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Un fumetto che si lascia leggere, si lascia vivere e, soprattutto, ti trascina all’interno della storia come se fossi una piccola parte integrante della vita dello scrittore toscano.
Niccolò Testi scrive bene tutta l’opera, avvalendosi – naturalmente – anche della parte testuale dello stesso Luciano Bianciardi, soprattutto de La vita agra (1962), opera importante nel panorama letterario italiano, tanto che due anni dopo l’uscita ne venne tratto il film omonimo diretto da Carlo Lizzani.
Un racconto crudo, vivo e schietto che analizza la quotidianità e la morale di uno dei più aspri e singolari scrittori italiani del ‘900 in un mondo tutto suo, in un atteggiamento egoistico e menefreghista. Un uomo che tratta la famiglia con superficialità.
Ecco, da questo fumetto si trae tanta roba, una certa propensione allo scrittore che alla fine, nel bene o nel male, ci porta ad empatizzare con il contesto che lo circonda e non con lui.
Il percorso della sua vita arriverà alla fine con una cirrosi epatica, segno di quella debolezza che in vita lo rese estraneo anche a se stesso.
Dal punto di vista grafico, invece, Giulio Ferrara porta a casa un lavoro affascinante. Il suo tratto è singolare come, del resto, tutto il fumetto. La linea del disegno è leggiadra, va a contornare quel colore “quasi” monocromatico che aiuta a decifrare lo stile e la vita di Bianciardi. Lo amalgama in maniera sapiente, “scontornando” le singole vignette in modo da dare più respiro ai disegni, alle vicende che con fare pacato si nutrono della storia.
Bianciardi è un fumetto che cammina attraverso il flusso di coscienza, in quella maniera oramai consolidata del fumetto non solo nostrano ma di tutti. Diviso “invisibilmente” in tre parti, con un finale amaro, ma rimanendo coerente con lo stile di vita dello scrittore di Grosseto.
Edizione a cura di Kleiner Flug che ormai da anni ci delizia di piccole perle, nello specifico dedicate a personaggi storici toscani o, con uno sguardo più da vicino, a fumettisti contemporanei della stessa regione.
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