Sempre in cerca di titoli “diabolici” che colpissero la mia fantasia, potevo farmi sfuggire questo albo che preannunciava la vittoria di Ginko, con una copertina di fortissimo impatto?
Non potevo, naturalmente… e così mi immersi in una storia – magistralmente architettata dalle sorelle Giussani – in cui Diabolik era molto più in difficoltà del solito, sempre un passo dietro agli avvenimenti, incapace di trovare una soluzione al punto di arrendersi clamorosamente a Ginko (credendo che Eva fosse morta) e svelandogli l’ubicazione di tutti i suoi rifugi.
Divorai una pagina dopo l’altra, impaziente e desideroso di scoprire come sarebbe finita la storia, chiedendomi nella mia ingenuità – avevo solo sette anni… – se non fosse davvero l’ultima avventura del Re del Terrore e comunque meravigliandomi che l’ultima pagina si avvicinasse senza trovare una risposta alla domanda fondamentale: anche salvandosi dalla ghigliottina (Eva, naturalmente, non era morta…), come avrebbero fatto senza più rifugi, maschere e denaro?
Tutto era rinviato al numero successivo, visto che si trattava di uno dei rarissimi albi non autoconclusivi dei primi anni di pubblicazione della collana, riassunto abilmente grazie a una comparsata di Gustavo Garian. Ma le disavventure di Eva e Diabolik continuavano, con l’ultimo rifugio travolto dalla piena di un torrente e i due protagonisti braccati dalla polizia, rinchiusi in una grotta senza viveri…
Naturalmente, la volontà di sopravvivere di Diabolik e la sua tenace arte di arrangiarsi riuscivano, a poco a poco, a raddrizzare la drammatica situazione, tanto che alla fine del secondo albo un colpo particolarmente ben riuscito ristabiliva lo “status quo”, come se niente fosse accaduto: e tuttavia (ripeto, agli occhi di un ragazzino) mai Ginko era stato così vicino a sconfiggere il suo acerrimo avversario come in questa storia doppia, ben disegnata da Flavio Bozzoli affiancato, alle chine, da Lino Jeva ed Enzo Facciolo.
(Nel 2003 questa storia è stata ristampata nei Classici del Fumetto di Repubblica, con soggetto attribuito ad Alfredo Castelli)
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