchini, 313 tavole
Giugno-Ottobre 1989

La quinta storia di Ongaro è la sua più lunga in assoluto.

Mister No, costretto dagli eventi a stare lontano per un po’ dall’Amazzonia, sfrutta un passaggio “clandestino” in un aereo-merci per arrivare in Camerun, ma a bordo un misterioso compagno di viaggio lo avverte che il volo non giungerà mai a destinazione. È solo l’inizio di una vicenda in cui l’attitudine di Mister No a cacciarsi nei guai fa un salto di qualità, essendo il protagonista – inizialmente inconsapevole – di una profezia africana formulata molto prima della sua nascita, legata alla misteriosa figura degli Uomini Leopardo, a un antico conflitto tribale e al ritrovamento di un oggetto sacro.

Condannato a morte dalla tribù dei Fang, e impossibilitato a lasciare il paese da un’incredibile serie di circostanze che sembrano avvalorare la profezia, il nostro – di buon grado – non si tira indietro: “Non sono mai scappato di fronte a niente, e mi costerebbe molto scappare questa volta. Sono anche curioso di sapere cosa succederà”.

Il lungo episodio si caratterizza per l’azione sfrenata, le giungle lussureggianti e, tanto per non dare l’impressione che le cose vadano avanti per inerzia, alla fine spuntano anche imprevedibili tradimenti e tesori legati al colonialismo europeo. Al fianco di Mister No c’è il saggio veggente Mbara della tribù degli Ewondo, probabilmente il personaggio più iconico e rappresentativo tra quelli ideati da Ongaro: una sorta di stregone, con poteri e capacità che susciteranno più volte la meraviglia del pilota, ma che alla fine si rivelerà anche un gran furbacchione, quando si sottrarrà con divertito disinteresse alla richiesta di Mister No di avere una fetta del tesoro: “La profezia non prevede che ti si debba dare una ricompensa, Mister No […] l’urna sacra servirà a ricomporre l’anima distrutta degli Ewondo, l’oro a ricomporne il corpo […]”.

Per narrazione avventurosa, scenari dal grande fascino esotico e una ricca ma funzionale documentazione storico-etnologica, Sortilegio africano può essere considerato il kolossal di Ongaro nella serie.

Mister No n.173-175 “Il cacciatore”

di Alberto Ongaro & Franco Bignotti, 198 tavole

Ottobre-Dicembre 1989

Il sesto episodio di Ongaro si rivela meno interessante di quello precedente.

L’autore ricorre per la seconda volta al meccanismo narrativo del “cliente che nasconde qualcosa”, questa volta nella declinazione che lo vede come artefice dell’inganno.

Mister No accetta di pilotare l’elicottero di una coppia di coniugi americani (David e Sheila Mason), in apparenza impegnati in un safari, ma i due sono in realtà alla ricerca di un tesoro perduto – il “Trono d’oro” di un avo – in competizione con il fratello dell’uomo (Stuart) dalle insolite manie di grandezza. Lui e i suoi uomini, “neri” di New York e non africani, vestono infatti in modo tribale e attaccano i villaggi indigeni per rifornirsi.

I triangoli amorosi della signora Mason con il complice Dick o con lo stesso Mister No cercano di aggiungere pepe a una vicenda che tuttavia non decolla, e persino la continuità con il precedente episodio (ci sono un intervento telepatico di Mbara e la partecipazione dell’ultima “conquista” di Jerry, la segretaria Carol), pur funzionale per risolvere la trama, risulterà un’anomala ingerenza per quei tempi. Nel finale, Mister No recupera il suo scetticismo e darà una spiegazione razionale ad alcune cose inesplicabili a cui ha assistito, tra le quali uno stregone che avrebbe parlato con gli spiriti per scoprire il nascondiglio del trono. Sembra quasi una dichiarazione di intenti da parte dell’autore, che non aggiungerà più elementi fantastici alle avventure di Mister No.

Mister No n.175-177 “Kalahari!”

di Alberto Ongaro & Stefano Di Vitto-Domenico Di Vitto, 204 tavole
Dicembre 1989-Febbraio 1990

Con il suo settimo episodio, l’ultimo di quelli africani, Ongaro recupera un registro narrativo brillante.

I guai tornano a cercare Mister No, che in una passeggiata notturna in una cittadina portuale salva da un pestaggio Philippe Duval, un armatore vessato da una compagnia rivale. Mister No decide di aiutarlo senza esitare dopo avere conosciuto la sua storia, perché è nella sua essenza dire “No” ai prepotenti. E all’interrogativo del nuovo amico (“Un giorno spero di capire perché vi date tanto da fare per me…”) il nostro risponde a modo suo: “Diciamo che sono nato e cresciuto in mezzo ai guai… e che quando mi vengono a mancare mi sento perduto e devo mettermi a cercarli […] Non ho fatto la guerra per trovare oggi uomini della Gestapo (la polizia segreta della Germania nazista, n.d.r.) in posizioni di potere, è una cosa che mi dà il voltastomaco…”.

