God of Thunder: il Thor di Jason Aaron

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I Tre Thor, tavola di E.Ribic, Marvel Integrale Thor n.2

I pareri che esprimo in questo articolo mi costeranno probabilmente la stima di qualche purista della Nona Arte, appassionato fondamentalista dei comics americani, perché ammetto senza timori che una delle mie letture preferite nel 2022 è stata Thor Integrale, ripubblicazione mensile in edicola da parte della Panini Comics della serie americana Thor: God of Thunder. La serie originale, realizzata da Jason Aaron e Esad Ribic per la Marvel a partire dal 2013, era già stata presentata in Italia nella serie Thor Dio del Tuono, dal giugno dello stesso anno; ora, probabilmente sull’onda del controverso blockbuster cinematografico Thor:Love and Thunder, la casa editrice emiliana ha deciso di ristampare l’intero ciclo narrativo dello scrittore dell’Alabama, durato 7 anni, in formato bonelliano, quindi in albi più piccoli del classico comic book americano.

Al di là delle inevitabili perplessità dei puristi rispetto al formato originale, non devono essere neanche troppo pochi i lettori che apprezzano le serie Marvel Integrali, collane che abbiamo già presentato e che consentono di recuperare in breve tempo alcune serie a fumetti particolarmente significative a basso costo, pur sacrificando qualcosa dal punto di vista grafico: quindi – dopo il Devil di Frank Miller, lo Spiderman di McFarlane prima e di De Matteis dopo, e gli X-Men di Claremont – è il turno di una serie decisamente più recente, e mai scelta fu più azzeccata perché la qualità delle trame e dei disegni è decisamente elevata.

Galactus, tavola di E. Ribic, Marvel Integrale: Thor n.6
L’inizio della nuova collana risale al 2013 con Marvel Now, evento in cui tutte le testate storiche supereroistiche ripartirono dal numero uno (strategia con cui ciclicamente le case editrici americane provano ad acciuffare qualche nuovo lettore), momento in cui la gestione del Dio del Tuono venne affidata a Jason Aaron – reduce dai successi riscossi, tra le tante serie, con Scalped e X-Men – e al disegnatore croato Esad Ribic, autentico virtuoso del pennino. Nel n.1 della nuova collana appare il terrificante Gorr, il Macellatore degli Dei (personaggio interpretato splendidamente nel recente film da Christian Bale), drastico materialista che vuole eliminare tutte le divinità dall’intero cosmo. Una minaccia così pericolosa può essere affrontata solo dall’unione di tre Thor di differenti epoche temporali: così al Thor attuale, definito il Vendicatore, si affiancano il giovane e inesperto Thor, divinità vichinga con desideri e slanci estremamente terreni e, dalla fine dei tempi, Re Thor, vecchio e disilluso sovrano di una Asgard allo sfacelo. L’incontro/scontro tra i tre personaggi è sensazionale, grazie alla capacità di Aaron di costruire trame incrociate a lunga gittata e allo stile iperrealistico di Ribic, in grado di inventare mondi fantastici a getto continuo.
Jane Foster, vignetta di N. Klein, Marvel Integrale: Thor n.3

Già dall’inizio della sua gestione del personaggio è evidente la capacità di Aaron di costruire trame a lunga gittata: le prime due saghe sono appunto dedicate a Gorr, in due cicli intitolati Il Macellatore di Dei e Bomba Divina, che durano complessivamente 11 numeri. Riappare poi l’Elfo oscuro Malekith (creato da Walter Simonson nel 1984)  e, con i disegni di Ron Garney, Aaron riscrive un pezzo di mitologia norrena rielaborando i rapporti tra i 9 Regni asgardiani, nel ciclo denominato Il Dannato. Ancora più sorprendente la saga successiva, Gli ultimi giorni di Midgard, in cui ritorna il vecchio Re Thor che deve affrontare nel futuro l’ultimo attacco del letale Galactus al pianeta Terra, mentre ai giorni nostri Thor deve affrontare inedite questioni ambientali, affiancando la sua nuova fidanzata – l’agente Shield Rosalind Solomon – contro la minaccia rappresentata dalle industrie Roxxon del capitalista Dario Agger.

Tra un ciclo di storie e l’altro non mancano alcuni albi singoli con storie altrettanto incisive, come C’era una volta a Midgard, con il ritorno di Jane Foster (la prima fidanzata umana del Dio del Tuono ai tempi delle sue prime classiche storie, realizzate da Stan Lee e Jack Kirby negli anni Sessanta), ormai malata di cancro. Altrettanto commovente è Giorni di vino e di draghi, in cui il giovane Thor deve affrontare a malincuore un vecchio amico, scoprendo com’è difficile portare il manto dell’eroe. Aaron tratteggia ottimamente il personaggio principale, analizzando le sue motivazioni e le sue scelte in profondità, riuscendo a delineare benissimo una pletora significativa di personaggi vari, che chiamare semplici comprimari è improprio e riduttivo. 

Il giovane Thor e il Drago, tavola di D. Pastoras, Marvel Integrale: Thor n.5
A mettere su carta le trame temporali di Aaron c’è la straordinaria matita croata di Esad Ribic, dallo stile espressivo e fotorealistico, capace di dare un tocco di scuola europea alla collana, riuscendo a sintetizzare nel suo tratto eleganza e potenza. Ovviamente tanta accuratezza nel disegno non può coniugarsi alla quantità richiesta dai ritmi produttivi dei comics americani, per cui in suo soccorso intervengono altri artisti: alcuni, come il già citato e assai brillante Ron Garney, realizzano interi cicli, mentre altri si limitano – come Das Pastoras e Nic Klein – a realizzare dei singoli albi in cui, lasciati liberi di esprimersi con il proprio stile, contribuiscono con i loro disegni a  portare avanti la continuity del personaggio.
Nel complesso non possiamo che considerare positivo l’inserimento di questo ciclo di storie di Thor all’interno di questa collana Panini, che ci auguriamo possa continuare a lungo, considerato che Aaron si è occupato del Dio del Tuono per complessivi 7 anni.

 

 

Massimo Cappelli

"Fa quel che può, quel che non può non fa"

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