Dampyr 2013

Dampyr: 2013

Le recensioni degli albi di Dampyr del 2013

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Prosegue il nostro percorso attraverso le annate Bonelli con il 2013 di Dampyr. Un anno caratterizzato dalle ottime prove di Claudio Falco, dal ritorno di Zarema, dallo scontro con Erlik Khan e soprattutto dalla resa dei conti con Thorke e dall’ingresso in scena del nuovo misterioso antagonista Sho-Huan. Nel mezzo due storie ambientate in Italia, Blimunde, Rakoczy-Saint Germain, Vassago, Angélique, Sameal, Lamiah, Krigar e il piccolo Dampyr.

Attenzione: benché misurati, i commenti che seguono contengono, inevitabilmente, alcuni importanti spoiler.

Buon viaggio.

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Dampyr n. 154 “La dama degli incubi”
di Claudio Falco, Michele Cropera
Gennaio 2013

Claudio Falco confeziona un racconto che intreccia continuity e nuove suggestioni, scegliendo di esplorare le fragilità dei protagonisti. Per farlo introduce il personaggio di Blimunde, creatura inquieta e affascinante, manipolata dai demoni dell’Altra Parte, il cui potere è quello di trascinare le sue vittime dentro i propri incubi più profondi.
Il suo arrivo a Praga trascina Harlan, Tesla e Kurjak in un viaggio nei loro incubi, costringendoli a rivivere le loro paure più ancestrali.

Falco sceglie bene il terreno su cui far muovere i personaggi. L’incubo condiviso da Tesla e Kurjak li riporta al tempo del Maestro Gorka, quando le loro vite furono spezzate e ricostruite grazie all’incontro con Harlan. Rivedersi prigionieri di quel momento, credere che tutto quanto accaduto dopo sia stato solo un sogno, è un colpo crudele e potente che restituisce il senso della loro fragilità. Ancora più inquietante è la prova che tocca ad Harlan: l’ombra del padre Draka, che qui appare non solo come incubo ma come possibile presagio di ciò che deve ancora accadere, con il progetto di una nuova stirpe di Maestri immuni al Dampyr.

Il ritmo alterna momenti più riflessivi a passaggi che sfiorano i toni della spy story, con dinamiche di inganni, doppi giochi e fughe che tengono alta l’attenzione. Michele Cropera affronta la sfida di ridisegnare luoghi e situazioni già resi celebri da altri grandi autori, riuscendo a restituire atmosfere riconoscibili e al tempo stesso personali e tratteggiando una Blimunde affascinante e perturbante.

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Dampyr n. 155 “Il sigillo di Lazzaro”
di Diego Cajelli, Fabrizio Russo
Febbraio 2013

Diego Cajelli riporta Dampyr in Italia, scegliendo come scenario L’Aquila post-terremoto. L’occasione è utile per raccontare una città ancora segnata dalle ferite del 2009 che diventa protagonista di un intreccio horror / action con atmosfere ben calibrate e scenari vividi.

La vicenda riprende il canovaccio già visto sulla doppia dei n.144-145 La corona di ferro: un manufatto celato al mondo dal Maestro della Notte Rakoczy-Saint Germain è sotto attacco, Vassago nell’ombra tenta di approfittarne e Harlan si ritrova inevitabilmente coinvolto nello scontro. A rendere più movimentata la partita ci pensano i Lupi Azzurri, usati come carne da macello in una partita più grande di loro.

Cajelli si conferma autore capace di imprimere ritmo con dialoghi rapidi e un’impostazione più action che orrorifica, anche se la struttura della trama resta abbastanza prevedibile e il finale arriva forse in modo troppo sbrigativo.
Fabrizio Russo accompagna il racconto con un tratto ruvido e diretto, che ben si adatta alle macerie urbane e alla dimensione concitata degli scontri, mantenendo la leggibilità anche nelle scene più claustrofobiche.

Nel complesso, un albo standard che guadagna spessore grazie all’ambientazione: l’aver scelto L’Aquila e averla resa parte integrante del racconto dà al numero un valore aggiunto.

