'Eden Paco Roca

“Ritorno all’Eden” di Paco Roca

La dura realtà della Spagna franchista nel dopoguerra

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Pubblicato originariamente in Spagna nel 2020, Ritorno all’Eden di Paco Roca, stampato in Italia da Tunué a ottobre 2021, rappresenta l’ennesimo capolavoro del fumettista di Valencia che ancora una volta decide di narrare la vita quotidiana in Spagna durante il regime franchista.

Partendo da una vecchia fotografia scattata sulla spiaggia di Nazaret a Valencia nel 1946, raffigurante un gruppo di famiglia, Paco Roca racconta l’intera esistenza di Antonia, umile spagnola e della sua famiglia (dal destino decisamente infelice) nella Spagna franchista dopo la guerra civile.

Si tratta di anni duri, terribili, contrassegnati dalla dittatura franchista, isolata – dopo la sconfitta del fascismo in Europa – nel contesto internazionale, in un paese ancora diviso per le conseguenze del sanguinoso conflitto.

Un racconto di esistenze povere, impegnate nella lotta quotidiana per difendere la propria dignità, anche di fronte alle maldicenze della gente, per cui si finge un benessere che non esiste, mentre dentro le mura di casa i rapporti familiari sono contrassegnati da ambiguità e invidia personale.

Un mondo in cui la povertà è giustificata dalla scarsa intraprendenza e capacità personale e non, come è evidente, da vincoli economici ingiusti e insopportabili, che tendono a voler immiserire un’intera società in modo da evitare che possano insorgere fenomeni di ribellione, legati al conflitto appena concluso.

La famiglia di Antonia può allora solo sperare nell’aiuto divino per uscire dalla miseria, anche perché durante la guerra civile si è schierata dalla parte sbagliata. Antonia, da parte sua, si limita a sognare di poter avere una vita differente quantomeno nell’aldilà, dove finalmente la fame e il desiderio di poter avere maggiore ricchezza sarà esaudito.

Una famiglia in cui ci sono legami di tutti i tipi, da quelli più profondi, come tra la madre e Antonia, ad altri decisamente malsani, contraddistinti da violenza e invidia, in cui spicca l’amaro destino della bella Amparin: quasi costretta ad interrompere completamente i rapporti con la propria famiglia di origine a causa dei suoi comportamenti, ritenuti troppo libertini, è la protagonista inconsapevole della foto che apre il racconto. 

Naturalmente, e come di consueto, Paco Roca non si limita solo a raccontarci la vicenda principale e inizia il suo racconto partendo con una riflessione sull’arte della riproduzione fotografica, di come abbia cambiato le nostre esistenze. 

I disegni sono splendidi, capaci di trasportarci nella Spagna che fu; a risaltare sono soprattutto le ambientazioni invernali di Valencia, in mezzo a insoliti scenari nevosi. Pregevoli le tavole dedicate alla scene bibliche nell’Eden o quelle dedicate al Capitan Don Milan, l’acrobata che rallegra durante le fiere le povere esistenze della gente comune, figura che incarna per tutti quanti la speranza di poter evadere dalle loro vite.

Il destino della protagonista, della madre, di Amparin, la sorella svergognata, sembra segnato. Ci troviamo di fronte a ruoli femminili cristallizzati all’interno della famiglia tradizionale, inserita per di più in una società bloccata, per cui alle donne spettano solo sacrifici e nessuna possibilità di poter scegliere in maniera autonoma il proprio destino, a meno di non voler rischiare l’espulsione dalla cerchia familiare.

Si tratta di una lunga parabola sulla povertà e sulla capacità di adattarvisi, grazie anche a ipotetiche fughe fantastiche in un futuro meno ingiusto. L’unica possibilità sembra che possa essere semplicemente sognare un eden ideale dove finalmente poter saziare la propria fame ancestrale e immaginare di poter vivere serenamente accanto alla propria famiglia, proprio come in quella foto ingiallita scattata tanti anni prima.

Massimo Cappelli

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