Con questa storia doppia Mauro Boselli porta a compimento non solo il racconto iniziato su Dampyr n.296-297 ma tutta l’epopea che ha visto Azara contendere ad Harlan & Co. i frammenti del Calderone di Dagda.
Abbiamo quindi una storia che è sia preparatoria per l’importante traguardo editoriale del prossimo mese, sia convergenza ed epilogo delle trame sino ad ora seminate sulla testata nell’ultimo anno.
Scenario dell’azione è il Sudan contemporaneo, straziato dal conflitto che ha avuto inizio il 15 aprile 2023 e che ha portato sofferenze indicibili alla popolazione causando una situazione, ancora oggi, instabile e fluida con un impatto devastante e una crisi umanitaria ancora in corso.
Oltre a tirare le fila di quanto narrato in questi mesi, quest’avventura riprende le locations e i personaggi dell’epica trilogia di Dampyr n.88-90, sempre ambientata in Sudan. Ritornano quindi le favolose mura di Zerzura, Michael Dast, Arno, Matthew Shady, Samantha King e ovviamente i predoni Janjaweed (oggi RSF controllati da Mohamed Hamdan Dagalo).
Non mancano ovviamente i riferimenti a Vathek che sono anzi dirimenti per l’epilogo del ritrovamento delle due leggendarie spade – Durandal e Flamberge – che ancora mancavano all’appello.
L’avventura si dirama su più fronti, con i nostri eroi separati tanto dal conflitto quanto dalla necessità di soccorrere i diversi amici in difficoltà. Per quanto il tutto sia frastagliato e a tratti dispersivo, l’immersione cruda e realistica della guerra fa bene da collante e riusciamo ad appassionarci allo scorrere della vicenda. Al tempo stesso, però, questa frammentazione dilata troppo il coinvolgimento: e così, anche il dolore più intenso o i colpi di scena finiscono per rimanere diluiti.
Ancora una volta ottimo il lavoro di Stefano Andreucci che, coadiuvato nell’occasione da Michele Rubini, rende alla perfezione tanto la violenza della guerra e dei vampiri quanto l’intensità dei personaggi.
Una storia, quindi, che da un lato fa bene la sua parte narrativa, ma pecca in quella della costruzione del pathos e dell’epica, mancando di far incedere il climax come ci si sarebbe aspettato.
E così, tra rivelazioni prevedibili e momenti stranianti (la scelta di Harlan di sfidare Azara contraddicendosi e compiendo una delle azioni più insensate della sua storia) quello che rimane con più forza è forse il senso di amicizia e l’amore che Harlan ed i suoi compagni hanno sia tra loro, sia nei confronti della popolazione sudanese.
Una piccola occasione persa quindi, ma forse più per le aspettative che per le reali pecche della storia.