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Dampyr n. 156 “Siberia”
di Diego Cajelli, Mauro Laurenti
Marzo 2013

Diego Cajelli riporta in scena la Maestra della Notte Zarema, sorella di Grigor Vurdalak, introdotta nel n.125 Stagione di caccia. Zarema si conferma un personaggio affascinante e disturbante: non agisce per necessità strategica, ma per capriccio, per un gusto personale della vendetta. 

Lo scenario scelto – le steppe siberiane – si intreccia al conflitto degli Evenk, popolo che resiste all’avanzare di un progresso cieco e inevitabile che non ha nessuna intenzione di tener conto di loro. È un contesto che aggiunge suggestione, ma rimane più sfondo che vero motore narrativo. L’impianto della trama è lineare, con sviluppi facilmente intuibili e un epilogo che non sorprende.

La parte più interessante è affidata al flashback che racconta il passato di Zarema, con scorci sulla corte dei Romanov e approfondimenti interessanti sul carattere della Maestra. Qui Cajelli riesce a spostare la storia oltre i binari consueti, mostrando una Maestra crudele, incapace di adattarsi al tempo e alle circostanze, fatal flaw che la distingue da molti suoi simili.

Mauro Laurenti accompagna il racconto con tavole potenti e suggestive, capaci di rendere l’atmosfera gelida e il fascino oscuro della protagonista, pur con qualche incertezza nelle scene più concitate.

Un albo che si lascia leggere con piacere, ma che trova la sua vera forza nell’approfondimento di Zarema più che nello svolgimento dell’intreccio.

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Dampyr n. 157 “La furia di Thorke”
di Mauro Boselli, Nicola Genzianella
Aprile 2013

Mauro Boselli porta a compimento uno dei capitoli più cupi della saga di Dampyr, giungendo finalmente alla resa dei conti con Thorke, responsabile del destino di Lisa e avversario storico del Dampyr.

Per affrontarlo, Harlan non agisce da solo ma raduna intorno a sé Caleb Lost, Ann Jurging, Mulawa e Ryakar, in una coralità che restituisce il senso di un universo narrativo sempre più ampio.
La trappola tesa a Praga si trasforma presto in un conflitto serrato, che dal Teatro dei Passi Perduti si sposta alla Dimensione Nera. Qui la furia di Thorke trova la sua rappresentazione più compiuta: un crescendo di scontri e inseguimenti che culmina in un epilogo tanto atteso quanto necessario, accompagnato dalla rivelazione sulle origini del personaggio, già di per sé ricca di suggestioni.

Boselli sceglie di non ridurre l’albo a un semplice regolamento di conti, ma di sfruttare l’occasione per allargare la prospettiva, seminando nuovi spunti legati alla complessità politica della Dimensione Nera. Ne risulta un episodio che funziona sia come chiusura di una lunga linea narrativa, sia come ponte verso futuri sviluppi.

Nicola Genzianella conferma la sua centralità nella serie: il suo tratto cupo e visionario si fonde alla perfezione con le atmosfere della Dimensione Nera, restituendo tutta la potenza della furia di Thorke in tavole che restano impresse.
Un albo cruciale, che unisce pathos, azione e continuity, confermando ancora una volta l’efficacia del mosaico narrativo dampyriano.

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Dampyr n. 158 “Serata al Grand Guignol”
di Mauro Boselli, Alessio Fortunato
Maggio 2013

Mauro Boselli costruisce un racconto che gioca tra suggestioni teatrali e atmosfere horror, riportando in vita il celebre teatro parigino Grand Guignol. Qui monsieur Mathis tenta di restituire lustro alle vecchie messe in scena, ma è l’intervento del misterioso principe Sho-Huan a trasformare la finzione in realtà e il sangue torna a scorrere davvero.

Sho-Huan si rivela subito un antagonista pericoloso, capace di muoversi nelle pieghe del multiverso e di far riaffiorare ombre del passato come Crowley, Maitre Abel, Claudine Bobash e i Tylwyth Teg. Un nemico inedito, dunque, che sfida Harlan e la sua amica Angélique con un gioco crudele e beffardo, in bilico tra illusione e realtà.

