“Wytches”
di Snyder e Jock

Il segreto delle streghe

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8/10

Scott Snyder costruisce con Wytches un horror familiare solido e inquietante, che parte da premesse note  – abilmente contaminate – per esplorare la paura nella sua forma più intima. Il soprannaturale è presente, è forte, ma la tensione si alimenta dal modo in cui l’autore gioca con l’emotività del lettore, mettendo costantemente in discussione gli equilibri tra padre, madre e figlia. L’orrore dai boschi invade le dinamiche domestiche e si fa largo nei sensi di colpa e nei legami imperfetti che tengono insieme la famiglia Rooks: Charlie, fumettista e padre fragile; Lucy, madre segnata da un grave incidente che la costringe su una sedia a rotelle; e Sailor, figlia adolescente che porta con sé il peso di un trauma e di un rapporto complicato con il padre.

Dopo il trasferimento in una nuova cittadina, nel tentativo di lasciarsi alle spalle il passato e ricominciare, la famiglia prova a ritrovare un equilibrio che però si incrina lentamente quando nei boschi che la circondano qualcosa di antico sembra risvegliarsi. Le streghe, entità arcaiche e fameliche, diventano il riflesso materiale di quelle fragilità emotive: si nutrono della paura, della dipendenza e dell’inadeguatezza, e più i protagonisti vacillano, più esse prendono forza. Snyder fonde così l’archetipo della strega con quello viscerale della perdita e dell’ansia genitoriale e dell’inadeguatezza adolescenziale, costruendo un racconto che inquieta perché scava nelle paure primarie di chi ama e teme di non essere all’altezza.

La sceneggiatura è precisa, mai dispersiva, capace di alternare momenti di apparente quiete a improvvise accelerazioni. Snyder dosa gli svelamenti con misura, alzando la tensione a ogni passo e mantenendo costante l’ambiguità tra reale e immaginato. Il lettore si muove in un territorio dove il soprannaturale è sempre possibile, ma dove ogni orrore sembra avere origine in un fallimento affettivo.

Jock accompagna la narrazione con un tratto tagliente, nervoso, che trasforma il bosco in un organismo vivo, fatto di ombre e linee spezzate. I colori di Matt Hollingsworth, saturi e corrosi, amplificano la sensazione di instabilità e claustrofobia, rendendo ogni tavola un’esperienza sensoriale.

Wytches è un’opera forte e disturbante, che usa l’orrore per raccontare la fragilità dei legami e il peso dell’amore. Un racconto di mostri, sì, ma soprattutto di paure umane che non smettono mai di chiedere di essere placate.

VOTO
0

Pasquale Laricchia

Cominciai a correre. Finché i muscoli non mi bruciarono e le vene non pomparono acido da batteria. Poi continuai a correre.

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