Dopo gli speciali di Moreno Burattini, Harlan torna nella città toscana per l’esordio sulla testata di Gianmaria Contro.
Nonostante questa storia sia apparentemente slegata dalla continuity dampyriana, l’autore riesce a inserirla perfettamente nel flusso narrativo della testata dimostrando un’ottima sintonia con il personaggio.
Troviamo così il professor Angelo Sanna che chiede a Sophie Mutter di intercedere per avere la “consulenza” di Harlan: Angelo è infatti a Firenze per un convegno quando una sua ex allieva, Paola Lucchesi, gli chiede aiuto. Ne segue una storia dalle forti tinte horror, esaltate dal tratto iperrealistico di Max Avogrado, che non rinuncia – anzi, si fonda fortemente – su exploit storici tipici della serie.
Veniamo così travolti da una narrazione che cerca di svincolarsi tra i diversi racconti, articolati fra presente e passato, che hanno come focus principale l’arte della ceroplastica, nonché tra i tanti personaggi che si alternano in scena. Andreas Van Wessel, Johannes Van Calcar, Gaetano Giulio Zumbo sono i protagonisti di questo intreccio che vede come teatro d’azione il Museo Zoologico La Specola e come MacGuffin una testa anatomica di Zumbo.
Tra scene da azione e inquietanti esseri che vengono fuori dal buio, l’indagine di Harlan si fa strada fino allo svelamento finale che chiama in causa, ancora, il solito Saint-Germain, immancabile quando si parla di oggetti magici.
Una buona storia quindi, godibile, che mostra tutta la passione del suo autore per il personaggio.