Nella pletora di riedizioni che accompagnano l’uscita – proprio oggi – del nuovo film sull’Uomo d’Acciaio, oltre alle storie già ricordate da Andrea Morra e Alessandro Baggio vale la pena rileggere Identità segreta di Kurt Busiek e Stuart Immonen.
In un altro memorabile racconto (…è Superman!, 2004), Steven T. Seagle – coadiuvato da Teddy Kristiansen – si era chiesto come raccontare l’eroe che tutto può e che nessuno può sconfiggere. Busiek risponde invertendo la prospettiva e immergendo il protagonista nella realtà in maniera diversa da quanto fatto da Zack Snyder sul grande schermo: Superman è un fumetto e Clark Kent un giovanotto americano che i genitori hanno chiamato così credendolo divertente, e che non ne può più degli scherzi di amici e familiari che gli regalano gadget del nostro e gli presentano ragazze dal nome Lois Lane… sino a quando scopre che può volare e vedere cose che gli altri non vedono. Ne esce una commedia nel miglior stile di George Cukor, che aggiunge al sorriso interrogazioni vere sulla vita, l’amore e il potere, perché naturalmente il governo americano non resta indifferente.
Ai disegni, Immonen abbandona l’aspetto ipertrofico classico dei comics e ci regala un segno pittorico e introspettivo sorprendente, che lascia indovinare un disegnatore dalle possibilità “altre”, meno convenzionali.
Busiek ci riprovò anche con Batman (Creatura della notte, 2019, disegni di John Paul Leon) senza raggiungere gli stessi vertici. Pubblicato nel 2004, Identità segreta resta forse il miglior scritto del nuovo millennio su Superman, al pari di Stagioni di Loeb & Sale che chiuse il precedente (1999).
