uBC  Quel che sono stato
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“Quel che sono stato, l’ho sognato…”
di Luigi Mascolo

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Se il sogno fosse una realtà distinta e razionale, ognuno di noi – presumo – ci vorrebbe vivere dentro, godendosi un mondo diverso, come una storia a fumetti.

Amo leggere e vedere opere di autori e autrici indipendenti, credo per mia deformazione professionale. Sul Magazine uBC Fumetti ne ho parlato tante volte, affrontando temi e autori differenti, come ad esempio potete leggere qui, qui e qui. Giusto per citare tre casi.
L’opera di cui vi parlo oggi, sempre indipendente, è tratta da un sogno – o, meglio, ci si ispira ad esso. Quel che sono stato, l’ho sognato… è una trilogia uscita dal 2023 al 2024 composta, appunto, da tre volumi per i testi e disegni di Luigi Mascolo.
Siamo nell’epoca contemporanea, nel sud Italia, nello specifico nelle zone della fascinosa costiera amalfitana e il protagonista di questa storia si chiama Filippo

Immerso totalmente in una lunga notte, il lettore viene chiamato in causa per restare sveglio e vivere tutte le vicissitudini che il protagonista e i suoi comprimari dovranno affrontare. Spesso accompagnati da buona musica in sottofondo, come quel famoso Virgin Motel che passa in radio.
La trilogia di Mascolo si porta dietro una serie di influenze culturali che camminano sotto un background molto delicato, dal cinema alla musica, toccando l’arte e buttando l’occhio alla cultura popolare degli anni ’90. Per certe scelte scenografiche, come oggetti, vestiti, macchine si percepisce una visione anacronistica della stessa messa in scena – anzi, nel caso del fumetto potremmo definirla: “messa in vignetta” (mi si passi il termine).
Ma cercando di guardare oltre, l’opera in questione è ben strutturata nella sua forma di scrittura e ben sviluppata nell’apparato grafico. Potrei definirla come un unicum nel mondo della Nona Arte. Niente che ci faccia gridare all’esclusività del manufatto in sé, sia chiaro, ma rappresenta un bell’oggetto da avere e leggere.  

La trilogia è imbastita con un linguaggio ibrido. Non è solo un fumetto, quindi, ma le sue vedute spaziano anche nella narrativa e nella grafica. Cerco di spiegarmi meglio.
La composizione non è classica nel senso stretto della materia in questione. Ci sono le vignette, sì, ma soprattutto ci sono i testi in prosa e il bianco & nero viene alternato ad alcune splash pages a colori che strizzano l’occhio alla grafica pubblicitaria. 
Leggere Quel che sono stato, l’ho sognato… è una vera e propria esperienza, e per viverla bisogna catapultarvisi dentro e farsi trasportare dal delicato soffio di brezza marina che spira durante tutta la notte ma, soprattutto, dovete amar leggere, perché – come vi accennavo  i testi sono tanti, ma ben scritti.

L’autore si lascia andare nel racconto, scrivendo dettagli su dettagli che rendono visiva la scrittura, laddove le vignette non sono presenti, e questi particolari servono a “svelare” come una sorta di rituale cattolico, elementi o semplicemente atmosfere utili ai fini narrativi. In questo, Mascolo riesce a restituirci tutta la sua visione, trasfigurando i sogni in realtà e donando al lettore una storia piacevole in cui perdersi per ritrovarsi, un po’ come l’idea che sta dietro al fumetto.
Il perdersi, in questo caso, diventa un’esplorazione della propria vita, un ritrovarsi attraverso le casualità o, meglio, le scelte che gli altri ti “obbligano” a fare. Filippo, protagonista di questa storia, non vuole cambiare perché sa che facendolo tutto assumerebbe un significato diverso. 
Quella notte, però, le scelte non dipendono da lui e ritrovarsi nel vuoto assoluto lo porta ad agire in un modo che presumibilmente non si sarebbe mai aspettato di fare. Da qui si dipanano diverse situazione che nella struttura di tre volumi prendono corpo e piede per affrontare tutte le paure, sogni e incubi compresi, arrivando a capire che, molte volte, il coraggio di cambiare rende ognuno di noi più vivo e maturo e, fors’anche, più responsabile.
Mascolo, seppur nelle criticità di un’opera indipendente, porta a casa un lavoro davvero interessante, figlio della contemporaneità.
Ma andiamo con ordine e cerchiamo di dare un senso alle mie parole indagando i tre singoli numeri.

Volume 1: Luna
La trama segue il protagonista in un’esplorazione interiore profonda, dove la luna diventa simbolo di un passato enigmatico e di un’identità frammentata. Le immagini sono evocative e si intrecciano per creare un’atmosfera sospesa, quasi surreale, capace di toccare corde emotive universali. La debolezza di questo primo volume sta nell’equilibrio che manca tra l’apparato testuale e quello grafico. Se il lettore si lascia prendere anche leggermente dalla “paura” dei troppi testi, la sua esperienza finisce qui. Mascolo, come lui stesso afferma, fa nascere questo volume quasi per gioco durante la pandemia da Covid-19 e pubblicando singole vignette sui social. Da lì, inizia a strutturare l’idea di poterne ricavare una storia più consolidata.
Luna è stato un debutto rischioso, ma se riuscirete a superare la soglia, come il sottoscritto, vi si aprirà un bel viaggio.

Volume 2: Catene
Il secondo volume di Quel che sono stato, l’ho sognato…, intitolato Catene, è certamente migliore del primo, soprattutto perché vi porta dritti all’interno della storia. In questo numero Mascolo decide di calibrare meglio i testi con i disegni e ne risulta un lavoro molto più equilibrato. 
La narrazione si fa più densa e complessa, con dialoghi e monologhi che scavano nel profondo delle emozioni umane. Filippo, il protagonista, affronta sfide più cupe, in un crescendo di tensione psicologica e simbolismo. Catene si rivela un’opera toccante e stimolante, che invita il lettore a riflettere sul peso delle proprie scelte e sulle possibilità di riscatto. Un capitolo intenso e vibrante, che consolida la serie e vi trascina sulle onde della curiosità verso il terzo e ultimo atto.

Volume 3: Specchi
Il terzo volume della serie, dal titolo Specchi, porta il lettore lungo la strada conclusiva e, per quanto riguarda il sottoscritto, questo risulta il migliore dei tre volumi. Vuoi perché l’autore è più addentrato nella struttura narrativa, vuoi anche perché padroneggia meglio il comparto dei testi che, seppur non pochi, riescono comunque ad amalgamarsi bene con i disegni.
La narrazione si fa più densa e stratificata, intrecciando momenti di rivelazione con altri di ambiguità. Il protagonista si ritrova a fronteggiare non solo il proprio passato, ma anche le proiezioni di ciò che potrebbe essere, in un gioco continuo tra realtà e immaginazione. Le tavole sono molto belle e il tratto di Mascolo è ben dettagliato, con un uso ben congegnato di luci, ombre e composizioni che amplificano il senso di introspezione e vulnerabilità.

In conclusione, questa trilogia è meramente consigliata a tutti i lettori che amano leggere (non solo fumetti) e il mio suggerimento è quello di leggerla tutta d’un fiato, per avere certezza che non siate in un sogno, ma nella realtà che vi rappresenta.

Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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