Nick Raider Gianfranco Manfredi 1996 1997

Gianfranco Manfredi: il suo contributo alla serie Nick Raider. Parte I

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Gianfranco Manfredi lo rimpiangiamo un po’ tutti. Un talento di scrittore straordinario capace di creare alcuni dei personaggi di casa Bonelli entrati di diritto nell’immaginario degli appassionati: da Magico Vento a Volto Nascosto, passando per Shanghai Devil e Adam Wild, finendo con un altro capolavoro come la miniserie Cani Sciolti.

Ma nella sua carriera iniziale in seno alla Sergio Bonelli Editore dette un forte contributo anche a personaggi già creati da altri autori, prima con Dylan Dog (a partire del 1994) e poi a Nick Raider. Dal 1996 al 1998, nella serie poliziesca creata da Claudio Nizzi, Manfredi prestò il suo talento dando un fortissimo contributo alla realizzazione di numerose storie proprio in un momento chiave della serie per ben due motivi: da un lato la gestione della curatela che era passata da Nizzi (che ormai si era trasferito a scrivere Tex in pianta stabile) a Decio Canzio; dall’altro lato, l’aiuto di Manfredi avvenne nel momento a cavallo tra il periodo immediatamente precedente al n.100 (ultima storia di Nizzi scritta per la serie, prima di rivederlo nel n.200) e quello immediatamente successivo. In un paio di anni si contano 19 storie, inclusi i due Almanacchi del Giallo del 1996 e del 1997.

Iniziamo a vederle, allora, queste storie.

NICK RAIDER N.94 – “Delitti a soggetto”

nic0094Uscito nel marzo 1996, nel n.94 della serie è l’industria cinematografica ad essere il filo conduttore della storia. Manfredi ci porta a caccia del “Vigilante”, un pazzo che sceglie a caso le sue vittime, lasciando come indizio sulla scena del crimine delle palline da bowling numerate dal n.1 in poi.
In realtà, come Nick Raider e tutta la squadra del distretto scopriranno, questo vigilante non è altro che un emulatore che si ispira alla trilogia di B-movie Vigilante I, Vigilante II e Vigilante III. Una serie di filmetti che stringe l’occhio alla trama di un film reale, Il Giustiziere della notte.

Manfredi ci presenta la storia di Jeff Creep, l’attore che ha impersonato il vigilante sullo schermo e che Nick va a conoscere in diversi incontri. Adesso Jeff Creep – nome d’arte di Brad Hardy – è in pensione, nonostante ci sia un copione inedito, scritto da Danny Marino, giovane e ricco sceneggiatore e regista che lo rivuole in pista.
Ma quella sceneggiatura contiene delle coincidenze agghiaccianti con ciò che accade al vigilante della realtà: le scene del crimine sono le stesse. Chi è che sta uccidendo sulla base del copione di un film mai girato?

Il Vigilante non è altro che Andy Hardy, il figlio di Brad, cresciuto insieme al padre sul set, che vedeva in Brad – alias Jeff Creep – il suo eroe, che poi fallisce e rinuncia ad interpretare quel ruolo ormai ripetitivo, finendo addirittura per essere pestato a sangue per strada davanti al figlio.
Il cerchio si chiude con il padre Brad che cerca di fermare il figlio dal commettere l’ennesimo delitto. Un mix di thriller e suspense che Manfredi unisce all’interno di una versione orwelliana di fine anni ’90, rappresentata dal nuovo “film” che Danny Marino vuole mettere in piedi ad ogni costo.

Barbati & Ramella sono i disegnatori dell’albo e veri pilastri grafici della serie. Bruno Ramella è anche autore della copertina che, di primo acchito, potrebbe portare il lettore a pensare ad una trama completamente differente.

