Zagor: le storie preferite da Andrea Cipollone

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Ho conosciuto personalmente Andrea Cipollone in occasione della mostra di Recco dedicata a Gallieno Ferri. Andrea è il fondatore e amministratore, con Pietro Paolo Pollio, del gruppo Facebook Zagor lo Spirito con la scure (che ha superato di recente gli 8000 followers) ed è attivissimo nella promozione di iniziative zagoriane: ha promosso l’intitolazione della Sala Gallieno Ferri nella Biblioteca civica di Varazze e le due edizioni del “Premio Città di Varazze – Gallieno Ferri”. Naturalmente non ho perso l’occasione di chiedergli di partecipare a questa rubrica: ecco i suoi voti.

“Caro Marco, è stato davvero difficile arrivare ad una scelta definitiva ma ci sono riuscito. Mi sono poi reso conto che in quasi tutte le storie della rosa che ho scelto si ritrova la situazione di Zagor che fa i conti col proprio passato traendone forza per definire la sua identità e il suo destino: non è una scelta pensata di proposito, ma effettivamente è un tema che considero fondamentale e affascinante nella trattazione dei diversi sceneggiatori. Come già hanno fatto Rauch e Piccinelli, preferisco limitarmi a queste 5 storie senza indicarne altre.”


Queste sono le 5 storie zagoriane preferite da Andrea.


Odissea americana (albi 87-89), di Nolitta & Ferri
L’allusione del titolo restituisce pienamente quello che questa storia vuole essere: epica allo stato puro, l’essenza vera della particolare epica nolittiana che definisce Zagor come l’eroe del dramma. È una storia che ho divorato, letto e riletto nell’estate in cui ero riuscito a conquistare, mettendo da parte i soldini per settimane, il cartonato Mondadori a colori I viaggi di Zagor di cui nella cartoleria del mio paese era rimasta miracolosamente una copia.
È un capolavoro per sceneggiatura, situazioni narrative e disegni. Per non ripetere quello che tanti avranno detto mi soffermo soltanto su una vignetta, l’ultima che mostra lo scimmione prima di esalare l’ultimo respiro stretto nella morsa fatale di Zagor: non c’è più rabbia in lui ma disperazione e dolore, nulla che lo renda spaventoso ma soltanto ormai un’espressione che induce alla pietà nei suoi confronti. La sua vera “colpa”, in fondo, qual è? Zagor lo sa bene e possiamo pensare che, portando inevitabilmente a termine il duello, stia provando la stessa pena. È questa la poetica di Nolitta, attenta a non distinguere nettamente il bene dal male, che Ferri sa rappresentare anche in una vignetta, in un’espressione.
Aggiungo che amo tanto la continuity narrativa nei fumetti e quindi ho sempre apprezzato che l’Odissea americana andasse oltre sé stessa diventando la definizione di tutta la lunga trasferta successiva.

La marcia della disperazione (albi 112-116), di Nolitta & Ferri/Bignotti
È difficile davvero scegliere, acc dannaz malediz, ma dovendo farlo e chiedendo scusa a tanti altri capolavori della Golden Age di Nolitta e Ferri, questo è per me il secondo “must”.
Anche qui, di fronte a questa affascinante epopea di violenza, drammi, sentimenti forti, non serve che io analizzi i tanti elementi che altri hanno scandagliato meglio di me: il bacio con Frida, l’introduzione di un personaggio come Winter Snake tra i più fighi di tutta la saga zagoriana… Mi soffermerò su una breve sequenza che rappresenta (ancora una volta con l’indispensabile apporto di Ferri) l’essenza di tutta la storia, ovvero la struggente scelta del violinista Klein: la delicatezza con cui viene raccontata la rende un capolavoro di non detto (uno sceneggiatore di oggi avrebbe forse mostrato esplicitamente il suo suicidio) che si imprime nella memoria e non si dimentica più.

