Silver Surfer. Il buio oltre le stelle

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L’occasione di leggere un fumetto disegnato da Claudio Castellini è talmente rara che, quando se ne presenta l’occasione, non ci si pensa su nemmeno i due classici secondi. Ed è ancor più vero se la storia in questione è Il buio oltre le stelle, pubblicato per la prima volta nel 1995 (1996 per l’edizione americana: Dangerous Artifacts il titolo originale, poi cambiato). Bisogna ricordare cosa significò – in quei tempi senza Internet, TikTok, Instagram, Facebook e amenità digitali varie dove leggere, scovare e vedere mesi prima le “prossime uscite” – l’annuncio che Claudio Castellini si apprestava a disegnare una storia di Silver Surfer: un autore italiano, quando un nome straniero nei crediti Marvel non era nemmeno un miraggio, giusto qualcosa che non si contempla nemmeno in sogno… in più, un autore bonelliano che con Nathan Never esplodeva i codici di via Buonarroti!

Chi scrive ricorda l’orgoglio da lettore italiano, ma anche – sia detto sinceramente – la delusione che non si riusciva a definire, a nominare, per un risultato grafico al di sotto delle aspettative. E a rileggerle oggi, sia la prima edizione italiana in bianco e nero del 1995, anteprima mondiale assoluta, sia la successiva edizione a colori (addirittura disponibile per chi volesse su archive.org), si capisce il perché: margini che cambiano colore (bianco o nero) e dimensioni ogni due pagine, disegni percettibilmente rimpiccioliti, con la conseguente mancanza di una chiara direzione di lettura.

Dopo l’edizione spagnola a tiratura limitata di tre anni fa e quella serba dell’anno scorso (quest’ultima non per Panini ma per i tipi di Darkwood edizioni), e dopo soprattutto quasi trent’anni, Panini ha pubblicato in Italia nel novembre scorso e in Francia nel marzo di quest’anno quel che era inizialmente nei piani Marvel e che la Marvel mai realizzò: la cosiddetta artist edition, un’edizione che rende finalmente giustizia all’impegno profuso da Castellini in quest’opera che lui stesso considera, anche col senno di poi, il suo capolavoro, la «traccia che ha voluto lasciare nel mondo dei fumetti». Si apprende dall’intervista a Castellini – tradotta dall’edizione serba – che le tavole sono state digitalizzate con la tecnica RVB (rosso-verde-blu) in modo da recuperare tutte le sfumature in bianco e nero delle tavole originali, che le nuvolette sono state spostate dove avrebbero dovuto essere sin dall’inizio (con il risultato di far vedere per la prima volta parti di disegno mai viste prima), che Castellini stesso ha aggiunto lucentezza e azzurri digitali a certi tratti senza minimamente alterare il segno d’origine, in un’operazione che lui stesso definisce di “rimasterizzazione”.

Soprattutto, ed è ciò che cambia tutto, non le tavole sono state adattate al formato di stampa (la pecca di tutte le edizioni precedenti), ma il contrario. Il risultato è sontuoso: una meraviglia per gli occhi. Scomodo Leopardi per raccontare l’emozione nel soffermarmi su ogni pagina, e – sperando che il lettore non l’intenda come un’inutile esagerazione – «il naufragar m’è dolce in questo mare».

Eppure non posso tacere l’interrogativo che mi è sorto quando sono giunto a metà strada: sto leggendo la storia o sto guardando i disegni? È la stessa domanda che mi posi quando (assieme a mia madre, appassionata di fumetti anche lei come tutti in famiglia) leggemmo assieme il primo Spider-Man scritto e disegnato da Todd McFarlane (era il 1990): leggo la storia, e quindi il disegno è al servizio della storia, o guardo i disegni, e allora qualcosa non funziona nel racconto che è fatto di due componenti – scrittura e disegno? E mio malgrado devo ammettere che, oggi come allora, ammiro i disegni – splendidi, magnifici e immaginifici – ma non leggo la storia, e non perché la sceneggiatura di Ron Marz non sia all’altezza (anzi, a ben vedere è elegiaca e in questo rispettosa quanto basta dello spirito di Silver Surfer), ma perché la profusione dei dettagli, rivendicata dallo stesso Castellini, che io lo voglia o no mi distoglie dalla narrazione.

Nell’introduzione al volume, un ammirativo e laudativo Ron Marz afferma di aver voluto trasformare la storia “in un terreno di gioco artistico per Claudio”; ma forse John Buscema, ricordato nell’intervista dallo stesso Castellini con amorevole devozione, aveva visto giusto quando, di passaggio a Roma, gli disse scherzando: “Claudio, devi fare fumetti, non ricreare la Cappella Sistina”.  

Avevo aspettative altissime su Parabola (1988), la storia di Silver Surfer disegnata da Mœbius su testi di Stan Lee: aspettative non tanto sul vecchio Stan ma sul disegnatore de L’incal, dei Mondi di Edena e de Gli occhi del gatto… aspettative deluse e colmate solo dall’edizione francese Panini in formato gigante del 2018, che restituisce le scelte cromatiche di Jean Giraud a dispetto del cromatismo piatto della prima edizione. Ma il suo Silver Surfer mi deluse, solo a tratti la linea continua mi sembrava corrispondere alla purezza già vista nelle altre storie o nelle illustrazioni del maestro francese. Nessuno disegna Silver Surfer come Castellini, sintesi perfetta di potenza e leggerezza. Eppure a Parabola ritorno per leggerla, per Il buio oltre le stelle ho già smesso di farlo. E mi si perdoni se, dopo Leopardi, scomodo nientepopodimeno che sant’Agostino il quale, nel ricordare nelle Confessioni (X, 33, 50) il momento della conversione grazie ai canti uditi nella basilica di Milano, ammette di non sapere più se le lacrime e la rivelazione furono suscitate dal potere della parola veicolata dal canto o dalla bellezza delle melodie, in questo caso peccando, perché la bellezza soppianta il valore della parola («così ondeggio fra il pericolo del piacere e la constatazione dei suoi effetti salutari», edizioni Einaudi, a cura di Maria Bettetini, 2000).

Parabola (1988), la storia di Silver Surfer disegnata da Mœbius su testi di Stan Lee

Leggere fumetti non pone sicuramente di fronte a certe vertigini morali. Ma nel gioco delle parti, il disegno (l’arte, la bellezza) prende il sopravvento, e non seguo più la storia. 

È sicuro, almeno da parte mia, che con Il buio oltre le stelle Castellini – come egli stesso si augura – lascia una traccia indelebile nella storia del fumetto. Ma devo ammettere che quel che è già per me il più bel libro a fumetti del 2024, non contiene il più bel fumetto di quest’anno.

Vasco Zara

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