Il Mister No di questo episodio è l’amico inaspettato che chiunque vorrebbe incontrare nei momenti di difficoltà, tostissimo, deciso e strafottente contro i cattivi, in questo caso due fratelli (Al e Claude Martin) che porta letteralmente all’esasperazione nei suoi confronti, come accadeva nel classico nolittiano Atlantico! (n.24-26). L’avventura vede Mister No e il suo nuovo amico viaggiare dal Camerun al Sudafrica per trasportare un carico di bisarche, spaziando dalle coste africane battute dai pirati al desertico Kalahari dei boscimani, fino alla destinazione presso una compagnia diamantifera che, a loro insaputa, rappresenta il vero obiettivo dei Martin, con un’audace e sanguinosa rapina.

Mister No n.232-234 “L’uomo senza passato”

di Alberto Ongaro & Fabrizio Busticchi-Luana Paesani, 256 tavole
Settembre-Novembre 1994

Dopo la saga africana, per ritrovare Ongaro ai testi di Mister No occorre attendere oltre quattro anni. Dal 1992 il romanziere, con lo pseudonimo di Alfredo Nogara, è infatti diventato una colonna portante di Nick Raider.

La sua ottava avventura di Mister No è itinerante e, partendo da Manaus, lo porta in giro per buona parte del Brasile, sia nella parte selvaggia sia in quella metropolitana. Il pilota è stato assunto per scoprire il mistero di Martin Serrano, un facoltoso personaggio di Rio de Janeiro, anni prima “svegliatosi” in un parco senza alcun ricordo della vita precedente e con un cospicuo malloppo. Partendo a ritroso dal luogo di un incidente aereo nella giungla, Mister No e Greta – bella e glaciale assistente dell’uomo nonché arrampicatrice sociale – ripercorrono tutti gli spostamenti dell’immemore, in una vicenda in cui ritornano i complessi intrighi e i colpi di scena che avevano caratterizzato gli esordi di Ongaro.

Questi ultimi, tuttavia, finiscono con il prevalere sull’anima dei personaggi, senza riuscire pertanto a replicare la freschezza e l’incisività dei primi episodi. Va comunque osservato che questa avventura comprende l’unico segmento amazzonico delle sue storie, del quale resta nella memoria la spettacolare traversata del fiume da parte delle scimmie. Greta sarà l’ultima conquista del Mister No di Ongaro, ma dopo una notte di passione la stessa si dilegua con un biglietto, ricollegandosi idealmente all’uscita di scena di Morena nel suo primo episodio. Ma questa volta il nostro non reagisce con tristezza e si lascia andare ad una risata liberatoria che inquadra il suo spirito: “Che cos’hai da ridere idiota?! E che cosa dovrei fare? Mettermi a piangere?! Ormai ci ho fatto il callo. Tutte mi amano, ma nessuna mi vuole…”.

Mister No Speciale n.9 “Le Iene”

di Alberto Ongaro & Roberto Diso, 128 tavole
Marzo 1995

Pochi mesi dopo esce la nona ed ultima avventura di Ongaro, la sua più breve in assoluto, essendo stata ospitata nello speciale annuale. È la prima storia sul passato del protagonista raccontata in “presa diretta” e senza flashback, una caratteristica che i fuoriserie avrebbero avuto durante il “nuovo corso”, un ciclo di episodi di cui abbiamo già parlato e che viene annunciato per la prima volta nel retro copertina di questo speciale.

Siamo nel 1945, a guerra da poco terminata e Mister No, appena dimesso dall’ospedale di Atlantic City, si mette in viaggio fino al New Mexico per compiere le ultime volontà del suo sfortunato compagno di stanza, finendo nei guai a causa di una ricca eredità che fa gola ad alcuni sciacalli. È un’altra storia che mostra la fibra morale e il senso dell’amicizia di Mister No, che lungo la sua strada conoscerà un altro ex-soldato, Monty l’apache.

Una lesione al cervello lascia a quest’ultimo pochi mesi di vita, e Mister No lo aiuterà ad assaporarli con pienezza, senza pensare alla morte. Degna di menzione la sequenza che cementa il loro legame, in cui Jerry rifiuta il pietismo dello sceriffo che dapprincipio intima loro di lasciare il paese dopo una rissa con bulli locali in cui si sono soltanto difesi, per poi dire che chiuderà un occhio in quanto reduci di guerra: “Non dovete chiudere gli occhi, sceriffo! Dovete dirci che possiamo restare quanto vogliamo, e andarcene se e quando ne avremo voglia!”.

