Non è una storia facile, Amabili ricordi. Non nel senso della trama, che anzi è lineare, limpida e prevedibile nei suoi sviluppi, priva di complicazioni: è la trama del senso ad essere tutt’altro che facile. Il Diabolico Duo Porretto&Mericone facile non lo è decisamente (magari lineare sì, perché le penne gemelle al curaro non giocano in maschera, di solito), dunque a lettura ultimata e albo chiuso vanno chiusi anche gli occhi, per fare mente locale e iniziare a sfilacciare la trama del racconto per individuarne il senso, solo tangenzialmente correlato alle vicende in sé.
La prima chiave la fornisce il titolo stesso, con quei presaghi, oscuri, minacciosi ricordi, non casualmente definiti amabili. Può un aggettivo suadente, rassicurante, porre subito in allarme e sovvertire il proprio senso? Sulle pagine di Dylan Dog, naturalmente sì; ma qui non è questione di vezzo, di gioco verbale che si balocca con le convenzioni dell’horror e divertiti trastulli linguistici: qui l’amabilità dei ricordi è metafora e sostanziamento del viaggio che il Diabolico Duo invita il lettore a fare attraverso l’esperienza del sentimento che forse più di ogni altro può essere amabile nel senso che ravvisiamo sin dal titolo di questa storia: l’amore. Banalmente. Ma se l’amore è senza dubbio banale come argomento narrativo, tutto è, fuorché banale, quando è vissuto sulla nostra pelle o lo osserviamo sulla pelle degli altri; e nulla davvero vi è di banale negli aspetti più amabili dell’amore, che sono il senso di questo racconto, e che danno i brividi anche a chi abbia solo intuito da lontano il reale potenziale della loro amabilità.
Porretto&Mericone imbastiscono una trama altrettanto cruda quanto simbolica e remota, che Marco Soldi traduce in immagini di grande impatto, a loro volta violente e ammantate di un’eleganza fredda e distante, dove le scene splatter si avvertono disturbanti non per il sangue o il disgusto, ma per il distacco che riescono perfettamente a trasmettere.
L’amore è inestricabile dalle pulsioni più profonde della nostra sfera istintuale, quelle più selvatiche e meno civilizzate: nella sua integralità emozionale e psicologica non può essere compreso realmente senza accettare tutti quei ricordi ancestrali che ciascuno di noi ha in dote dalle centinaia di migliaia di anni che precedono quella civilizzazione che ci rende orgogliosi (e giustamente) ma che sulla scala della storia è una sottile intonacatura sopra mura di spessa e solida pietra. Non può essere integralmente compreso e valutato senza accettare che anche la più coprente intonacatura di civiltà non è in grado di soffocare quei sentimenti che si accompagnano “naturalmente” all’amore: senso di possesso; appropriazione, “divoramento” dell’oggetto amato; negazione dell’amore; dominio – e naturalmente i loro opposti, a volte anche frammisti, confusi tutti insieme, perché non sempre vittime e carnefici sono discriminabili.
È questo il senso e il tema del racconto delle due autrici, la chiave principale del viaggio attraverso il quale, dopo averlo invitato amabilmente, sospingono il lettore con brutalità: una ricognizione impressionistica delle patogenesi d’amore, legate all’abbandono familiare, osservate nel loro svolgersi cronologicamente verticale, intergenerazionale, forse eterno – per nostra maledizione – come vediamo nel finale, in apparenza una burla chiaverottiana, in realtà la raggelante chiave conclusiva del senso di questa trama: i ricordi che sedimentano attraverso le generazioni e le epoche, incrostando e avvelenando lo spirito, ricongiungendo la fine con l’inizio dei tempi. La fine con l’inizio del racconto.
E Dylan, in tutto ciò? Dylan e Bloch – qui figura carismatica come non mai, grazie in misura notevole all’espressiva e incisiva visualizzazione mimica e fisica di Marco Soldi – Dylan e Bloch, dicevamo, sono guide e impersonificazioni dei lettori (e forse delle autrici): sono le guide preposte a mostrare la rivelazione del percorso di dolore raccontato nella storia, ma sono anche i lettori che, passo passo, vivono e fanno esperienza di quel dolore: con scetticismo, disincanto, paura e… amore. E forse sono anche le due autrici, che per mostrarci questo percorso di conoscenza, ma soprattutto di esperienza emotiva, debbono averlo profondamente interiorizzato prima ancora che concepito ed elaborato nel loro racconto.
Dylan Dog Oldboy Seconda Serie n.3 “Amabili ricordi”
di Rita Porretto, Silvia Mericone & Marco Soldi
16x21cm, 96 pagine, b/n, 5,80€
Sergio Bonelli editore, agosto 2025
Se te lo sei perso: Metti alla prova la tua conoscenza sull’Indagatore dell’Incubo rispondendo a queste dieci domande sul personaggio creato da Tiziano Sclavi: Il Quiz su Dylan Dog
