Best of 2018

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Il meglio del 2018 di Luca Cerutti

Han fatto arrabbiare la bionda sbagliata…

A fine 2017 Kakegurui si era presentato sugli scaffali con la baldanza di chi non aveva nulla da perdere.
In un panorama manga sostanzialmente bipartito tra shonen di bande di amiconi e survival games sempre più barocchi e cinici, aveva riproposto in forma inaspettata l’antiquato shonen scolastico del prodigio solitario che in quattro e quattr’otto mette in ginocchio un sistema di potere e prevaricazione costruito da una casta di privilegiati. L’arma non erano le arti marziali, la magia, uno sport praticato in tutto il mondo o noto solo ai giapponesi, ma il gioco d’azzardo. La sostanza, però, era quella.
Non contento di ciò, poco più di sei mesi dopo, nella calda estate 2018 rilanciava con Kakegurui Twin. Stessa formula, diversa prospettiva. Non il prodigio infuso di follia dionisiaca a cui semplicemente le regole non applicano, ma il prodigio tutto impegno, grinta e voglia di distribuire schiaffoni. Non il castigo divino Yumeko Jabami, ma la gladiatrice Mary Saotome.
Sarà forse un caso che, esattamente in questo Dicembre 2018, l’ottavo numero di Kakegurui di fatto riunisca i due filoni con Yumeko che riesce a vincere le sue battaglie senza manco più partecipare e Mary che arriva quasi ad annunciare, come Kenshiro, “Tu sei già morto!” ad avversarie che si credevano invincibili.
Non è però per caso che eleggo i “Kakegurui(s)” a mio fumetto(s) del 2018.
Erano anni che non mi divertivo così!

Il meglio del 2018 di Cristian Di Clemente

Le nuove strisce di Zagor

L’evento del mio 2018 bonelliano è stata la “Collana Darkwood”, il ritorno delle strisce di Zagor con una storia inedita in sei puntate, raccontata con gli stilemi narrativi densi e concitati di un’epoca remota.
L’ho apprezzata non perché sia un cultore del “vintage” (e del resto per l’anno 2017 avevo segnalato un racconto innovativo dello Spirito con la Scure come “Brezza di Luna”), anche se ho provato piacere a leggere una storia dal sapore autentico come questa, con tante situazioni classiche che nella testata madre non si vedono ormai più. No, ho trovato interessante l’esperienza di questa lettura soprattutto per le riflessioni che può aprire sulla foliazione degli albi Bonelli. Mi ha confermato una sensazione che avevo da tempo, vale a dire che tante sceneggiature attuali, anche al netto di un’inevitabile evoluzione dello stile narrativo, sono come il vino allungato con l’acqua. Pertanto, le “lamentele” di alcuni lettori sul costo delle Strisce o delle serie nel formato “Audace”, percepite come più “care” a causa della foliazione ridotta, diventano “miopi”, perché le soluzioni e il mestiere per dilatare o restringere lo svolgimento di un soggetto ci sono.
Semmai, sono probabilmente molti albi inediti dal formato classico che, per la bassa densità di avvenimenti o per le lungaggini, sono silenziosamente diventati più “cari” rispetto a quelli di dieci o venti anni fa. E la domanda sorge spontanea: quand’è che la sindrome de “La desolazione di Smaug” (il film “simbolo” di ogni storia allungata oltremisura) si è diffusa in via Buonarroti?

Il meglio del 2018 di Pasquale Laricchia

Dylan Dog Color Fest

Il Male Infinito, Dylan Dog Color Fest 27 di Carlo Ambrosini e Francesca Zamborlini uscito a Novembre 2018.
A suo modo, con i suoi colori e la forza dei suoi sguardi, Carlo Ambrosini ci ricorda che c’è un Dylan Dog metafisico e passionale che vale la pena di continuare a narrare.
La sua è una narrazione triste e assurda che si perde nelle pieghe del tempo e della storia (biblica) dell’uomo.
Disegni, colori e ritmo corrono all’unisono e riescono a far vibrare sia il personaggio che il lettore con appassionanti riflessioni sul male e sull’infinita forza insita nell’animo umano.