NICK RAIDER N.96 – “Suicidio su commissione”

nic0096Se la prima storia di Gianfranco Manfredi per la serie Nick Raider era incentrata sul mondo del cinema, la seconda uscita a maggio 1996 strizza l’occhio al mondo della letteratura e nella fattispecie a Samuel Novak, un famoso scrittore di gialli, che si è quasi ritirato nonostante la fama.
Novak è interessato alla storia di un diabolico killer, Mark Lucas, ex agente di polizia cacciato per i suoi sospetti legami con la mafia. Lucas, soprannominato “Faina”, viene dichiarato non colpevole in un processo avviato dalle indagini della Squadra Omicidi, ma l’aver lasciata viva una testimone – una bambina non vedente – può costargli caro. Novak gli dà la possibilità di far risalire le sue quotazioni, commissionandogli il proprio omicidio, con il patto che la colpa ricada sull’ex amante, colpevole di averlo prosciugato di tutte le finanze. Novak ha già predisposto 30.000 dollari per la “Faina” e il piano inizia a prendere forma.
La ragazza, Janet Creek, torna però dal marito e lo fa in modo provocante, molto diversa. Sarà questo il ritorno a far ricominciare Novak a scrivere.

Così Nick e Marvin si trovano da un lato a cercare notizia sulla “Faina” che – dopo l’assoluzione nel processo – sembra volatilizzato, mentre dall’altro lato incontrano Janet che si presenta al distretto molto preoccupata perché teme per la sorte di suo marito. Per lei Novak, che sta lavorando ad un nuovo romanzo su Mark Lucas dipingendolo come un killer pericoloso, rischia la sua incolumità proprio perché teme che la “Faina” possa eliminarlo.

Ma il ritorno di Janet è frutto di un piano diabolico organizzato dal legale di Samuel Novak, John Clifford. È lui il nuovo amore di Janet e sarà lui, come scoprirà l’agente Raider, a convincere Janet ad accettare il suo piano. Un piano alquanto banale e sicuramente l’anello debole di tutta la storia: dato che Samuel Novak ha nominato nel suo testamento Janet come erede universale del suo patrimonio, è l’avvocato Clifford a convincerla a tornare all’ovile, suggerendole di “spingere” Novak ad andare su di giri fino a rimetterci la vita. Nelle ultime pagine sia Nick, sia il killer “Faina” scopriranno l’inghippo.

Una storia non molto brillante, come era stata quella del n.94, ma supportata da un ottimo Luigi Siniscalchi ai disegni. Da sottolineare la copertina di Bruno Ramella: si tratta di una delle rarissime volte in cui non compare Nick Raider.

ALMANACCO DEL GIALLO 1996 – “Nelle fogne di Manhattan”

e247f2bd4cb4ccfd9902e5b8ebcc9946.jpg almanacco del giallo 1996Giugno 1996: Gianfranco Manfredi è lo sceneggiatore della storia estiva dell’annuale Almanacco del Giallo. Una storia che, grazie al tocco di José Eduardo Caramuta, ci riporta con la memoria alle avventure di Dick Tracy.
Nonostante questo, la parte grafica di questa storia è un po’ deboluccia: il Caramuta di questo 1996 non è lo stesso delle primissime storie di fine anni ’80, che in modo minuzioso andava a riprendere il tratto di Chester Gould (autore appunto di Tracy). A questo giro il tratto è un po’ più frettoloso.

Quanto alla storia, stavolta abbiamo in apertura Marvin Brown, il quale assiste allo scontro tra il rapper Tattoo e il boss della mafia Dolby. La miccia creata da Manfredi non è delle migliori: il boss sta festeggiando il suo compleanno e chiede al rapper, lì presente, di cantargli “Tanti auguri” ma Tattoo rifiuta. Per punizione, una volta terminata la serata, il cantante viene ridotto in fin di vita con una rasoiata alla gola e gettato nelle fogne di Manhattan.

Da questo punto in poi la storia si alza di livello. Manfredi, infatti, introduce un personaggio molto forte – che rivedremo in futuro – a metà tra i buoni e i cattivi: si chiama, appunto, “Il Grigio”, un reietto che si prende cura del rapper ferito e che vive circondato dai topi nelle fognature della città. Da qui in poi inizierà la vendetta di Tattoo, che Nick Raider ha il compito di fermare.

