Dopo il rilancio dell’Universo Ultimate della Marvel, arriva anche la serie completamente dedicata agli X-Men scritta e disegnata da Peach Momoko.
L’autrice è una delle nuove leve più in vista del parco autori della Marvel Comics. La caratteristica che distingue l’autrice è il riuscire a sfruttare le caratteristiche derivate dallo stile manga e a sintetizzarle nel modo di fare del fumetto americano, dando così vita ad un ibrido molto particolare e affascinante, capace di catturare il pubblico amante di entrambi i generi.
Ultimate X-Men è una sfida molto importante per la giovane autrice, che prende una delle serie che hanno segnato la storia dei comics e la rende completamente sua. Il primo numero è stato gestito molto bene, presenta il nuovo mondo e allo stesso tempo crea una storia breve molto impattante.
L’idea alla base del progetto è quella di riprendere il personaggio di Hisako Ichiki (Armor) – creato da Joss Whedon e John Cassaday nel 2004 – per narrarlo in maniera completamente nuova.
La spiegazione di molte vicende che si leggono in questa prima parte è ridotta all’osso: ciò permette all’autrice di sviluppare la sua storia breve e mantenere quell’alone di mistero che potrebbe invogliare i lettori a proseguire con la lettura della serie.
I disegni sono il punto di forza principale di questo albo. Il tratto è fortemente derivato dal mondo dei manga, dagli ambienti tipici del Giappone (come le scuole e le strade) al design dei personaggi. Riesce però ad avere un’impostazione della tavola e delle vignette tipicamente americana, dando vita ad una commistione completamente unica.
L’autrice dimostra inoltre di essere molto versatile nei momenti più duri per la protagonista, dove il disegno si fa più dinamico e abbozzato.
La scelta della Casa delle Idee di affidare una serie così importante a Peach Momoko può rivelarsi una carta vincente: l’ibrido giappo-americano potrebbe invogliare il pubblico dei manga ad avvicinarsi ai comics, permettendo così di dare spazio ad un’autrice che sembra avere molto da raccontare.
