“1602 Il nuovo mondo” di Greg Pak e Greg Tocchini

“1602: Il nuovo mondo” di Pak & Tocchini

Nuovi mondi, nuovi eroi, vecchi problemi

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Nonostante la storica (in più di un senso) mini-serie creata da Neil Gaiman e Andy Kubert  vada considerata come un evento a sé stante, molteplici erano i punti rimasti (volutamente?) in sospeso nel finale che potessero far presagire la possibilità di proseguire il racconto originale.

Stante quindi il successo di tale opera, le vicende di questa “Terra-311” sono proseguite, e ad occuparsene sono stati chiamati Greg Pak (Hercules, Weapon H) e Greg Tocchini (Low, X-Men).

Va subito detto che il confronto con l’opera di cui sopra risulta inevitabilmente impietoso: al di là dell’esercizio stilistico, con le new entries di Norman Osborn, J.J. Jameson e Iron Man (quest’ultimo curiosamente di origine spagnola, e mai nominato con il proprio nome di battesimo), ben poco rimane del fondamentale mantra “supereroi con super problemi”. 

Intendiamoci: c’è David Banner / Hulk (grigio) che si interroga con Peter Parquagh / Ragno circa la natura del bene e del male, e di come un essere occulto sia definibile, se in base alla propria natura o alle proprie azioni (gli uomini sono votati al bene ma fanno il male); c’è l’immancabile scontro tra Hulk e praticamente il corrispettivo dell’Hulkbuster (già farina del sacco dell’autore); e c’è il discorso su come una nazione nascente voglia cercare una forma di regolamentazione civica – prima ancora di chiamarsi “governo” – che parta dal superamento di quanto giudicato iniquo e obsoleto nei modelli politici del cosiddetto “vecchio mondo” – il tutto dovendo inserire nell’equazione anche la presenza di “esseri occulti” quali ulteriori fattori “alieni” al pari dei nativi d’America.

Certo, ci sono anche i dinosauri con cui fare i conti, la memoria delle gesta di “Rojhaz” con le sue convinzioni morali (Giuste? Sbagliate?) e la questione dei poteri di Virginia Dare, la cui natura e il cui scopo rimangono ancora questioni inesplorate.

Come a dire: di carne al fuoco ce n’è abbastanza, e il risultato finale riesce comunque a mantenere un certo qual equilibrio tra i vari succitati elementi di partenza. Rimane però insormontabile il fatto che qualsiasi lettore – che qui si appropinqui dopo aver letto la mini di partenza – ricerchi più o meno consciamente un modello di narrazione che vada oltre l’orchestrazione di un mondo “dove i personaggi Marvel compaiono nel XVII secolo”, per calarsi invece in un più vasto scenario di autocoscienza dove ogni singolo personaggio, pensato inizialmente per una data epoca storica, è chiamato a sviluppare al massimo le proprie capacità di adattamento, prima come essere (più o meno) umano, e solo dopo come espressione di una differente facies evolutiva tra le mille e mille che Madre Natura tiene ancora celate agli occhi dei più. 

In questo, purtroppo, anche l’apporto grafico fa fatica a tenere il passo: il tratto di Tocchini, con il proseguire della storia, risulta a più riprese frettoloso, poco approfondito, e l’inserimento del colore rende se possibile ancor più ostica in non pochi casi la lettura della gabbia. Rimangono certamente esaltate alcune sequenze, come quelle legate ai dinosauri, o allo sfoggio dei “poteri” di Lord Iron, ma nel complesso si tratta di una prova alquanto altalenante, che pure quindi contribuisce a far ingenerare un senso di pollice verso nella mente del lettore.

Va quindi detto in ultima analisi che, se la mini originaria era stata concepita come completa in sé – finale compreso – l’opera in questione si pone chiaramente nel solco di una narrazione di più ampio respiro, e che non ha pertanto la pretesa di concludersi qui: altre run sono infatti andate ad allargare l’iniziale affresco gaimaniano di Terra-311, quale fecondo “what if” esitato in ultima analisi anche nell’MCU.

Una menzione di merito a parte va fatta infine per le cover di livello, realizzate da un certo Sergio Toppi. Peccato però che la pietanza non si sia rivelata esattamente al livello delle aspettative indotte dal packaging.

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Oscar Tamburis

Da sempre convinto sostenitore della massima mysteriana "L'importante non è sapere le cose, ma fare finta di averle sempre sapute"

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