La narrazione scorre cupa e stratificata, mescolando citazioni colte, spettri del passato e momenti di autentico terrore. Se a tratti l’abbondanza di elementi rischia di generare spaesamento – culminando in un finale splatter che esalta la dimensione teatrale del racconto – è chiaro che la scelta di non spiegare tutto subito serve a costruire il fascino ambiguo di Sho-Huan, lasciando aperti nuovi filoni per il futuro.

I disegni di Alessio Fortunato sono un valore aggiunto: eleganti, gotici, a tratti sublimi. La sua regia visiva valorizza il tono opprimente della vicenda, con figure femminili di grande fascino e sequenze angoscianti che restituiscono alla perfezione lo spirito del Grand Guignol. Un albo avvincente e cupo, che introduce un avversario destinato a lasciare il segno.

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Dampyr n. 159 “La bestia del Gevaudan”
di Andrea Artusi, Ivo Lombardo, Andrea Del Campo
Giugno 2013

Andrea Artusi (prima e unica prova dampyriana) costruisce un racconto che parte dal mistero che avvolse la Lozère nel XVIII secolo, quando un animale feroce seminò il terrore lasciando dietro di sé decine di vittime. Artusi riprende quel mito e lo innesta nella continuity di Dampyr, riallacciandosi al n.10 La casa degli orrori con la figura del Maestro della Notte Verdier e riportando in scena Araxe de Kercadio per un gran finale che intreccia horror, alchimia e Dei Primigeni.

Harlan, rimasto a Parigi dopo gli eventi del Grand Guignol, si trova coinvolto con Angélique in una spirale di omicidi che mescola folklore, storia e suggestioni esoteriche. L’idea di fondo è solida e ben documentata, ma lo sviluppo finisce spesso per scivolare in soluzioni prevedibili, con passaggi frettolosi alternati ad altri diluiti. Ne risente il coinvolgimento emotivo (dipartita della cagnolina Modestine a parte) per una vicenda che si dimostra poco incisiva.

Andrea Del Campo, al debutto sulla testata, firma tavole solide: la resa della Bestia è efficace e le atmosfere ben costruite, sebbene nelle scene più concitate la credibilità a tratti si perda.

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Dampyr n.160 “La monaca”
di Claudio Falco, Nicola Genzianella
Luglio 2013

Claudio Falco riporta Harlan e Kurijak a Napoli raccontando la vicenda di Agnese Ayala, giovane del Seicento costretta a farsi monaca e travolta dall’amore per Samael. Per capriccio, il Principe dell’Inferno le concede vita eterna: un dono che, secoli dopo, si trasforma in condanna. Risvegliatasi a séguito del crollo della soffitta dove era stata rinchiusa, Agnese tenta di evocare il suo amato attraverso riti sanguinari tratti da un antico Grimorio. Ma dietro il desiderio di richiamarlo si nasconde soprattutto la volontà di vendicarsi sugli ultimi eredi della sua casata.

La premessa è forse un po’ forzata e lo svolgimento fatica a mantenere compattezza: la setta introdotta a supporto dell’intreccio resta un elemento debole, mentre l’impianto narrativo ricorda da vicino quello già visto nel n.141 Rosalinda delle zagare. Tuttavia la figura di Agnese, con la sua ostinazione che attraversa i secoli, risulta ben tratteggiata e aggiunge al racconto un tocco di tragicità. L’ingresso in scena di Samael nel finale accelera la conclusione dell’avventura.

Decisivo il contributo di Nicola Genzianella: il suo tratto oscuro e teatrale rende credibili tanto i vicoli napoletani quanto le presenze spettrali, restituendo un’atmosfera suggestiva che dà all’albo buona parte del suo fascino. Un episodio piacevole da leggere che trova gran parte della sua forza nell’ambientazione, nell’impatto visivo e nella caratterizzazione della location.

