Torna Giorgio Giusfredi sulle pagine di Dampyr… e torna con la voglia di imbastire una grande avventura che ha al suo centro Bobby Quintana e, tutto attorno, la storica continuity dampyriana.
Lo anticipiamo: questa doppia è una gran bella storia. Pur con le naturali sbavature di genere, riesce a tenere sempre un ottimo ritmo e a farsi leggere con piacere. Nonostante il canovaccio di base sia un cliché abbastanza abusato, Giusfredi sfrutta al meglio il fascino di Bobby Quintana e il background narrativo della testata per costruire, attorno al pard di Harlan, un’avventura di ampio respiro.
Abbiamo così una doppia storia che, nella prima parte, esplora il passato di Bobby Quintana con il suo personale racconto di formazione: le strade di Medellìn, la miseria, i cartelli della droga e il poliziotto della DEA Joe Dern. Proprio l’avvistamento di Joe Dern, trent’anni dopo, non invecchiato nemmeno di un giorno, spinge Bobby a chiamare Harlan Draka.
Ne viene fuori un’indagine che coinvolge FBI, DEA, Maestri della Notte (Ixtlàn e Lord Mardsen), cartelli della droga e tante, tante pose cinematografiche.
Godibilissima la sceneggiatura, efficaci i colpi di scena (anche se alcuni decisamente telefonati) e profonda la conoscenza del personaggio.
Certo, alcuni passaggi hanno un manierismo di fondo un po’ troppo marcato, alcune scene sono un po’ superflue e/o prolungate oltre il necessario (ad esempio, l’incontro di lucha libre), ma nel complesso è una doppia che – come dicevo all’inizio – si fa leggere con gusto dalla prima all’ultima pagina.
Un’avventura che tiene bene anche nel secondo albo Dampyr n.258 “Dottor Dolore”) dove, anzi, Giusfredi alza la posta in gioco richiamando la Temsek, Lord Mardsen e Jim Fajella.
Vengono riprese le trame di Dampyr n.11 e Dampyr n.57-58 con derive né banali né originali, semplicemente intelligenti e funzionali alla costruzione di una storia ben fatta e godibile.
Punte di romanticismo e pathos, tanta azione e tanta sana violenza.
Il tutto accentuato alla perfezione dall’ottimo tratto di Andrea Del Campo che è praticamente impeccabile nella resa degli ambienti, dell’horror e dei personaggi. Un lavoro quasi perfetto perché, come naturale, anche lui ha le sue piccole sbavature (la vignetta a pagina 56 di Dampyr n.258 è davvero troppo retrò) ma, nel complesso, il suo apporto grafico dona grande valore al tutto.