Un giorno di gloria nella Storia del West

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Dopo qualche mese, tornano i miei “ricordi bonelliani”: nessuna ampollosa dissertazione critica e documentata, bensì un semplice resoconto delle sensazioni suscitate dai fumetti che leggevo tanti anni fa… Stavolta è il turno della Storia del West di Gino D’Antonio.


Come già scritto in numerosi articoli di questa rubrica, i miei anni ’70 sono stati costellati dalla lettura bulimica di qualsiasi fumetto mi capitasse sotto mano, in una girandola inarrestabile di giornalini – albi bonelliani, Topolino, Diabolik e altri ancora – che io e il mio amico Butch Walts scambiavamo vorticosamente con i nostri amici e soprattutto con quelli dei rispettivi fratelli (inclusi alcuni albi “vietati ai minori” della benemerita Edifumetto).

La parte del leone la facevano, comunque, i personaggi Bonelli e vi ho già parlato dei Tex che sfogliavo ancora prima di andare a scuola, di Zagor che diventò rapidamente – e lo è tuttora – il mio fumetto preferito, di Mister No che iniziai a collezionare con entusiasmo, del Comandante Mark che non mi piaceva più di tanto e del Piccolo Ranger che non mi piaceva proprio. Sapevo che esisteva Ken Parker (ma ne parlerò in dettaglio in un prossimo articolo), avevo finanche preso in mano un albo del tarzanide Akim posandolo subito dopo – cioè quando vidi che parlavano anche gli animali… – e collezionai addirittura, a fine decennio, il dimenticabile Judas che durò soltanto 16 albi.

Insomma, conoscevo TUTTE le collane Bonelli in circolazione… tranne una. Ricordo, infatti, lo stupore generato nel sottoscritto dalla quarta di copertina di molti albi bonelliani nella primavera del 1980, in cui Cico rispondeva alla domanda “riconosci tutti questi personaggi?” con un invito azzeccatissimo dal punto di vista del marketing: “se anche uno solo ti giunge nuovo, cercalo in queste collane…” Guardai a lungo il personaggio accanto a Tex chiedendomi “ma chi diavolo è questo?” e poi, dopo aver consultato l’elenco, decisi per esclusione che era il protagonista della Storia del West (al che, la domanda divenne: “ma che diavolo è la Storia del West?”). Chiesi lumi all’edicolante* e fu peggio che andar di notte: “Storia del West? Non ricordo bene, mi sembra facesse parte della Collana Rodeo ma non ne vendevo neanche un albo e quindi ho smesso di chiederla al distributore eoni fa…”

(*Tutto va contestualizzato, naturalmente: fine anni Settanta, un paesello – Peccioli – di poche migliaia di abitanti, un’unica edicola con poco spazio a disposizione per i fumetti, la pressoché totale impossibilità di procurarsi eventuali albi arretrati…)

Quando, quasi vent’anni dopo e su consiglio degli amici uBicciotti appena conosciuti, ho recuperato in blocco l’intera collana nella versione riveduta e corretta del 1984 (ampliata a 75 albi, rispetto ai 73 originali, con le copertine caratterizzate dalla cornice rossa e bianca) mi sono reso conto che il fumetto di Gino D’Antonio – autore di tutti i testi – era un autentico capolavoro, basato su un concetto tanto semplice quanto efficace: raccontare la vera storia degli Stati Uniti d’America nell’Ottocento, raccontare episodi realmente accaduti – con figure storiche realmente esistite – legandoli tra loro grazie a un artificio geniale, cioè le avventure dei componenti della “famiglia allargata” Mac Donald/Adams. Una serie realistica alla quale, certo, è comunque necessario applicare una discreta dose di suspension of disbelief: il capostipite Brett, pittore squattrinato, sbarca da una nave proveniente dall’Europa e il giorno dopo prende il tè con il presidente degli Stati Uniti (…) mentre, negli ultimi albi, l’ultraottantenne Pat dà ancora filo da torcere ad avversari di cui potrebbe essere nonno (…). Ma ciò che conta è che questo artificio permette di partire dalla spedizione esplorativa verso ovest di Lewis e Clark del 1804 e arrivare al massacro di Wounded Knee nel 1890, con tutto quello che c’è nel mezzo: Alamo, la conquista del West, la guerra civile, l’epopea di Custer e tanto altro ancora, con Wild Bill Hickock che – tra le figure storiche – assurge al ruolo di coprotagonista in diversi episodi.

