Martin Mystère: Non è una droga per giovani

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(In)solito “trip” tra vecchio e nuovo per il BVZM

Non è insolito che si pensi con un pizzico di colpevolezza al fatto che il prof. Martin Mystère non sia da tempo un regolare ospite di queste pagine virtuali. L’occasione è quindi gradita per dare uno sguardo alla recente storia doppia dei num. 383Ritorno a Slumberland” e 384Riscatto a quattro dimensioni” della serie regolare, che vedono il Buon Vecchio Zio Marty protagonista di una vicenda dove i cosiddetti “rappresentanti della terza età” sfoderano insospettabili carature da villain. La causa è da ricercarsi nei buoni uffici di una droga che permetterebbe loro di parlare con i propri cari estinti, un benefit per il quale sono pronti letteralmente a qualsiasi cosa.

Ai testi troviamo Giovanni Eccher, nome ormai di riferimento per Nathan Never dove, ormai da una decina di anni a questa parte, si sta alternando ai sardi (o a quelli che rimangono) nel mantenere salda la caratterizzazione dell’agente Alfa. Suo è anche uno dei due nomi dietro la recente riproposizione di Nick Raider, mentre per Martin la sua storia di esordio è stata valutata con una generale punta di ottimismo.
In questa sua seconda prova l’autore imbastisce una storia non priva di ritmo, che sa ricollegarsi con personaggi e vicende passate (la cura della continuity è sempre un aspetto critico, per un personaggio seriale che necessita di stare al passo con la modernità narrativa), e nel frattempo mette sul piatto una nuova minaccia.
Proprio su quest’ultimo elemento la trama non riesce mai a decollare realmente: esseri extra-dimensionali in grado di vedere e sentire ogni cosa, con i quali si è arrivati casualmente in contatto, e delle cui specifiche intenzioni non si riesce invero a capire granché. A volte frasi a effetto del tipo “se non riesci nemmeno a capire il concetto di dimensione, o umano, allora come puoi pretendere di comprendere ciò che noi vogliamo?” lasciano un po’ il tempo che trovano.
Ciò detto, la sceneggiatura dosa abbastanza bene i tempi e i ritmi, e appare abbastanza verosimile pensare ad una storia concepita inizialmente per la precedente foliazione della testata, per poi venire leggermente modificata a seguito del ritorno alla cadenza mensile.

Sono infine presenti, come si diceva, anche riferimenti non banali a storie del passato: questo fa tanto bene al personaggio e alla testata, che non può e non deve presentarsi al lettore come una sequenza di monadi a cadenza più o meno mensile – che poi questo sia ciò che accada con altri personaggi, pur senza scalfirne il prestigio e l’ascendente presso un certo tipo di pubblico, non è materia da trattare in questa sede.

Il tutto viene purtroppo azzoppato in maniera eclatante dal comparto grafico. Il contributo di Fabio Piacentini appare in questi numeri quasi del tutto privo di qualsivoglia traccia di dinamismo: le sue infatti non sembrano tanto vignette, quanto altrettanti tentativi di cover. Ne consegue che i personaggi sono estremamente legnosi e statici, anche nelle scene d’azione, ed un generale senso di immobilismo pervade la lettura. A ciò si aggiunge la scelta verso un tratto molto pulito e delineato, privo di sbavature, che nega pathos alla vicenda, quando non le conferisce involontariamente un tono da fotoromanzo – a tale proposito, ad un Martin dalla fisionomia non molto azzeccata corrisponde una Diana quasi sempre da urlo. Sarà pure una gioia per gli occhi, ma non può essere una condizione sufficiente per valutare positivamente una storia nel suo complesso.

Martin Mystère dimostra di voler continuare a vivere, e non a vivacchiare, e si toglie anche lo sfizio di alzare la posta introducendo altri spunti narrativi che in teoria dovrebbero essere ripresi in un qualche momento nel futuro.
Finora Eccher è ricorso a questo stratagemma in entrambe le storie che ha firmato: il cosiddetto hype nei suoi confronti pertanto aumenta, e ad ogni modo la sua produzione sulle altre testate fa abbastanza ben sperare.

Vedremo – o meglio, leggeremo.

Martin Mystère n.383 “Ritorno a Slumberland” e n.384 “Riscatto a quattro dimensioni”
di Giovanni Eccher e Fabio Piacentini
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,90€
Sergio Bonelli editore, gennaio e febbraio 2022

Oscar Tamburis

Da sempre convinto sostenitore della massima mysteriana "L'importante non è sapere le cose, ma fare finta di averle sempre sapute"

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