 

Il meglio del 2018 di Oscar Tamburis

Nathan Never: Joseph e Mary

Nathan Never Special n. 29, “Joseph & Mary”, di Medda/Bonazzi
Medda si diverte a mischiare “Minority Report” di P.K. Dick con il racconto biblico della nascita di Gesù, calando Nathan e Branko in un’indagine natalizia che si conclude giustamente con il passaggio di una cometa.
Al di là di eventuali svarioni teologici (o di non completo rispetto del canone dickiano) la storia presenta la consueta cifra stilistica brillante dell’autore, che stavolta indulge meno che in altri casi nei dialoghi alla Tarantino per introdurre una serie di personaggi tra i quali, al di là dei Jospeh Carpenter e Mary Mather del titolo, va sottolineato il miliardario Hamon Karas, il cui ruolo sembra fare da apripista ad una nuova minaccia all’universo neveriano sullo stile dei tecnodroidi.
Tutto questo porta comunque alla memoria un’altra Mary Mather (tra l’altro, qui presente in un brevissimo cameo) che, sempre partendo da uno speciale, e sempre ad opera di Medda, fu a suo tempo protagonista di una gravidanza “particolare”, connessa appunto ai sopra citati esseri metà uomo e metà macchina.
Coincidenza voluta? Riproposizione in versione aggiornata di uno dei cicli che ha fatto la storia di Nathan? O forse questa storia rimarrà fine a se stessa? È ovviamente presto per dirlo, ma nel frattempo ci si consola con una lettura di buon livello, sebbene accompagnata da un comparto grafico non sempre all’altezza (e sì che Bonazzi ha risalito la china rispetto a qualche anno, pur non riuscendo – ancora? – ad eguagliare quegli standard che aveva raggiunto entro i primi 50 numeri della serie regolare).

Il meglio del 2018 di Daniele J. Farah

Mercurio Loi: Nascondino

Apodidraskinda, questo era il nome greco di un antichissimo gioco che è giunto a noi nella forma che veniva giocata nel XVII secolo dalla aristocrazia nobiliare col nome di Nascondino. In alcune aree dell’Europa veniva giocato come una forma di ricerca dei segni dell’arrivo della primavera.
Questo antico gioco ha dato quest’anno il titolo all’ultimo albo di Alessandro Bilotta per il suo personaggio di Mercurio Loi. I sei albi pubblicati quest’anno a cadenza bimestrale hanno “nascosto” internamente una fitta sottotrama ben congegnata dato che solo a posteriori si è potuto appurare che degli elementi apparentemente di contorno che apparivano nel plot principale di ogni albo erano i segni di eventi che si sarebbero ben presto rivelati nuovi segreti in tutta la loro rilevanza sul lungo termine. E il colpo di scena che più mi ha incuriosito è quello che emerge a cavallo fra il numero 13 e il numero 14 di Mercurio Loi.
Nel primo di questi due albi il colonnello Belforte muore ucciso da Tarcisio, ma nell’inizio del numero successivo Belforte, non più muto oltre che non più morto, torna a ricoprire il suo ruolo di investigatore a capo della gendarmeria. Non sembra essere un flashback per come è stata presentata la sequenza che lo vede protagonista. Inoltre anche in questo caso sembra non avere nulla a che vedere con il resto della storia che parla di un progetto volto ad eliminate tutti i membri di Sciarada, la congregazione segreta di cui fa parte anche Mercurio Loi. Che cosa ci sta nascondendo Bilotta? Sarà qualcosa che sorprenderà la nostra fantasia? Sarà tutto fumo e niente arrosto?
Penso che il lavoro di Alessandro Bilotta sulla testata di Mercurio Loi anche in questo anno appena trascorso 2018, vada premiato con un’attenzione maggiore da parte del pubblico di lettori e mi rendo conto che questo possa essere possibile solo parlandone bene ogni qualvolta sia possibile e anche con il passaparola fra le amicizie. Ma ora scusatemi, devo correre alla Tana per liberare tutti.