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Dampyr n.161 “Mal di Luna”
di Mauro Boselli, Luca Rossi
Agosto 2013

Una storia che, sin dal titolo pirandelliano, richiama i racconti sui licantropi e che si presenta come una parentesi più lineare e autoconclusiva, utile per tirare il fiato prima di tornare agli intrecci più complessi della continuity dampyriana. Al centro della vicenda c’è il villaggio scozzese di Balfroyn (Balfron), dove la scomparsa di una giovane musicista del gruppo di Stuart trascina Harlan, guidato da Duncan, in un’indagine che mescola folklore, superstizioni locali e antichi riti di sangue.

L’impianto è quello classico del racconto “di villaggio”, con segreti sepolti e colpe tramandate, e la trama procede su binari prevedibili. Eppure, Mauro Boselli riesce a infondere una forte componente empatica, dando voce a un’umanità credibile e partecipe, che trasforma uno schema consolidato in un racconto coinvolgente. Il contesto storico e antropologico, come sempre curato, funge da ossatura realistica che dà consistenza al mistero e radici all’orrore.

La sceneggiatura costruisce un’atmosfera densa e progressiva, capace di crescere fino a un finale intenso, dove pathos e malinconia si intrecciano in modo sorprendentemente efficace. A contribuire in maniera decisiva è il tratto di Luca Rossi, graffiato e suggestivo, che cattura la bruma scozzese e la inquietudine dei personaggi con un rigore visivo impeccabile. Un albo che parte da premesse semplici, ma che riesce a elevarsi grazie alla sensibilità dei suoi autori e alla capacità di rendere credibili le emozioni più archetipiche del mito del lupo.

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Dampyr. n.162 “Il figlio di Joan”
di Mauro Boselli, Michele Cropera
Settembre 2013

Mauro Boselli intreccia nuovi capitoli della continuity dampyriana, riprendendo quanto iniziato nell’ottimo n.119 L’amante del vampiro e riportando in scena il piccolo Charles Moore, figlio di Joan e di Lord Mordha. Il suo sangue di Dampyr attira l’interesse di Nergal che, deciso a sfruttarlo coinvolge Erlik Khan e la subdola succuba Meridiana.

Harlan, Kurjak e Dean Barrymore non restano spettatori: la loro presenza è decisiva nel tenere insieme le diverse forze in campo, fungendo da contrappeso umano e morale a poteri che travalicano il loro controllo. È anche grazie a loro – oltre all’imprevisto intervento di Samael – che l’equilibrio, seppur precario, viene momentaneamente ristabilito.

La morte di Kagyr per mano di Harlan segna la fine della tregua con Erlik Khan e apre scenari di guerra che, più del destino del nuovo Dampyr, ridefiniscono il futuro di Harlan e dei suoi compagni. È questa, in fondo, l’eredità più significativa lasciata dall’albo che vede il piccolo Charles Moore relegato al ruolo di MacGuffin: è la conferma che il cuore della serie resta saldamente ancorato ai suoi protagonisti storici e al complesso intreccio di alleanze e rivalità che li circondano.

L’ambientazione sulle isole di Skellig Michael — evocativa e maestosa — dona alla storia un fascino particolare, amplificato dal segno di Michele Cropera, capace di rendere con forza tanto le battaglie infernali quanto i momenti più intimi. Un episodio denso e spettacolare, in cui azione e mitologia si fondono nel solco della miglior tradizione dampyriana.

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Dampyr n.163 “Halloween”
di Mauro Boselli, Marco Santucci, Patrick Piazzalunga
Ottobre 2013

Mauro Boselli firma una parentesi autoconclusiva che gioca sull’incontro tra antiche credenze e suggestioni moderne. Nel piccolo borgo appenninico di Visigna (Bisegna), la tradizionale processione di Ognissanti convive con i più recenti rituali d’importazione americana, in una comunità ormai ridotta ma ancora legata ai propri miti. È in questo contesto sospeso tra memoria e modernità che irrompe la violenza dei Krong, un gruppo di folli decisi a trasformare la notte del 31 ottobre in un massacro.

