Come alla fine del 1979, anche nei primi mesi degli anni ’80 la testata di Capitan America fatica a trovare autori stabili.
Tuttavia, sia ai testi che ai disegni si alternano comunque grandi sceneggiatori come Mike W. Barr, Steven Grant e i già sperimentati Roger McKenzie e Peter Gillis, e importanti disegnatori come Frank Springer, Don Perlin, Carmine Infantino, Rick Buckler e Jerry Bingham.
Non mancano nemmeno storie degne di nota: Cap incontra il Punitore (n. 241), l’ex sergente di polizia Brian Muldoon (n. 242) che aveva cospirato contro di lui nei panni del Comandante Incappucciato (visto l’ultima volta nel n. 159 della collana) e un mostro deforme ironicamente chiamato Adone (nn. 243/244); si trova, inoltre, a doversi confrontare con il fenomeno degli ex gerarchi nazisti ancora a piede libero e delle organizzazioni che danno loro la caccia (n. 245), nonché con le conseguenze nefaste che possono colpire le persone più deboli della società, abbandonate a sé stesse da un sistema assistenziale che fa acqua da tutte le parti (n. 246).
Un particolare curioso da sottolineare è che in questi albi, tra un’avventura e l’altra, Steve Rogers si aggira per New York in cerca di lavoro come grafico pubblicitario: dapprima viene incaricato dalla casa editrice Non-Parallel Publication (la cui sigla NPP richiama alla mente la National Periodical Publication, nome col quale era nota la DC Comics fino a qualche anno prima) di disegnare alcune illustrazioni sportive, per poi trovare un lavoro più remunerativo presso l’agenzia pubblicitaria Plumber di Manhattan. È sostanzialmente questo l’unico filo conduttore comune alle storie di questi mesi.
Ma a partire dal luglio 1980, la Leggenda Vivente della Seconda Guerra Mondiale torna ad assumere caratteri tridimensionali grazie a un acclamato ciclo di cinque storie, pubblicate su nove albi, ad opera dello sceneggiatore dell’Indiana Roger Stern e del disegnatore inglese (naturalizzato statunitense) John Byrne, famoso per avere riportato a nuovi fasti la collana degli X-Men insieme allo scrittore Chris Claremont.
Stern, che in quel periodo era il supervisore della collana, insoddisfatto dal dover sopperire ai continui ritardi dell’allora sceneggiatore regolare McKenzie con altre storie “tappabuchi”, decise di lasciare il posto di editor a Jim Salicrup e di dedicarsi in prima persona alla scrittura di Capitan America.
Questo celebre ciclo di storie comincia con Captain America 247 intitolato By the Dawn’s Early Light! (Alle prime luci dell’alba!), citazione dell’inno alla bandiera americana The Star-Spangled Banner scritto da Francis Scott Key nel 1814. Stern intende recuperare quegli elementi che lo avevano esaltato leggendo le avventure del Capitano prodotte da Stan Lee e Jack Kirby e che non era mai riuscito a far narrare agli altri sceneggiatori quando era supervisore. Per prima cosa, Stern mette l’accento su uno dei tratti distintivi di Rogers, ossia il fatto di essere un uomo “fuori dal suo tempo”, dopodiché presenta un Capitan America turbato perché alcuni ricordi di sé stesso adolescente, affioratigli recentemente alla mente, contraddicono quelli restituitigli dalla sonda mentale sperimentata nel n. 225. Aiutato da Dum Dum Dugan dello S.H.I.E.L.D. ha modo di rintracciare il suo baule dei tempi della guerra, baule che – tra le altre cose – contiene il suo vecchio diario, dal quale apprende che i ricordi della sua vita giovanile prima di partecipare al Progetto Rinascita e risvegliati dalla sonda mentale erano in realtà falsi, impiantati nella sua mente dall’esercito in modo che Cap non potesse rivelare nulla di rilevante ai nazisti se fosse stato catturato. A poco a poco, Rogers inizia a ricordare il suo vero passato: egli non è mai cresciuto nel Maryland bensì a Manhattan, nel Lower East Side; rimasto orfano da ragazzo, avrebbe voluto frequentare la scuola d’arte, ma non poteva permetterselo. Ecco, quindi, che in questo numero Roger Stern fornisce a Capitan America un nuovo status quo ed inizia a narrarne le avventure fino a condurlo a un esplosivo n. 250.