NICK RAIDER N.98 – “Ossessione”

bonelli editore nick raider 98 ossessione 17742000980La prima parte della storia ci mostra Bryan Temple, giovane ossessionato dall’impossibile amore per la bella Audrey Minniver: un’ossessione che lo porta a travolgere con la macchina il vecchio amante della ragazza, Rufus Bloch, senza ucciderlo. Audrey fugge e incappa in Nick Raider, appena giunto sulla scena dell’investimento, andando a chiedergli protezione e giurando di non conoscere assolutamente l’aggressore.

Segue il processo per aggressione dove tutto diventa mediatico, compresa l’ossessione di Bryan per Audrey. Proprio la presenza delle telecamere nell’aula d’udienza va a trasformare un processo “minore” in un argomento di rilevanza nazionale entrando nelle case della gente comune. Temple rivela una storia d’amore tra lui e la ragazza, ormai (a suo dire) costretta e abbindolata dal ricco Rufus Bloch.

L’ossessione verso Audrey è assillante. Addirittura la ragazza, che lavora in un’agenzia di pubblicità, perde il posto e non ha idea del perché il giovane Brian continui a sostenere di conoscerla. Il ragazzo arriva addirittura a gettare giù dalle scale esterne del balcone di casa Minniver Rufus Bloch, giunto lì per spiare la ragazza sotto la doccia.

È un microcosmo di soggetti in apparenza comuni quelli che ci descrive Manfredi in questo albo, con Luigi Siniscalchi ai disegni, in linea con il suo marchio di fabbrica che sta incominciando a prendere forma nell’àmbito della serie. Alla fine, infatti, la pazzia di Brian arriverà a livelli parossistici. L’ingrediente della storia in apparenza normale – il coinvolgimento di persone comuni – è uno dei punti di forza sia della serie in generale (in Nick Raider non c’è un “nemico” o più nemici fissi, ci sono le storie), sia del modo che ha Manfredi di presentarci le sue sceneggiature.

Unico anello debole di questo n.98, a parere di chi scrive, è come si presenta Audrey Minniver: le sue fattezze, il look (basta concentrarci sul suo volto) adottato da Siniscalchi – alla seconda prova insieme a Manfredi – sono troppo simili ad un personaggio storico della serie: Sarah Himmelmann, poliziotta (lesbica) creata da Gino D’Antonio (altro pilastro, insieme a Nizzi, che ha dato maggior profondità alla serie), che affianca l’amico Nick Raider in diversi numeri della serie regolare e che ritroveremo nel n.3 della miniserie If del 2007.

NICK RAIDER N.101 – “Las Vegas”

nic0101Abbiamo detto che le storie scritte da Manfredi in Nick Raider sono piccoli affreschi del microcosmo delle vite delle persone comuni. Sul n.101, uscito nell’ottobre del 1996, la scena si apre appunto in un motel della “città del peccato”: sarà questo il luogo della scena di un duplice crimine. La giovane cantante country Emma e il marito Paul, appena sposati: sono loro le vittime. In apparenza sembra che si tratti un omicidio-suicidio compiuto dal marito della giovane promessa del country.

A questa tesi non crede il fratello di Paul, Sherman Lyman. Sarà lui che, tramite una solida amicizia con il tenente Arthur Ryan, andrà a chiedere aiuto alla squadra omicidi di New York. E così Nick Raider si trova all’interno di questa missione nella città del gioco d’azzardo. Ecco nuovamente uno spaccato descritto da Manfredi: Las Vegas e la gestione dei casinò.

Con i disegni e il tratto di Renato Polese (colonna portante della serie) i dettagli sono molto marcati. È interessante come il disegnatore, scomparso nel 2014, riuscisse a sapersi destreggiare da un’ambientazione all’altra: dopo la sua militanza nella Storia del West, sappiamo delle sue storie disegnate per la SBE in serie molto diverse tra loro, da Zagor a Mister No, passando anche per il Ken Parker di Berardi. Ebbene, è sempre un piacere vedere come gli scenari moderni e contemporanei (nel contesto di metà anni ’90 del secolo scorso, ovviamente) vengono realizzati senza problemi.

