I Cavalieri Templari, la Provenza con la sua Abbazia di Montmajour, Vassago, un oggetto misterioso e i nostri eroi Harlan, Kurjak, Tesla e Caleb Lost.
Tanta carne al fuoco per questo esordio dampyriano di Marco Febbrari che, coadiuvato da Mauro Boselli, sceglie di inserirsi con coraggio nella continuity del personaggio: difatti, come se gli elementi non fossero già abbastanza, l’autore inserisce nella (lunga) storia del Dampyr anche una nuova Maestra della Notte: Azara.
Proprio la giovane Azara è il vero colpo di scena dell’albo, che fino a quel momento si configurava “semplicemente” come una buona avventura.
Se la prima parte risulta abbastanza statica nel suo dipanare il mistero, nella seconda l’accelerazione data dagli svelamenti di trama spinge la narrazione a più interessanti atmosfere. Sempre bilanciato il gioco di flashback, oltre che notevole l’inserimento dei numerosi Maestri della Notte, seppur solo citati.
Ma, come dicevamo, la svolta vera e propria sta nel personaggio di Azara, la più giovane dei Maestri, che si presenta come sodale / figlia adottiva di Dagda e che per secoli ha evitato di tramare alla maniera dei suoi famigliari, preferendo rimanere in disparte. La sua entrata in scena e l’epilogo della vicenda fanno presupporre (e sperare) un suo ritorno e un suo ruolo tutt’altro che marginale nell’evolversi della testata.
A completare il tutto i disegni di un buon Dario Viotti che fa il suo lavoro con efficenza, riuscendo a muoversi bene tanto tra i flashback più cupi quanto nelle dettagliate e puntuali escursioni diurne. Un buon lavoro che viene anticipato da un prologo di albo disegnato con gran carattere da Majo, che con Febbrari aveva già lavorato su “Hammer” (Star Comics, 1995-96).