Eternity n.7

Eternity n.7
“L’ impresa un po’ presuntuosa della resurrezione”

Un nuovo episodio della serie di Alessandro Bilotta

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8/10

Dopo l’ultima tavola del precedente volume, con Alceste colpito apparentemente a morte dai colpi della pistola di Tito Forte, ci si chiedeva che trovata avrebbe escogitato l’autore per proseguire la saga del dandy romano.
Alessandro Bilotta, insieme ai disegni di un Sergio Gerasi sempre a livelli altissimi, scioglie il mistero senza trovate curiose e senza ricorrere al soprannaturale.
Semplicemente sceglie di far vivere al suo personaggio un percorso di riabilitazione fisica e psicologica che, in realtà, diventerà un tentativo per riappropriarsi di sé stesso a 360 gradi.
Apparentemente non c’è dolore, non ci sono crisi psicologiche o esistenziali.
Il solito Alceste apatico che ben conosciamo, perenne sigaretta in bocca compresa.
La fatica e il dolore del recupero sembrano non scalfirlo mai, pare più una preoccupazione di chi gli sta accanto più che la sua.
Qualcosa – però – sembra cambiato.
C’è una maggior leggerezza in lui, rappresentata da quelle risate beffarde e dalla sfrenata e giocosa corsa con la carrozzella.

Sullo sfondo resta una Roma sempre più indifferente, che mescola il cattivo gusto con una superficialità irritante.
La celebrazione della sua prima apparizione in pubblico, con un’opera che lo ritrae dentro una cassa da morto, supera il kitsch più estremo.
Anche la ricerca di una spiritualità (chissà quanto realmente desiderata) si scontra con il rito di una veggente che riceve dal Santo invocato l’aperitivo come consolazione per le proprie pene.
Gli “apparitivi” appunto, già dal nome una garanzia di desolazione morale.
L’unica luce in questa resurrezione – che ormai di mistico non ha più nulla – è Megulia, la donna che lo ha affiancato nel suo percorso terapeutico.
Una cura profonda, quasi assoluta, pronta a dare la giusta dignità ad ogni gesto del convalescente Alceste.
Sembra un sentimento vicino all’amore o – perlomeno – non così profondamente distante.
Sarà proprio Megulia, tuttavia, a causargli la ferita più profonda.

Come ci ha abituati dai tempi di Valter Buio e Mercurio Loi, Bilotta ci regala un’altra prefazione illuminata, questa volta sui misteri dei rapporti amorosi.
Una frase colpisce in particolare, anche perché si addice sorprendentemente al nostro ormai affezionato dandy:
La sfortuna peggiore che può capitare a un essere umano è coltivare dei sogni sbagliati e vederli avverarsi.
Benvenuto tra noi esseri umani, Alceste!

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Stefano Paparella

"Quando il gringo incontra il messicano col coltello, il gringo è un uomo morto"

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