“K – Racconti”
di Shiro Tosaki e Jirō Taniguchi

Un fumetto immersivo, con tempi lenti, scandito dal ritmo della neve

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7/10
Il personaggio di K è silenzioso, introspettivo e misterioso. Il suo desiderio di spingersi oltre i propri confini fisici e psicologici lo porta a rischiare la vita in luoghi ostili, dove la natura diventa una forza primordiale e quasi inaccessibile. Il suo viaggio non è solo una sfida fisica, ma anche spirituale: K si immerge in un’esperienza di purificazione e di confronto con se stesso.
 
Il ritmo del manga è lento, quasi meditativo, e riflette la calma e la contemplazione che si prova di fronte alla vastità della natura. Gli appassionati di storie d’azione potrebbero trovare la narrazione poco convenzionale, ma chi apprezza un’opera che esplora temi come la solitudine, la resilienza e la relazione uomo-natura sarà sicuramente affascinato da K.

I testi sono di Shiro Tosaki e, per diversi aspetti narrativi, differiscono dalla scrittura di Jirō Taniguchi (che ben conosciamo per opere importanti come L’uomo che cammina e Ai tempi di Bocchan).

La storia segue K, un enigmatico e solitario alpinista che affronta sfide estreme in scenari naturali mozzafiato, principalmente montagne imponenti e deserti ghiacciati. Ogni capitolo presenta un’avventura autoconclusiva, legata da un filo conduttore: la ricerca di K della sua identità e del senso della sua esistenza attraverso prove fisiche e spirituali.

Gli ambienti naturali diventano quasi un personaggio a sé, e il lettore è immerso nella bellezza e nella durezza del paesaggio montano, che rappresenta il luogo in cui il maestro giapponese dà il suo contributo nell’apparato grafico. Ed è proprio qui che esce ed emerge il grande punto di forza di K: Taniguchi cattura con precisione e attenzione i dettagli della natura, rendendo i paesaggi montani quasi tangibili. La composizione delle tavole è equilibrata e pulita, trasmettendo una sensazione di vastità e isolamento.

In sintesi, K è un’opera che unisce bellezza visiva e profondità emotiva, offrendo un’esperienza di lettura unica per chi cerca un racconto che va oltre l’azione, esplorando temi esistenziali e filosofici.
Taniguchi non si limita a descrivere l’azione dell’arrampicata o della sopravvivenza, ma esplora anche la filosofia e la psicologia del protagonista. 

K è un uomo di poche parole, spesso taciturno, ma il suo silenzio parla della sua profonda connessione con la natura e del suo desiderio di sfidare i propri limiti.

Piccolo fun fact: il nome dell’autore Shiro, in giapponese, significa “bianco”. Penso che la dicotomia tra ambientazione e definizione sia appropriata e forse, chissà, la sua idea era proprio quella di regalarci un viaggio sulla neve, come una riconquista della purezza che questo mondo sta vedendo, progressivamente, andar via…

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Michele Tarzia

Vivo nell'ombra dei miei pensieri, ai margini della mia memoria

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