Un autentico capolavoro… che probabilmente, se lo avessi letto negli anni Settanta, non mi avrebbe colpito più di tanto per numerosi motivi. Innanzitutto la pubblicazione saltuaria all’interno della Collana Rodeo, inconcepibile per chi come me è cresciuto nell’attesa spasmodica dell’uscita mensile dei suoi personaggi preferiti. Poi le avventure molto più realistiche e documentate di quelle che ero abituato a leggere, senza gli anacronismi storici o gli sconfinamenti nel fantastico che spesso rendevano ancora più interessanti Tex o Zagor. Inoltre, lo scarso appeal del comparto grafico, con i disegnatori principali – Renato Polese e Sergio Tarquinio – che, all’epoca, non avrebbero assolutamente colpito un lettore cresciuto con le opere di Galep, Ferri, Letteri ecc. E forse non sarei nemmeno riuscito ad apprezzare l’evoluzione stilistica delle sceneggiature di D’Antonio, passato dalle iniziali didascalie tradizionali a un “montaggio” sempre più serrato e quasi cinematografico. Leggere la Storia del West a trent’anni – invece che a dieci – e tutta di séguito mi ha altresì consentito di apprezzarla appieno (e anche di rivalutare quei disegni che non mi riempivano l’occhio, trovandoli estremamente funzionali alle avventure raccontate): ripeto, un autentico capolavoro.

Se dovessi scegliere l’episodio che mi ha colpito più di tutti, indicherei quello in cui il connubio tra la realtà – documentatissima – e la fiction – l’inserimento di personaggi inventati (nel caso specifico, Bill Adams e il cheyenne Wapai) assurge ai massimi livelli: sto parlando di Giorno di gloria, con la battaglia del Little Bighorn e la disfatta del Generale Custer. Un albo eccezionale, con i magnifici disegni di D’Antonio e una sceneggiatura perfetta, che si prende il lusso di raccontare il fatto storico – sviscerato in tanti saggi e, anni dopo, anche in molti altri fumetti bonelliani – da un punto di vista completamente diverso, quello di un indiano che intende vendicarsi di chi ha massacrato la sua famiglia (riuscendoci, naturalmente e ineluttabilmente).

Ma Giorno di gloria è solo un primus inter pares, perché potrei indicare un’altra decina di albi strepitosi, soprattutto quelli in cui la questione indiana viene descritta in modo impareggiabile mettendo una pietra tombale su quella convivenza che il matrimonio iniziale tra Brett e l’indiana Sicaweja sembrava rendere possibile: ad esempio Sand Creek, Sangue di guerriero, La lunga marcia e l’albo che chiude la collana, La fine della pista (con la Oklahoma Land Rush e il massacro di Wounded Knee, come dicevo all’inizio). Per questo motivo consiglio a tutti di (ri)leggere la Storia del West, il cui meritato successo ha generato nel corso degli anni numerose ristampe in vari formati, anche a colori: personalmente, però, preferisco quella in bianco e nero apparsa nel 2012 come collaterale del Sole 24 Ore e di cui ho parlato in questo articolo, corredata dagli interessanti editoriali di D’Antonio.

Il “progetto Storia del West” nasce da un’idea di Gino D’Antonio e Renzo Calegari, poi adattata al tradizionale formato bonelliano su suggerimento dell’editore Sergio Bonelli. Poiché gli autori non potevano garantire la produzione di 96 pagine mensili, però, la Storia del West viene inserita nella Collana Rodeo (di cui occuperà 73 albi su 162 complessivi, pubblicati dal 1967 al 1980), in cui è affiancata da altre serie: ristampe di personaggi scritti da G.L. Bonelli, il nolittiano Un ragazzo nel Far West e alcuni one shot. Tutti i testi sono scritti da D’Antonio, che disegna anche una decina di albi; tutti gli altri (tranne sporadici interventi di Calegari e Giorgio Trevisan all’inizio e tre albi disegnati da Luis Bermejo Rojo verso la fine) sono disegnati da Renato Polese e Sergio Tarquinio.
Nella sua lunghissima carriera bonelliana, D’Antonio ha inoltre creato la serie Bella e Bronco e scritto sceneggiature per Un uomo un’avventura, Nick Raider, Julia e Tex. Inoltre ha collaborato per anni al Giornalino delle Edizioni Paoline.
In occasione della prima ristampa della Storia del West, nel 1984, i tre albi iniziali vengono ampliati a cinque “per rendere autoconclusivi i primi numeri e nello stesso tempo per approfondire il primo periodo della frontiera”, come spiegato dallo stesso D’Antonio nella pagina della posta del quinto numero; da allora, tutte le ristampe integrali propongono 75 albi e alcune includono anche “L’intervista”, un brevissimo episodio originariamente apparso sul n° 11 della rivista bonelliana Orient Express nel 1983.

Il nostro sito storico contiene le schede dei singoli episodi e numerosi articoli di approfondimento, che ho elencato in questo articolo della rubrica uBC Story.

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