È nel corso delle indagini svolte da Nick che Manfredi ci illustra le dinamiche di come negli anni ’90 veniva gestito il controllo dei vari visitatori all’interno delle catene dei casinò di Las Vegas.
In tutto questo, Joris Clive è solo l’ultimo dei sospettati; un relitto pieno di debiti che si trascina di casinò in casinò. Ed è lui che detiene “l’oggetto del mistero” di tutta questa storia, il gimmick: un marchingegno di alta precisione in grado di alterare il funzionamento delle slot-machine generando jackpot a volontà. Uno strumento quindi molto ambìto dai proprietari di certi giri loschi all’interno di Las Vegas. Alla fine, bloccato da Raider e da Shermann Lyman, Joris chiarisce la conclusione dell’indagine con il classico spiegone riassuntivo (un elemento che oggi è considerato arcaico e troppo artificioso, ma che nella metà degli anni ’90 era ancora uno strumento narrativo alla moda). Il gimmick era un’invenzione di Paul Lyman, il quale era stato ucciso da Carnadero, uno scagnozzo (che ne aveva simulato la il suicidio) voglioso di impossessarsi dell’aggeggio tecnologico.

NICK RAIDER N.102- “Buio a Chinatown”

nic0102Il dolore e la rabbia di un padre, Chang Wei, poliziotto nel distretto di Chinatown, per un figlio tossicomane. Il suo trasferimento forzato al distretto centrale di New York per un’operazione mal gestita, in cui la rabbia di Wei per poco non lo avrebbe condotto dietro alle sbarre. L’inizio della sua attività operativa al fianco di Nick Raider e Marvin Brown. Ecco gli ingredienti di questo albo, uscito nel novembre 1996. Una delle storie più “potenti” scritte da Manfredi, aiutato dal binomio Barbati & Ramella ai disegni.

L’intreccio creato da Manfredi va a svelarci due filoni d’indagine: da un lato, un’operazione terroristica ad opera di bianchi mafiosi che irrompono in una “Tong” cinese a Chinatown. Qui le indagini condotte dal tenente Ryan e da Nick fanno sospettare un capovolgimento nel controllo della città, ad opera dei bianchi.
Dall’altro lato, l’indagine che Chang effettua su suo figlio, sospettato di essere entrato in un loop di dipendenza dalla droga fino ad arrivare al punto di uccidere. Chang, da padre, è disposto – pur di scagionare suo figlio – perfino ad incolparsi. Ma da ottimo tessitore di trame, la lezione che Manfredi ci dà è che nulla è come sembra. I passaggi veloci da uno scenario all’altro danno un ritmo incalzante alla storia. Realismo e retrogusto amaro sono dati anche da quella parola del titolo della storia , “buio”: è la corruzione interna agli appartenenti delle forze dell’ordine di Chinatown di cui Chang Wei faceva parte prima del suo trasferimento.

NICK RAIDER N.103 – “Cadaveri a sorpresa”

nic0103Con questo albo, uscito nel dicembre 1996, si ha come la netta sensazione che Manfredi si trovi in un leggero loop ripetitivo con alcune storie già scritte in precedenza per la serie della Squadra Omicidi.

Infatti Delitti a soggetto (n.94) e Suicidio su commissione (n.96) sembrano le prime due parti di un trittico di storie che, con questo n.103, trova il suo completamento, quasi come se Manfredi le avesse scritte e pensate una di séguito all’altra. Ai disegni torna l’ottimo Luigi Siniscalchi che, fra l’altro, avevamo già visto all’opera con Manfredi proprio sul n.96.

Stavolta è la ricca Patricia Humpboldt la prima protagonista della storia (che ricorda vagamente nel look la compagna di Ivan Drago, Ludmilla, in Rocky IV). È lei che si rivolge ad un appena conosciuto giovane gigolò chiedendogli qualcosa di diverso dal solito e offrendogli un’enorme quantità di denaro: eliminare il marito. Un cliché già visto nel n.96 ma a ruoli invertiti (il protagonista era una figura maschile).

Da un lato abbiamo il giovane mantenuto che, non essendo un assassino, si affida ad un killer di professione. Dall’altro abbiamo Nick che deve sciogliere i nodi della matassa, con le prime vittime della storia che saranno proprio Patricia e il giovane gigolò.