Ma prima il Capitano si ritroverà a scontrarsi con Machine Smith (un malvagio scienziato la cui coscienza è all’interno di una serie di robot) e Dragon Man (un androide a forma di drago, animato dall’alchimista Diablo in Fantastic Four 35 del lontano 1964); e conoscerà una nuova coinquilina di nome Bernadette “Bernie” Rosenthal che diverrà in futuro il suo nuovo interesse sentimentale.
E arriviamo così al celebrativo n. 250 della collana (datato ottobre 1980).
In passato, quando era sceneggiatore della serie, McKenzie aveva proposto questa idea: far candidare Capitan America alla presidenza degli U.S.A. e fargli vincere le elezioni del 1980. A porre il veto su questa idea era intervenuto l’allora editor Roger Stern in quanto, a suo parere, una simile storia sarebbe andata ben oltre quella “sospensione dell’incredulità” sulla quale si regge tutta la struttura di una serie a fumetti. Ora però l’editor della collana è Jim Salicrup, mentre Stern & Byrne sono la nuova coppia creativa. L’allora “capo” della Marvel, Jim Shooter, è invece affascinato da quella vecchia idea e convince Stern ribaltandogli la prospettiva: narrare la vicenda dal punto di vista del protagonista. Finalmente Stern si convince, e con Byrne si mette subito al lavoro.
Così, mentre nel mondo reale è in atto la vera campagna elettorale tra Jimmy Carter, il presidente uscente democratico, e Ronald Reagan, lo sfidante repubblicano, nel n. 250 – la cui uscita precede di poco le vere votazioni – ecco apparire l’episodio Cap for President! Durante una riunione del Partito Populista (uno schieramento politico di fantasia che evita alla Marvel di prendere una pericolosa posizione), Cap si ritrova a fermare dei terroristi decisi a mettere una bomba e riceve così l’invito alla candidatura dal presidente della convention. Una proposta che sembra attrarre l’eroe e che lo convince a consultare in merito gli amici, soprattutto i Vendicatori, per valutare i pro e i contro. Alla fine, Capitan America convoca una conferenza stampa in cui dichiara formalmente di rinunciare all’offerta della candidatura: riconosce e comprende che, per la sua natura, la politica richiede dei compromessi, ma anche che ciò sarebbe incoerente con la sua responsabilità di promuovere l’ideale del Sogno Americano. E finché il Sogno non sarà realizzato, lui non può abbandonarlo… come potrebbe essere costretto a fare se assumesse una posizione politica come presidente degli Stati Uniti!
Dopo questo significativo giro di boa, in Captain America 251 e 252 ritroviamo degli avversari classici come Mister Hyde e Batroc il Saltatore, mentre i successivi tre numeri segnano la fine del breve – ma osannato – ciclo di Stern & Byrne.
Captain America 253 e 254 sono ambientati in Inghilterra, precisamente a Londra, dove Steve Rogers si reca per scoprire cosa stia succedendo agli eroi inglesi Union Jack e Spitfire che, durante la Seconda Guerra Mondiale, avevano fatto parte con lui degli Invasori, un gruppo formato dalla prima Torcia Umana, la sua “spalla” Toro, Sub-Mariner e Bucky (oltre allo stesso Cap). Gli autori hanno così modo di esplorare il rapporto del Capitano con i suoi alleati di guerra, ormai irrimediabilmente invecchiati a differenza di lui, e di scontrarsi con l’immortale vampiro Barone Sangue.
Dopo aver messo un punto fermo sul passato di Steve Rogers con il n. 247, Stern & Byrne decidono di chiudere il cerchio e realizzano quella che viene considerata la storia definitiva delle origini del Super Soldato in Captain America 255 (marzo 1981). L’albo cadeva nel mese del quarantesimo anniversario dell’eroe e, per festeggiare l’evento, gli autori scrivono e disegnano la storia intitolata La Leggenda Vivente, basandosi su tutte le versioni delle origini del personaggio pubblicate nel corso dei decenni precedenti (ognuna, però, con delle piccole differenze rispetto alle altre), partendo dal presupposto che fossero tutte corrette e fondendole abilmente in un’unica, leggendaria vicenda.
Come già accennato, l’episodio fu – purtroppo – anche l’addio al personaggio da parte di questo celebre gruppo creativo. Nonostante Stern avesse già in programma un’avventura in tre albi con il ritorno del Teschio Rosso, in quel periodo il direttore Jim Shooter aveva “ordinato” agli autori di tutte le serie di scrivere solo storie singole, al massimo in due parti. Inoltre, anche il supervisore di Cap Jim Salicrup cominciò a imporre dei cambiamenti alle trame. A quel punto, Stern & Byrne decisero di abbandonare la serie.
E così Capitan America passò ancora di mano…
(continua)
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