Incubi (albi 275-280), di Sclavi & Ferri
Un capolavoro che si regge su un magnifico paradosso: pur non essendo la storia più importante nell’economia della serie zagoriana, diventa un caposaldo del fumetto italiano.
Uno dei migliori esempi di come un personaggio iconico e con una consolidata tradizione possa affrontare una rilettura d’autore: infatti ormai “Sclavi era diventato Sclavi” e ha trasferito in questa storia tutta la ricchezza del suo paesaggio interiore, affiancato dal maestro Ferri al culmine della sua evoluzione stilistica (rendiamoci conto della fortuna che è stata per noi il suo amore per Zagor, perché avrebbe potuto fare qualsiasi altra cosa in Italia e nel mondo… pensiamoci sempre, quando sottoponiamo qualsiasi altro disegnatore a impossibili paragoni).
I presupposti di un capolavoro simile non mi fanno venire in mente confronti se non con opere internazionali come il Batman e il Devil di Frank Miller o l’Uomo Ragno de
L’ultima caccia di Kraven che maturano negli stessi anni.
Incubi è la dimostrazione della versatilità di Zagor, il personaggio bonelliano che più di tutti è adatto a qualsiasi operazione, anche la più azzardata; è la risposta anticipata ed energica a tutti quelli che “Sergio non lo avrebbe mai permesso”.

Il ponte dell’arcobaleno (albo 400), di Boselli & Ferri
Boselli, da qualche anno promotore del Rinascimento zagoriano (insieme a Burattini, Marcello, Laurenti, Andreucci), ne raggiunge il picco con questa storia che rappresenta il migliore degli albi celebrativi a colori. Ancora una volta, ma sempre in modo sorprendente, Zagor si trova a fare i conti col suo passato e col senso più profondo della missione che ha scelto di compiere: i suoi dubbi diventano l’occasione per una riflessione generale sui destini dell’uomo. La lezione di Nolitta non verrà mai smarrita: Zagor è più di un fumetto, è un itinerario formativo e sapienziale. Menzione speciale per Molti Occhi e Tonka, per la fiducia incondizionata che ripongono nel loro fratello bianco anche quando è messo in discussione da tutti gli altri.
Ferri è straordinario, capace di attraversare i decenni sorprendendo sempre.

Zagor. Le origini (miniserie albi 1-6), di Burattini & AA.VV.
Zagor racconta è il mito fondativo della saga dello Spirito con la scure, una storia con cui è praticamente impossibile confrontarsi: ma nulla è impossibile per Moreno Burattini che ha trovato la chiave di accesso perfetta per raccontare con le modalità narrative e grafiche di oggi la bellissima vicenda delle Origini di Zagor. Lo ha fatto completando la vicenda con quello che mancava: con la massima attenzione a non tradire nulla della storia originale di Nolitta e Ferri, Moreno fornisce le risposte a tutti quei punti rimasti poco chiari, non conosciuti da Zagor o da lui taciuti per qualche motivo nel suo racconto in prima persona.
Le copertine di Michele Rubini e i disegni dei tanti autori – Di Vincenzo, Piccioni, Trono, Candita, Freghieri, Oskar – che si avvicendano nella miniserie sono una gioia per gli occhi: la rottura della gabbia bonelliana permette una libertà espressiva mai raggiunta precedentemente e capace, come i dialoghi di Moreno, di offrire alle nuove generazioni (questo l’ho verificato personalmente con diversi giovanissimi) uno Zagor che possa essere anche “il loro”.

Riepiloghiamo quindi la Top 5 di Andrea:
Odissea americana
La marcia della disperazione
Incubi
Il ponte dell’arcobaleno
Zagor. Le origini

Gli sceneggiatori votati sono ben quattro (con il solo Nolitta presente due volte), mentre ai disegni si segnala il consueto predominio di Ferri.

Ed ecco la DODICESIMA classifica parziale, con Odissea americana che affianca Zagor contro il vampiro al primo posto:
(ricordo che, a parità di punti, viene indicata per prima la storia più “vecchia”)

10 punti:
Zagor contro il vampiro
Odissea americana ˄
9 punti:
La marcia della disperazione ˄
8 punti:
Oceano
7 punti:
Kandrax il mago
6 punti:
Zagor racconta…
La rabbia degli Osages
Zagor contro Supermike
Terrore dal sesto pianeta
5 punti:
Libertà o morte
Tigre!
Passaggio a Nord-Ovest
4 punti:
Ora Zero!
Il ritorno del vampiro
3 punti:
Incubi ˄
2 punti:
L’avvoltoio
L’ultimo vikingo
L’abbazia del mistero
La palude dei forzati
Zagor. Le origini ˄
1 punto:
altre 30 storie

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