Kalya n.31
“Echi dal passato”

Da un grande potere derivano grandi responsabilità

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6.5/10

Togliamoci subito il dente: sì, anche Kalya diverrà bimestrale come il suo collega di casa editrice, Samuel Stern. È quasi sicuro che manchino pochi albi alla conclusione naturale della storia di Kalya, quindi non è certo un segnale di sofferenza o di insostenibilità della testata, quanto piuttosto un modo per organizzare meglio il lavoro in casa Bugs Comics.

Come ipotizzavo, la resa dei conti è alle porte e gli avvenimenti qui raccontati lasciano pensare che il climax dell’arco narrativo corrente avverrà tra uno, massimo due albi.
Leonardo Cantone e Luca Lamberti, dopo aver seminato indizi lungo il percorso narrativo fin qui dipanato, anche nel volume in oggetto forniscono diversi spunti sui quali riflettere e sul modo in cui i Nostri possano cominciare ad avere dalla loro parte alcuni dei popoli malvisti o considerati reietti. Questa è la volta degli Elfi, finora rappresentati come guerrieri astiosi verso gli umani e qui invece mostrati come popolo di emarginati, quasi ghettizzati: ma l’arrivo e il successivo intervento di Kalya attuerà un cambiamento epocale per questa razza.

Il tema ricorrente – fin dagli inizi e in particolare in questo albo – è il mutamento: una forma di vita che nonostante tutto trova sempre il modo di adattarsi e sopravvivere, di risorgere dalle proprie ceneri, in grado di superare gli ostacoli che si parano di fronte.
Kalya incarna perfettamente questo ideale.
Ora ha uno scopo (maturato a séguito del “viaggio onirico” avvenuto in un luogo sacro per gli elfi), c’è l’acquisizione di consapevolezza e del ruolo che dovrà ricoprire per far sì che la vita su Theia possa continuare a prosperare.

Mi sento di riservare giusto un appunto negativo alla spiegazione delle macchinazioni di Hamon-Darn e di Kether nei confronti del fondamento Malkuth, e tutto il processo per arrivare a far divenire il folle Gjaldest il “Fondamento della materia organica” sul continente Theia: lo so, sembra uno scioglilingua, ma è a tutti gli effetti ingarbugliato, secondo me, anche per chi ha letto attentamente tutti i volumi finora usciti.

Per la terza volta, nella storia editoriale del personaggio, la parte grafica viene affidata a Vittorio Santi, veterano e concept artist, che svolge sempre il suo ruolo con attenzione e dedizione. È degna di nota la sua capacità di gestione dei grigi, ben dosati e mai fuori luogo, oltre alla spiccata capacità di “inventare”: infatti è il designer scelto per gran parte degli oggetti, cavalcature, architetture che troviamo su questa testata. Anche stavolta ha l’arduo compito di rappresentare vari personaggi diversi fra loro, ma soprattutto la cultura elfica: le architetture, gli usi e costumi, che siano militari o civili, attingono a piene mani dal Giappone. Visivamente appagante, così come la splash page avente protagonista Kalya, la quale per stile grafico e composizione mi ha ricordato molto Tsutomu Nihei.

Particolare della cover di Elena Casagrande: oltre ad essere ottima per impatto ed esecuzione, nonché per gusto estetico e cromatico, cita il frontespizio del terzo arco narrativo ad opera di Luca Lamberti. Scelta insolita, anche coraggiosa, quella di confrontarsi con il creatore grafico del personaggio, ma la copertinista sembra entrata in trance agonistica e si destreggia ormai benissimo con illustrazioni sempre eccelse.

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AleSiryus

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