Martin Mystere n.416 Percezioni di realta

Martin Mystère n.416 “Percezioni di realtà”

Martin Mystère ospita nuovamente racconti ai confini della realtà

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Se non fosse vero il contrario – per via delle logiche editoriali – sembrerebbe quasi che questo numero sia stato giustapposto alla bell’è meglio per coprire una “falla logica” della programmazione, al fine di rispettare il necessario coordinamento con la testata intitolata a Nathan Never in funzione del benedetto crossover di cui si sbandiera – anche giustamente, del resto – da un bel po’.

Gli strilli editoriali comparsi lo scorso mese avevano già fatto drizzare le antenne ai lettori di vecchia data, essendo infatti strutturati allo stesso modo di come si lanciavano ai tempi le nuove uscite del “contenitore” Zona X, sorta di spin-off (ma anche no) di Martin Mystère che ospitava storie sulla falsariga di Twilight Zone (da noi conosciuto come “Ai confini della realtà”) in cui il BVZM compariva come narratore, oltre che come occasionale protagonista.

L’albo si presenta infatti come un episodio di Zona X apparentemente (molto) fuori tempo massimo, in cui il Detective dell’Impossibile fa da anfitrione producendosi in diversi racconti che tentano di declinare in diversa maniera il tema della percezione della realtà che ci circonda.

A questo proposito, l’operato di Francesco Matteuzzi (giornalista e fumettista, già vecchia conoscenza della testata) non brilla certo per originalità: se già la sequenza di apertura è una riproposizione un po’ all’acqua di rose di concetti legati allo spazio-tempo, le tre digressioni successive rielaborano anch’esse temi triti e ritriti, senza aggiungere quel pizzico di straniamento che pure il lettore di Zona X si trovava spesso e volentieri a provare dopo l’ultima pagina. Anzi, nell’ultimo caso gli echi sono abbastanza palesi a storie come questa e questa.

A ribaltare (parzialmente) il risultato, come si suol dire, contribuisce il twist finale che rimette l’albo in carreggiata, collegandolo con quanto avverrà nei mesi a venire.

Ivan Vitolo, anche lui all’esordio in casa Mystère dopo aver “prestato servizio” in Bonelli tra Saguaro, Nathan Never e Nick Raider, dà una solida caratterizzazione del Nostro, con un netto richiamo al tratto di Filippucci, e svolge il suo compito in maniera ordinata.

In definitiva, un apparente “ritorno” alle atmosfere di Zona X – che pure era partita in sordina proprio tra la serie regolare e gli almanacchi (confronta qui e qui) – che, in realtà, si palesa come “gancio” per il futuro.

Forse è proprio la preoccupazione su quest’ultimo aspetto ad aver inficiato sulla qualità dell’albo in sé, un po’ come quando l’assenza di Groucho in una storia di Dylan Dog viene giustificata con motivazioni abbastanza silly.

Rimane quindi solo una curiosità per il resto del menu, mentre dell’antipasto in sè rimane solo il ricordo del costo (assieme al coperto e alle bevande) sullo scontrino a fine pasto.

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Oscar Tamburis

Da sempre convinto sostenitore della massima mysteriana "L'importante non è sapere le cose, ma fare finta di averle sempre sapute"

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(1967-2024)

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