Kalya n.23
“Divisi”

Diamoci una calmata e andiamo al sodo

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5.5/10

Impossibile non rimanere colpiti da una cover così impattante come quella ideata da Elena Casagrande, che divide la copertina in due mediante la colorazione, usando sfondi differenti e giocando sul condiviso Vellrich che sarà il personaggio collante fra le due trame che si intrecciano nell’albo.

Anche il racconto che ci viene narrato dal solito duo – composto da Luca Lamberti e Leonardo Cantone – è divisivo per quanto riguarda il mio giudizio: dal punto di vista dell’interesse, sono abili nel mantenere il lettore sempre vigile e desideroso di sfogliare pagine per arrivare all’epilogo, mentre il rapido e costante avvicendarsi di luoghi, personaggi, scontri tra fazioni e vari colpi di scena può risultare eccessivo e dare un effetto contrario, oltre che confusionario. Più volte sono dovuto tornare indietro per riprendere il filo della vicenda precedente… e questo – su un albo da 64 pagine, sviluppato per essere una lettura fresca e veloce – vuol dire frammentare troppo la lettura.

Non dubito sia complicato muovere tanti fili e gestire due macro-trame così intersecate fra loro, ma proprio il cambio di formato avrebbe dovuto giovare nella diluizione della narrazione, dando più ampio respiro o approfondendo alcuni concetti.

Non mi addentrerò nei particolari per descrivere come e chi viene coinvolto, ma vorrei far notare come ancora una volta Kalya, star della testata, sia una semplice attrice prestata alla scena, adattandola al contesto e rendendola funzionale a ciò che gli sceneggiatori hanno bisogno di raccontare, scelta indubbiamente coraggiosa.

I disegni di Andrea Arcari hanno un netto stile cartoon con influenze orientali: potenzialmente potrebbero adattarsi perfettamente ad una serie animata per bambini o ragazzi pre-adolescenti.

Personalmente non è il genere di disegno che prediligo e ho fatto fatica ad abituarmi ad uno stile così diverso da quelli utilizzati nei precedenti albi, trovando qualche difficoltà nel riconoscere i volti dei Gjaldest nemici o nel capire cosa stesse accadendo durante gli scontri. Proprio il dovermi soffermare più tempo tra una sequenza e l’altra mi ha fatto notare che i goblin – presenti in più circostanze – sono stati disegnati talvolta con 4 dita, altre volte con 5, sempre in primo piano, rendendo impossibile non farci caso… servirebbe un curatore di testata super partes!

Il disegnatore è giovanissimo, probabilmente alla sua prima esperienza su un fumetto così importante e con molte pagine: mi auguro per lui che possa continuare a migliorarsi e fare esperienza, perché di vignette ben fatte ce ne sono indubbiamente molte. E poi, da qualche parte si dovrà pur iniziare!

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