La trama procede in modo lineare, priva di autentica tensione, ma capace di mantenere un ritmo costante. Boselli si diverte a contaminare folklore e contemporaneità, ma la storia rimane in superficie, limitandosi a essere un diversivo ben confezionato tra trame più dense della serie. Nel finale i fantasmi del paese, custodi delle antiche “zone d’ombra”, si risvegliano per vendicare la propria terra, chiudendo la storia in un rovesciamento quasi catartico.

I disegni di Marco Santucci e Patrick Piazzalunga valorizzano le atmosfere rurali e la coralità del racconto, restituendo con precisione i volti, i luoghi e il senso di isolamento del borgo. Halloween non è un episodio memorabile, ma resta una lettura piacevole, ben costruita e coerente, che alterna folklore e sangue con leggerezza, offrendo un breve intermezzo tra le trame più dense della serie.

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Dampyr n.164 “Lamiah vive!”
di Maurizio Colombo, Majo
Novembre 2013

Maurizio Colombo torna su una delle figure più iconiche della prima stagione di Dampyr, riprendendo il filo interrotto con il n.9 Lamiah per costruirne un séguito che alterna buoni momenti a inevitabili forzature. Nelle viscere di Berlino, dove si nasconde un’umanità deformata dagli esperimenti del Terzo Reich, si consuma una nuova ribellione che diviene pretesto per riportare in scena la sua Maestra della Notte.

Colombo ripropone alcuni dei suoi temi classici ma lo fa con un impianto che risente di schemi già visti e talvolta stereotipati. L’idea dei sopravvissuti agli esperimenti nazisti, delle comunità dimenticate che vivono nel sottosuolo e delle società occulte che tramano sui grattacieli risultano stantie e poco credibili, mentre l’intreccio procede a scatti, sostenuto più dai dialoghi vivaci che dalla coerenza narrativa.

A funzionare, invece, è il personaggio di Lamiah. Colombo riesce finalmente a darle un’identità più compiuta, meno algida e più empatica, costruendo un rapporto con Harlan e con il substrato umano fatto di ironia, fascino e tensione sottile. In questo, l’albo trova il suo equilibrio e ritrova anche un po’ di anima. Majo, come sempre, si conferma garanzia assoluta: le sue tavole restituiscono profondità e atmosfera anche ai passaggi più convenzionali.

Nel complesso non un ritorno memorabile, ma un episodio ben ritmato, sostenuto dal carisma dei personaggi più che dalla solidità della trama.

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Dampyr n.165 “La fine della caccia”
di Claudio Falco, Giuliano Piccininno
Dicembre 2013

Claudio Falco ci porta tra i freddi fiordi Norvegesi a caccia del Maestro della Notte Krigar, signore della guerra che attraversa i secoli in cerca di conflitti dominando quella terra di nessuno che è la zona di guerra – fu lui a trasformare Mordecai/Marc Abel nel n.153 Terra di nessuno.

Falco costruisce una trama solida e lineare, dominata da un ritmo sostenuto e da un’atmosfera che ben si adatta alla natura del suo antagonista. Tra vecchi U-Boot riemersi dai ghiacci e soldati nazisti Non-morti, la storia si sviluppa come un racconto d’azione ben strutturato.

Alcune motivazioni di Krigar appaiono forzate — in particolare la lunga stasi che ne sospende l’attività bellica — e diversi snodi di sceneggiatura risultano prevedibili, ma la costruzione dell’avventura, dei personaggi secondari e delle dinamiche complessive convince, restituendo un racconto piacevole e ben orchestrato.

Ai disegni, Giuliano Piccininno offre un lavoro di grande solidità: la resa dei paesaggi nordici, la plasticità dei corpi in combattimento e la cura delle scene d’azione contribuiscono a rendere l’albo visivamente potente e dal respiro quasi cinematografico.

Il risultato è una storia classica, forse con poche sorprese, ma scritta con mestiere e ben calibrata tra tensione, ritmo e coerenza interna.

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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