“Pasolini” di Davide Toffolo

Una vita in bianco e nero: Pasolini tra realtà e finzione

///
3 mins read

Nei primi di novembre si ricorda il giorno della morte di Pier Paolo Pasolini, nello specifico il 2 (tra l’altro giorno di commemorazione dei defunti) e quest’anno, soprattutto, ricorreva il 50° anniversario. Ho scritto della morte, vero, ma bisogna anche chiamare le cose con il loro nome, con i termini che ci appartengono: quindi meglio dire l’assassinio del poeta e cineasta romano avvenuto il 2 novembre del 1975 all’Idroscalo di Ostia, a Roma.
Questo è un recupero e un’analisi critica del fumetto di Davide Toffolo, pubblicato vent’anni fa, ma anche un piccolo e doveroso omaggio ad una figura che è stata e che sarà sempre fondamentale per la crescita culturale e sociale di un paese, l’Italia. 

Il graphic novel Pasolini non è una semplice biografia a fumetti, ma un vero e proprio colloquio immaginario e onirico che si addentra nell’anima complessa e irriducibile di Pier Paolo Pasolini, restituendone l’attualità e la “disperata vitalità”. Toffolo, autore e al tempo stesso personaggio all’interno del racconto, incontra una figura misteriosa che si presenta come il poeta, un redivivo che ha ancora molto da dire sul mondo contemporaneo, sulla sua arte e sulle dinamiche che lo hanno sempre animato e, infine, condannato.

Il punto di partenza fantastico, quello di un Pasolini vivo e vegeto che si aggira nella società odierna, si rivela un geniale espediente narrativo. Non c’è la pretesa di un rigore cronologico o di una ricostruzione aneddotica lineare: l’opera si concentra invece sull’essenza del pensiero pasoliniano, sulle sue feroci critiche alla società dei consumi, all’omologazione e al potere. Le parole messe in bocca al “signor Pasolini” sono spesso citazioni autentiche tratte da interviste, scritti e poesie, un segno di cura e rispetto per il lascito intellettuale del poeta. Questo accostamento tra il dialogo fantastico e la fedeltà bibliografica crea un effetto straniante e potentissimo, che invita il lettore a riflettere sulla persistenza e sulla scomodità delle sue profezie.

Non mi soffermo su tutta quella parte cinematografica che tanto preziosa è al sottoscritto, esclusivamente per il fatto che nel fumetto di Toffolo la figura di “Pieruti” – come veniva chiamato dalla mamma nel film Pasolini* di Abel Ferrara – è toccata sì da diversi punti di vista, ma senza mai approfondire degli aspetti. Chiaramente questo è un discorso che non preclude la lettura dell’opera (che rimane godibile e originale nella sua struttura narrativa), ma ci si poteva lavorare per incentrare determinati aspetti su alcuni dei suoi film più importanti: penso alla dirompente e visionaria pellicola Salò o le 120 giornate di Sodoma (1975) che, tra tutte, risulta quella più “difficile” da visionare.

Sarà lo stesso autore del fumetto, attraverso il suo personaggio, a documentare (filmando) un viscerale Pasolini che butta fuori tutto ciò che ha da dire nei confronti della società. Questa inversione dei ruoli, quasi si volesse citare Pirandello, è una messa in scena interessante che dà diversi spunti di riflessione sulla meta-finzione dell’opera stessa.

Dal punto di vista grafico, Toffolo opta per un tratto espressivo e incisivo, prevalentemente in bianco e nero, rotto da rare ma significative note di rosso che accentuano l’intensità emotiva e drammatica di alcuni passaggi. I volti dei personaggi, in particolare quello di Pasolini, sono disegnati con grande cura, trasmettendo una profonda malinconia, rabbia e lucidità. Le tavole non si limitano a illustrare il dialogo, ma lo arricchiscono di simbolismo e visionarietà, in una sorta di viaggio interiore che esplora i luoghi e le tematiche care a Pasolini, dall’infanzia friulana alla sua vita a Roma.

La lettura può risultare a tratti complessa e stratificata, forse meno accessibile a chi si approccia per la prima volta alla figura di Pasolini – a chi, appunto, non conosce la poliedricità dello scrittore – data la ricchezza di allusioni e sottintesi. Tuttavia, è proprio in questa densità concettuale e artistica che risiede la forza dell’opera. Una presa di posizione decisamente voluta dal fumettista che incentra il tutto tra una possibile realtà che si va a contaminare con una finzione ben gestita (come accennavo poco sopra), laddove – chiaramente – per finzione si intende la costruzione di una storia attraverso documenti vari che hanno attestato la vita e la professione del regista.

Pasolini di Davide Toffolo rappresenta molto bene quella sottile dicotomia tra l’essere l’intellettuale per eccellenza e l’uomo semplice e di borgata che tutti apprezzavano. Una sintesi prettamente visiva di una figura che, purtroppo, è stata portata via troppo presto.

*Il film di Abel Ferrara può essere visionato su RaiPlay a questo link.

Pasolini
di Davide Toffolo
Coconino Press (2005)
b/n – colore, 151 pp – 13,00€

Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

Articolo precedente

“Wytches”
di Snyder e Jock

Prossimo Articolo

“Mi-Mouche. Premier round: Tu veux te battre?” di Cazot & Maurel

Ultimi Articoli Blog