Nei vari generi che la grande famiglia del fumetto contiene, il ‘giallo’ è tra i miei preferiti. Amo l’intrigo che si nasconde nei meandri della mente umana e, di conseguenza, le indagini che ne seguono.
Perché ho accennato al genere ‘giallo’? Presto detto.
Mi sono imbattuto nella lettura di un fumetto dal titolo Giallissimo di Don Camillo a Fumetti, personaggio creato nel 1946 da Giovannino Guareschi.
Piccola premessa doverosa: questo albo a fumetti non è un unicum e, per chi non lo sapesse, Don Camillo a Fumetti è un progetto seriale uscito per ReNoir Comics nel 2010 da un’idea di Giovanni Ferrario. Nel caso in questione parliamo dell’albo speciale n.6 edito da Cartoon Club.
Ecco, parliamo quindi di questa storia che viene scritta da Davide Barzi e disegnata da Alessandro Gazzaneo con la partecipazione di Luca Salvagno.
Opera che si presenta con un titolo importante per chi, come me, è un grande lettore del genere sopra citato; le aspettative però non lasciano spazio e la realtà è pressoché chiara. Un fumetto che non colpisce né incuriosisce, lasciando quella sensazione di vuoto dopo la fugace lettura. Dico fugace proprio perché parliamo di poche pagine di racconto (57 su 82), mentre le restanti pagine sono approfondimenti, redazionali e interviste che – forse – prendono troppo spazio, anche se molto probabilmente la scelta della redazione è stata chiara.
Davide Barzi, che di scrittura vive (vedi anche le collaborazioni con Sergio Bonelli Editore, Edizioni BD, Panini Comics) mette su una sceneggiatura alquanto delicata e lineare, dimenticando l’intrigo del ‘giallo’ che avrebbe messo quel pizzico di pepe alla narrazione.
Utile ricordare che queste storie sono state scritte in origine dal creatore del personaggio, Giovannino Guareschi, ma la trasposizione di Barzi non aggiunge interesse ai testi (che tra l’altro vede anche la supervisione di Alberto Guareschi con Giovanni Ferrario). Un cast d’eccezione per poi portare in scena poco o niente.
Molto probabilmente – direte voi, Don Camillo a Fumetti non si può giudicare da un solo albo letto, perché completo di altre tante storie.
Ma, dico io, è giusto anche parlare di un solo albo, conoscendo (nel mio caso) la parte cinematografica (con il mitico Fernandel che interpreta Don Camillo) e, orientandomi su diversi stili, ne traggo una breve critica che aiuta chi vuol essere aiutato.
I disegni di Gazzaneo sono molto puliti, distinti e oserei dire troppo impeccabili, lasciando poca curiosità al caso. Avrebbe avuto senso un po’ di “sporco” per dare quella imperfezione che piace e rende l’opera alla mercé di tutti.