Sullo sfondo della storia che vediamo la bellissima Violet, fidanzata di Nick, che da giornalista viene per la prima volta coinvolta da Manfredi in una storia della serie. È Violet, infatti, che – presente come giornalista ad un’asta tra ricconi americani – si imbatte in Patricia Humpboldt mentre litiga con il giovane gigolò, Angel. E sarà lei, grazie al suo sesto senso tutto femminile, ad indirizzare Nick nella direzione giusta ai fini della conclusione dell’indagine.

NICK RAIDER N. 104 – “Uragano”

nic0104Siamo nel pieno della fase produttiva di Gianfranco Manfredi per Nick Raider: nel gennaio 1997 troviamo questo n.104 della serie. Qui Manfredi crea un efficace villain: Charlie Nolan, un pentito di mafia che all’inizio dell’albo sta lavorando sotto falso nome a New York. La decisione che matura dopo essere scampato ad un attentato è semplice ma in linea con lo stile delle storie di questo poliziesco procedurale: uccidere, vendicandosi, tutti coloro che lo vogliono morto. Tra di loro c’è pure Nick, che si reca a Miami dove Nolan si è diretto.

Spalla vera e propria della storia è Violet che, insieme a Nick, si dirigerà sulle tracce del pentito: il suo obiettivo è quello di preparare – per il giornale presso cui lavora – una serie di articoli su Nolan ai tempi del suo pentimento.

Il titolo è dovuto alla tempesta che imperversa nel tragitto che Nolan compie verso Miami (e che coinvolgerà Nick e Violet), ma anche al carattere burrascoso e vendicativo del villain.

Ai disegni, una prova ben riuscita da Stefano Biglia & Luigi Copello. Interessanti e diverse, rispetto alle storie scritte in precedenza, sono le soluzioni scelte da Manfredi per distribuire le vignette oltre la metà della storia, quasi a voler liberarsi – in alcuni frangenti – dalla classica “gabbia bonelliana”.

NICK RAIDER N.105 – “Il killer della quinta strada”

nic0105Per la prima volta, nell’àmbito delle storie scritte da Manfredi per Nick Raider, ci troviamo davanti ad una storia che si dipanerà in due albi. Nel febbraio 1997 esce il n.105 con l’apporto grafico di un veterano: Pasquale del Vecchio.

Si cambia scenario e anche modo di presentazione iniziale: Manfredi, infatti, crea un prologo di quattro pagine prima di arrivare all’inizio della storia con la tradizionale tavola recante il titolo dell’avventura.
Il mistero che vede Nick, stavolta insieme al collega Steve Duncan (con Marvin terzo protagonista), ruota intorno all’uccisione di due poliziotti in borghese, Ed e Henry, entrambi uccisi durante le sfilate etniche che si celebrano lungo la Quinta Strada. È forse stato il giovane biondo di nome Rex Battin, psicologicamente instabile, che vaga lui stesso durante queste sfilate sulla Quinta Strada? È lui l’assassino? Il giovane è tormentato da un sogno: vestito da donna, uccide un poliziotto nei sotterranei della città.

Nel giorno della sfilata spagnola, Nick si preoccupa di controllare che i colleghi di Duncan, Effer e Bleecker (tutti appartenenti agli Affari Interni), siano ai loro posti. Ma Bleecker non non lo è; sta seguendo proprio il giovane Rex che ha qualcosa di sospetto.

La prima parte di questa storia si conclude con Rex che si ritrova in un vicolo, che poi gli consente di raggiungere un sotterraneo molto simile al luogo del suo ricorrente sogno. Nel frattempo, però, Nick rinviene – insieme a Duncan e a Effer – il corpo di Bleecker ucciso con un colpo di pistola alla nuca.

NICK RAIDER N.106 – “Colpo alla nuca”

nic0106Il mese successivo, marzo 1997, esce la seconda parte della storia.
I sospetti su Battin si fanno sempre più concreti. Si comincia a rivangarne il passato: il padre, poliziotto, lo maltrattava e la madre uccise il marito violento. Tutto ciò inizia ad essere diffuso sui giornali di cronaca. Nick però non affatto convinto.