Il meglio del 2018 di Martina Galea

Motor Girl di Terry Moore

Il mio albo del 2018 è senza dubbio Motor Girl di Terry Moore, edito dai tipi della Bao Publishing, sempre più convincenti e ricchi di ottime proposte.
La scrittura di Terry Moore è difficile da incasellare: le sue storie riescono ad essere contemporaneamente ironiche, comiche, drammatiche, intense, e senza mai essere brusche nel cambio di registro. Sostanzialmente, la scrittura di Terry Moore rispecchia la vita reale, che non è quasi mai monocorde e unidimensionale. Probabilmente è per quest’abilità che Motor Girl (ma anche buona parte delle precedenti opere di Moore) è così coinvolgente e realistico anche se la premessa è piuttosto surreale: una giovane ragazza, che per vivere fa il meccanico in una desolata fattoria dell’America più desolata che vi venga in mente, passa le sue giornate col suo amico gorilla parlante mentre intorno a lei si muovono bizzarri personaggi.
Questa è la prima trama, quella apparente. La sottotrama invece non può essere raccontata per non rovinare l’emozione della lettura: ma questa sottotrama, perfettamente incastrata con la storia surreale, regala sensazioni davvero intense. L’unione delle due è l’emblema perfetto dello stile di scrittura di Terry Moore.
Motor Girl è un albo da leggere con calma, per godersi l’atmosfera. E poi da rileggere anche dopo qualche tempo, per ritrovare altri spunti di riflessione. E sicuramente anche da regalare a chi si lascia ancora emozionare dai fumetti.
Buona lettura, ne vale la pena!

Il meglio del 2018 di Federico Catena

I tre uomini che ridestarono Cthulhu

Martin Mystère presenta Storie da Altrove: I tre uomini che ridestarono Cthulhu
Best of 2018:
Perché da bambino lessi Tre Uomini in Barca e mi piacque.
Perché trovo che la serie, pur con gli inevitabili alti e bassi, sia una delle trovate più fresche dell’universo espanso di Martin Mystère dai tempi di Zona X.
Perché sono 20 anni dal primo numero uscito nel 1998… e ancora non vedo l’ora che esca in edicola.
Perché “La lega degli Straordinari Gentleman” di Alan Moore è del 1999… e quell’anno fa la differenza.

Il meglio del 2018 di Massimo Cappelli

Cinzia di Leo Ortolani

Nel 2017 è terminata, dopo 122 numeri, la corsa di Rat-Man Collection, ma non le avventure della straordinario personaggio creato da Leo Ortolani, che ha saputo nel 2018 ritagliarsi il proprio spazio all’interno della produzione fumettistica italiana.
Dopo “C’è Spazio per Tutti”, straordinario volume capace di unire umorismo alla divulgazione scientifica, “L’inconcepibile Rat-Man” con la ristampa di alcuni racconti brevi e “Ratboy” in cui, giocando con gli stilemi delle riviste patinate per adulti, Ortolani si sofferma su pregi e virtù delle fiere del fumetto, a novembre è comparso “Cinzia”, magnifica graphic novel, edita dalla Bao, dedicata a uno dei più amati comprimari di Rat-Man.
L’autore emiliano riprendendo il personaggio transessuale eternamente innamorato di Rat-Man che già durante la serie aveva avuto una crescita e uno sviluppo notevole all’interno dell’economia narrativa delle storie, trasportandolo in una commedia brillante dove alla ricerca di lavoro deve scontrarsi con i pregiudizi legati alla sua condizione di transessuale. Una storia che supera con disinvoltura gli stilemi narrativi del genere supereroistico, tanto che Rat-Man non viene neppure nominato, in cui Cinzia si confronta con la propria identità personale e il suo ruolo sociale. Lo stile di disegno caricaturale di Ortolani, maestro dell’umorismo, appare più disteso, alternando le consuete gag fulminanti a momenti quasi sperimentali, parodiando per esempio il musical, fino a giungere a pagine di grande intensità emotiva. Ortolani chiude così il suo primo anno dopo la chiusura di Rat-Man dimostrando a tutti di poter andare oltre, stilisticamente e narrativamente, al suo personaggio più famoso.

La Redazione

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