“Alla deriva”
di Bucarelli & Partinico

La prima indagine a fumetti del Vicequestore Calveri

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Valutazione 7.5 su 10

Si sa, nel mondo del fumetto, gli esordi sono di due tipologie: quello in cui esce fuori un’opera di cui non sentiremo la mancanza una volta finita la lettura e, chiaramente, quello che si legge con piacere e lascia la giusta dose di curiosità nell’attesa del volume successivo.
Alla deriva – Le indagini del Vicequestore Calveri è un esempio perfetto della seconda tipologia di esordi. Un primo volume che attira l’attenzione e scuote la giusta curiosità affinché si possa attendere il prosieguo delle storie.
Scritto da Domenico Bucarelli e disegnato da Gaetano Partinico, questo primo volume è il giusto approccio a un esordio a fumetti nel panorama indipendente italiano – che tanto mi è caro – proprio per la libertà assoluta di creazione.
Ci troviamo nella città in riva allo Stretto, Reggio Calabria, che fa da sfondo al fumetto in questione senza diventare preponderante nella narrazione, anzi, diviene uno sfondo delicato che accoglie tutto ciò che succede. Il vicequestore Maurizio Calveri è un uomo ossessionato da un passato difficile e braccato da una vecchia indagine che ora minaccia la sua famiglia. Tornato nella sua città natale, apparentemente idilliaca ma piena di oscurità e inganni, è alle prese con un caso dai risvolti sociali ed umani. 

Egli rappresenta bene l’investigatore delle sfumature grigie, esperto nel comprendere le fragilità umane, anche se vive nel costante dubbio di aver egli stesso superato il sottile confine tra giusto e colpevole. 

La sceneggiatura di Bucarelli è fluida e non lascia intravedere segni di debolezza, laddove si potrebbe pensare al contrario per via della tematica e dell’esordio, ma tiene bene il ritmo. Nessuna retorica banale, né tanto meno passaggi “obbligati” dall’inesperienza sulla nona arte.
Vale lo stesso per l’apparato grafico di Partinico che lavora bene sulla struttura del layout e della “messa in vignetta”, con toni crudi e sapienti tagli di ombre che creano spazio e vuoto solo attraverso l’uso del bianco & nero. Dicasi lo stesso per le figure umane, segnate da tagli netti che ne evidenziano i caratteri (quasi) espressionisti di un’arte e di un segno che sembrano afferire alla storia più che al presente, ma fortemente legati alla narrazione.

Alla deriva risulta così un buon lavoro d’esordio, con una discreta qualità su tutto l’operato testuale e grafico (copertina compresa), immergendoci in una storia che ci ricorda il Mediterraneo e le indagini del Commissario creato da Andrea Camilleri
Restiamo in attesa del secondo volume per capire se la continuità di questo primo sia una conferma o una smentita, ma i toni e le aspettative sono positive.

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Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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