Tra le prime pagine di questo n.106 è interessante il primo scambio di battute tra la ragazza di Battin – preoccupata per le sorti del giovane scomparso – e Marvin Brown; quest’ultimo, ad un tratto, quasi rivolgendosi in parte a sé stesso e in parte a noi lettori, riflette sulle problematiche psicologiche di Battin rivelategli dalla ragazza e, testuali parole, pensa che la ragazza lo abbia preso “per quell’investigatore di Londra… Dylan Bond o Gong?” Un evidente riferimento ad un altro beniamino della Bonelli: Dylan Dog. Un rimando unico che non era mai accaduto in oltre 100 albi della serie.

Questa seconda parte è una piccola chicca di Manfredi, che realizza un vero e proprio contrasto di vedute tra Nick e Marvin. Raider non è convinto della colpevolezza di Battin, mentre l’agente Brown è convinto del contrario, tanto da essersi addirittura preso i meriti del Capitano Vance.

L’apice della storia – una delle migliori di Manfredi scritte per la serie – viene raggiunto durante la sfilata di Halloween. I controlli sono ovunque: Marvin Brown, per l’occasione, data l’immensità di persone mascherate, si presenta travestito da Baron Samedi. E qui Pasquale del Vecchio si sbizzarrisce nel rappresentare, tra la folla, molti individui mascherati da personaggi iconici: da Jason a Krueger, passando per Frankenstein.

Ma quando il cadavere di Rex viene rinvenuto, le ipotesi di Raider su un losco affare di corruzione tra poliziotti diventa una certezza, andando a ribaltare il percorso delle indagini: il marcio – e il motivo delle uccisioni di poliziotti – proveniva dall’interno dell’Ufficio degli Affari Interni.

NICK RAIDER N.107 – “Morire dal ridere”

nic0107Il n.107, uscito nell’aprile 1997, rappresenta la settima storia consecutiva di Manfredi per Nick Raider e la decima in totale, chiudendo il primo periodo di contributi che lo sceneggiatore consegna ai lettori della serie.

Il mondo della televisione è il contesto di questo albo. La Big Apple è una nuova emittente televisiva non stop di New York e ha tra i suoi programmi di punta Eye On New York. Nel bel mezzo di una diretta televisiva, il giornalista Simon Brandt viene aggredito dal giovane comico “Brufoli”, da lui deriso fino a quel momento. Tutto è rappresentato con estremo realismo, grazie ai disegni di Piero Dall’Agnol, qui alla sua unica prova per la serie poliziesca.

Dalla colluttazione in poi, “Brufoli” si eleva a comico del momento non solo su Big Apple, ma anche su altre emittenti televisive come la NBC, mentre l’immagine del giornalista subisce un duro contraccolpo. Poi – e qui iniziano le indagini di Nick e Marvin – il neo-idolo “Brufoli” viene ucciso nel suo appartamento e una sua giovane amica scampa per un pelo all’assassino. Tutti gli indizi puntano su Simon Brandt, che aveva anche confidato ai colleghi della Big Apple di volersi vendicare di “Brufoli”.

Come sempre, però, Manfredi non mostra tutte le carte, bensì arricchisce lo spaccato del mondo televisivo di fine anni ’90 con un ulteriore dettaglio: un esempio è il fatto che la Big Apple, per risparmiare, è costretta ad appaltare i servizi all’esterno – un’attualità anche in quel lontano 1997. L’elemento di estrema concretezza riguarda il materiale archiviato da Brandt e ritrovato in una serie di floppy disk (sì, negli anni ’90 esistevano ancora) che Raider fa analizzare dal collega Jimmy. È in questi floppy che emerge il vero nocciolo della questione che vede coinvolto il capo della Big Apple, Powell: una serie di fondi neri accumulati proprio tramite gli appalti dei programmi.

Gianfranco Manfredi: il suo contributo alla serie Nick Raider. Parte II

Francesco Bertelli

Scrivo storie e mangio pane e fumetti

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