
I pareri che esprimo in questo articolo mi costeranno probabilmente la stima di qualche purista della Nona Arte, appassionato fondamentalista dei comics americani, perché ammetto senza timori che una delle mie letture preferite nel 2022 è stata Thor Integrale, ripubblicazione mensile in edicola da parte della Panini Comics della serie americana Thor: God of Thunder. La serie originale, realizzata da Jason Aaron e Esad Ribic per la Marvel a partire dal 2013, era già stata presentata in Italia nella serie Thor Dio del Tuono, dal giugno dello stesso anno; ora, probabilmente sull’onda del controverso blockbuster cinematografico Thor:Love and Thunder, la casa editrice emiliana ha deciso di ristampare l’intero ciclo narrativo dello scrittore dell’Alabama, durato 7 anni, in formato bonelliano, quindi in albi più piccoli del classico comic book americano.
Al di là delle inevitabili perplessità dei puristi rispetto al formato originale, non devono essere neanche troppo pochi i lettori che apprezzano le serie Marvel Integrali, collane che abbiamo già presentato e che consentono di recuperare in breve tempo alcune serie a fumetti particolarmente significative a basso costo, pur sacrificando qualcosa dal punto di vista grafico: quindi – dopo il Devil di Frank Miller, lo Spiderman di McFarlane prima e di De Matteis dopo, e gli X-Men di Claremont – è il turno di una serie decisamente più recente, e mai scelta fu più azzeccata perché la qualità delle trame e dei disegni è decisamente elevata.


Già dall’inizio della sua gestione del personaggio è evidente la capacità di Aaron di costruire trame a lunga gittata: le prime due saghe sono appunto dedicate a Gorr, in due cicli intitolati Il Macellatore di Dei e Bomba Divina, che durano complessivamente 11 numeri. Riappare poi l’Elfo oscuro Malekith (creato da Walter Simonson nel 1984) e, con i disegni di Ron Garney, Aaron riscrive un pezzo di mitologia norrena rielaborando i rapporti tra i 9 Regni asgardiani, nel ciclo denominato Il Dannato. Ancora più sorprendente la saga successiva, Gli ultimi giorni di Midgard, in cui ritorna il vecchio Re Thor che deve affrontare nel futuro l’ultimo attacco del letale Galactus al pianeta Terra, mentre ai giorni nostri Thor deve affrontare inedite questioni ambientali, affiancando la sua nuova fidanzata – l’agente Shield Rosalind Solomon – contro la minaccia rappresentata dalle industrie Roxxon del capitalista Dario Agger.
Tra un ciclo di storie e l’altro non mancano alcuni albi singoli con storie altrettanto incisive, come C’era una volta a Midgard, con il ritorno di Jane Foster (la prima fidanzata umana del Dio del Tuono ai tempi delle sue prime classiche storie, realizzate da Stan Lee e Jack Kirby negli anni Sessanta), ormai malata di cancro. Altrettanto commovente è Giorni di vino e di draghi, in cui il giovane Thor deve affrontare a malincuore un vecchio amico, scoprendo com’è difficile portare il manto dell’eroe. Aaron tratteggia ottimamente il personaggio principale, analizzando le sue motivazioni e le sue scelte in profondità, riuscendo a delineare benissimo una pletora significativa di personaggi vari, che chiamare semplici comprimari è improprio e riduttivo.