Un episodio sì breve, ma di grande incisività, con un Jerry Drake in forma smagliante nella sua grinta e determinazione, e con cui Ongaro ha salutato i lettori della serie lasciando loro la bocca buona.

L’eredità di Alberto Ongaro

Le storie di Ongaro sono racconti perfettamente autonomi caratterizzati da finali compiuti, come era consuetudine nel fumetto seriale di quegli anni. L’unica eccezione è rappresentata dal destino “sospeso” di Monty nell’ultimo episodio, ripreso nel 2001 da Michele Masiero con Una storia del West (Speciale n.15), dove Mister No – in mezzo a tanti guai – mantiene una promessa fatta all’amico morente: portare le sue ceneri fino a una montagna sacra per gli Apache, per poi spargerle al vento.

Tutti gli altri personaggi introdotti da Ongaro sono rimasti confinati nelle sue storie, in una sorta di continuity interna con rimandi a episodi precedenti e/o come espedienti per sbloccare situazioni di stallo (si pensi all’amica di Morena nel terzo episodio oppure a una “santona” di Rio che indirizza le mosse di Jerry nel primo e nell’ottavo episodio).

Ongaro ha anche aggiunto alcuni elementi alla biografia di Mister No, che tuttavia non sono stati veramente considerati dagli autori. I suoi trascorsi all’OSS (il servizio segreto americano) del secondo episodio, accennati quando conobbe Bog durante la seconda guerra mondiale, non sono stati approfonditi, sebbene Luigi Mignacco abbia creato a posteriori le condizioni per incastrare quel riferimento nella biografia di Jerry (l’incontro con un colonnello dei servizi segreti nei n.301-303, ambientati in flashback a Guadalcanal). È stato invece ignorato l’amico d’infanzia Alex Brady del terzo episodio, introdotto da Ongaro in un periodo in cui la giovinezza di Mister No a New York non era ancora stata approfondita. Soltanto qualche anno dopo, con il “Nuovo corso”, gli autori avrebbero studiato una adolescenza coerente del protagonista, ma in essa Alex (che secondo quanto affermato nell’episodio di Ongaro era cresciuto con Jerry nello stesso palazzo, abbastanza a lungo da contendersi le ragazze) non ha trovato posto. È possibile che la sua presenza sia stata ritenuta incongruente con la spinosa situazione famigliare dei Drake che si stava creando (secondo la quale Jerry lasciò New York ad appena 16 anni, dopo la rottura con il padre), oppure – più banalmente – che gli autori si siano dimenticati di quell’accenno all’infanzia di Mister No. Va anche detto che lo stesso Ongaro lasciò scivolare via sbrigativamente la morte di Alex per mano di Mister No, senza suscitare in lui le ferite emotive della situazione analoga più illustre (Steve Mallory nel classico nolittiano Morire a Capri, n.76-78), dato che il vecchio amico si era rivelato una carogna senza rimedio.

L’eredità più importante di Ongaro per Mister No è invece rappresentata dalla vicenda di Casablanca, la pellicola di culto del 1942 con Humphrey Bogart e Ingrid Bergman che Jerry non è mai riuscito a vedere. Nel quarto episodio (Il clandestino), la volontà di Jerry di recuperare la visione di quel film a Bogotá rappresentava un espediente narrativo ideato dal romanziere per dargli la motivazione di volare fino in Colombia, dato che la sua passeggera era priva di soldi. Ma Ongaro aveva colto in pieno la personalità allegra e talvolta malinconica della creatura di Nolitta quando gli ha fatto spiegare che ci tiene così tanto a vedere Casablanca perché “è uno dei miti della mia generazione, come certe canzoni degli anni ’40, certi libri, e gli occhi, la bocca, i capelli di certe donne … tutte cose che forse non significheranno nulla per le generazioni che verranno…”.

Nel finale del racconto Ongaro lasciava intendere che Mister No sarebbe riuscito a vedere Casablanca al rientro a Manaus, ma Luigi Mignacco – il principale erede di Guido Nolitta sulla serie – ha avuto la felice intuizione di trasformare la “maledizione Casablanca” di Jerry in un nuovo e ricorrente elemento della personalità e del calore umano del protagonista, al pari delle sue canzoni jazz preferite, come abbiamo raccontato in un articolo dedicato.

Alberto Ongaro non aveva uno stile “di rottura” e non è tra gli autori più ricordati che hanno lavorato su Mister No, ma non tutti possono vantare un riconoscimento così importante. Niente male, per un giornalista e romanziere che scriveva fumetti – con tutti i “distinguo” evidenziati nell’introduzione della prima parte – per rilassarsi.

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