Da un’intelligenza (più o meno) artificiale all’altra, Martin Mystère e Java sempre più tech savvy tornano a stretto giro a fare capolino nel cyberspazio… o meglio, è sempre il BVZM a esplorare il lato oscuro della rete, mentre il neanderthaliano vigila sulla sua integrità, stavolta addirittura battendosi con un emissario della mala dell’est – il che fa tanto John Wick.
Diego Cajelli è al suo esordio sulla serie regolare, ma ha dalla sua la pratica fatta con i Mysteriani, ossia la writers’ room cui si devono le avventure a colori del giovane Martin.
L’idea di base è presto detta: partendo dal fenomeno neurologico detto effetto efaptico (erroneamente riportato nel testo come “efapatico”), che consiste nel reciproco influenzamento dei campi magnetici di due neuroni, l’autore racconta di un ipotetico procedimento per modificare le emissioni elettromagnetiche e microelettroniche di un PC al fine di “intercettare” gli impulsi cerebrali senza usare device per collegare fisicamente utente e macchina (cfr. ad esempio qui).
Questa dinamica di “telepatia digitale” richiede però l’impiego di una I.A. capace di gestire la mole enorme di dati per sviluppare suddetto processo. Come è ormai noto ai più, le I.A. devono essere addestrate per imparare a fare sempre meglio il loro lavoro, e anche stavolta la vicenda finisce per ruotare intorno alla ormai classica domanda: cosa succederebbe se un costrutto del genere si evolvesse al punto tale da sviluppare una capacità di ragionamento autonoma, evoluta, praticamente “umana”?
Senza voler troppo scendere nei particolari, basti sapere che non è la prima volta che il BVZM affronta un’entità del genere (già qui, quando il tema non era ancora di pubblica diffusione come adesso) e, proprio memore di quella passata esperienza, è consapevole di dover ricorrere ad armi logiche più efficaci di quelle usate all’epoca – il classico paradosso – per volgere “al bene” i quattro pilastri su cui fonda un’intelligenza artificiale, vale a dire ragionamento, apprendimento, pianificazione e creatività. La conclusione è molto addomesticata, considerando le premesse di partenza, per cui alla fine il lettore assiste all’ennesima bolla che scoppia senza colpo ferire, intuendo forse che nuovi personaggi sono entrati nel microverso mysteriano, in vista di un (possibile) futuro ritorno.
Massimo Cipriani svolge un lavoro di buon livello, proponendo un tratto chiaro che si pone un po’ sulla scia dei vari Sforza e Romanini: nessun ruvido dinamismo, quindi, bensì un’eleganza espositiva che pure ben si attaglia alle specifiche di una vicenda che, alla fin fine, presenta una quota di dinamismo relativamente contenuta.
Detective: sì; impossibile: rispetto a circa 30 anni fa, ormai un po’ meno.
E anche stavolta sembra che abbiamo evitato Skynet per il rotto della cuffia… ma è solo una magra consolazione.
Martin Mystère n.412 “Il codice dell’oscurità”
Martin Mystère n.413 “Anime digitali”
di Diego Cajelli e Massimo Cipriani
16x21cm, 96 pagine, b/n, 4,90€ ciascuno
Sergio Bonelli Editore, Giugno – Luglio 2024