“Non ho scritto un articolo su Gentlemind di Antonio Lapone!”
Questa constatazione mi ha colto come un fulmine a ciel sereno (oddio… considerando il meteo degli ultimi giorni “ciel sereno” non è esattamente la perifrasi più appropriata) pochissimi giorni fa.
Se vi steste chiedendo il livello di gravità della dimenticanza, immaginatevi di dire questa frase come direste “Non ho messo fuori casa il gatto prima di partire per una settimana bianca!” o “Non ho prenotato il ristorante per il primo anniversario con il/la mio/a attuale consorte!”
Siamo a livelli abbastanza gravi di dimenticanza e questo perché Gentlemind di Antonio Lapone, edito in pregiato volume cartonato e rilegato da Alessandro Editore, sarà probabilmente il mio fumetto italiano preferito di questo anno 2023. E siamo solo a maggio.
L’acquisto è stato una delle tante cose positive della gita a Lucca Collezionando 2023 e, quindi, stiamo parlando di due mesi abbondanti fa.
Altra cosa positiva è stato poter vedere il disegno con dedica prendere vita sotto la mano del disegnatore/illustratore torinese trasferitosi in Svizzera e di cui abbiamo parlato in un altro articolo.
Ma veniamo a Gentlemind. Che cosa è?
È un film della Hollywood della Golden Age.
So benissimo che non c’è niente di peggio per un’opera d’arte che venire spiegata usando come riferimento opere di un’altra arte, ma non c’è niente da fare: la sceneggiatura di Juan Diaz Canales (Blacksad) e Teresa Valero mette in scena la più classica delle storie di ascesa negli USA dell’impegno bellico e dell’imminente boom economico, in cui volitive bellezze dalle chiome ondeggianti e sognatori malinconici dalla schiena dritta si muovono tra bassifondi pieni di sogni e palazzi del potere pieni di menzogne alla ricerca del loro personalissimo eden.
È l’epoca in cui la carta stampata è ancora il metro di giudizio di tutto e la misura del successo di un politico, un magnate, un attore è l’apparizione su una copertina, in foto o, ancora meglio, trasfigurati dai pennelli di un illustratore di grido (forse sbaglio nel vedere un rimpianto dell’autore per l’epoca d’oro della sua arte?). Gli anni in cui persino una rivista scalcinata e negletta come “Gentlemind”, nata solo come vetrinetta per le amanti del facoltoso satrapo H.W. Powell che ne è proprietario, con la giusta direzione e la giusta ispirazione può aspirare a scalare le classifiche di vendita e diventare fucina di storie.
In questa ascesa si intrecciano le vite del giovane illustratore Arch Parker, come da archetipo ricchissimo di talento ed un po’ meno ricco di soldi, la bella ballerina Navit (coniugata) Powell capace di sacrificare al suo sogno pure il sogno stesso (capirete leggendo) e l’avvocato rampollo di buona famiglia Waldo Trigo, la cui mascella alla Clark Gable immediatamente tradisce una coscienza inadatta alla carriera che gli è stata imposta.
Se avete dei dubbi, abbandonateli: è tutto esattamente come ve lo aspettate. Gentlemind è carico di emozione, ideali e persino una inaspettata pietà per chi ha vissuto “al di sopra delle altrui possibilità”, con dialoghi sospesi, one-liner fulminanti ed il più classico momento in cui la “squadra dei dimenticati” si trova messa in mano la missione della vita e scopre di poterla affrontare.
In tutto questo il disegno di Antonio Lapone, che non abbandona, ma modifica il suo stile “ligne claire” a campiture nette e razionali introducendo mezze tinte e mezzi toni che rendono tutto più dinamico e sfumato, calza come un guanto proprio perché discendente diretto ed orgoglioso della grafica degli anni che racconta.
Risultato per nulla scontato nel momento in cui essere un bravo disegnatore non sempre coincide con essere un bravo fumettista (anzi, non smetterò mai di elencare quanti sono gli ottimi fumettisti che sono disegnatori al limite del disastroso).
Il senso registico, l’uso di ogni inquadratura nota e possibile conferisce alla storia un ritmo tale che non solo si arriva alla fine del volume d’un sol fiato ma, giuro, si ha la distinta impressione di aver udito persino la colonna sonora delle scene: retaggio inconscio delle decine e decine di film visti che viene stimolato da quella composizione di un piano americano o di un campo lungo.
Scoprire che Gentlemind, tradotto negli USA prima che in Italia (sic), sia stato candidato a due Eisner Award non è certo una sorpresa, solo una conferma.