Stray Bullets: ritorno al nichilismo

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Tra le tante e ottime riproposizioni che l’Editoriale Cosmo porta in edicola e in fumetteria ogni mese, grazie ad un catalogo in grado di soddisfare le passioni di ogni lettore di fumetto, dalle tavole domenicali di Superman ai Classici dell’Erotismo italiano, spiccano da qualche mese i volumi dedicati a Stray Bullets, la serie noir realizzata interamente dall’americano David Lapham a partire dal 1995. Si tratta di uno dei comics migliori della fine del secolo scorso che l’editore emiliano sembra voler pubblicare nella sua interezza in volumi brossurati bimestrali che, partendo dai primi numeri degli anni ’90, arrivi alla serie attuale pubblicata dall’Image.

Joey in Stray Bullets n.1

Le pallottole vaganti raccontate da Lapham in passato hanno anche sibilato in Italia, con i primi 17 episodi usciti sulla memorabile rivista Il Corvo Presenta, cui sono seguiti un maestoso volume realizzato da Magic Press contenente il primo ciclo e purtroppo anche un’appendice non autorizzata dall’autore che costò la licenza alla casa editrice laziale, e due smilzi volumetti dell’etichetta Cult Comics della Marvel Italia. Questa volta dovremmo farcela a vedere tutta la collana, dalla prima run composta da una quarantina di numeri, pubblicati in America dalla El Capitàn Books, la casa editrice di proprietà dello stesso autore, fino ai nuovi cicli narrativi, Killers e Sunshine and Roses.

Orson e Scott lo Spagnolo

Non è semplicissimo riassumere l’intricato intreccio di Stray Bullets, al di là dei singoli episodi che appaiono, specialmente nel primo ciclo, L’Innocenza del Nichilismo, autoconclusivi. Solo con molta attenzione si riescono a cogliere i dettagli di continuity e i rimandi tra i personaggi ricorrenti, che vanno a costruire un mosaico più grande, contraddistinto da salti temporali.  A fare la differenza sono le singole storie, tutte di livello altissimo, Lapham costruisce avventure minimaliste che catturano, grazie all’utilizzo di una griglia fissa, a 8 vignette per tavola, aspetto che rende le storie sempre scorrevoli,ai dialoghi realistici e i disegni graffianti in bianco e nero. Le trame  non sono soltanto noir, per quanto ambientate nel sottobosco della piccola criminalità statunitense, capaci di soffermarsi sulle vicende dei tanti protagonisti, caratterizzati benissimo, in cui emerge il grado di violenza che avviluppa la società americana e l’insensatezza dello stile di vita dei sobborghi americani. Si tratta di un tipo di narrazione modernissimo ancora oggi che ha consentito a Lapham di vincere due Eisner Award, i premi più prestigiosi del mondo del fumetto americano, nel  1996 e nel 1997.

Amy Racecar distrugge il mondo!

Parte del fascino della serie sicuramente risiede nella scelta radicale operata da Lapham agli inizi della sua carriera quando rinunciò alla collaborazione con le case editrici mainstream come Dc e Defiant per fondare una sua casa editrice, la El Capitàn Books, insieme alla moglie per occuparsi esclusivamente di Stray Bullets, in modo da essere sicuro della propria indipendenza artistica. Non a caso anche quando decide di proseguire la sua opera all’interno di un’altra casa editrice, la scelta di Lapham ricade sull’Image, struttura sempre pronta a lasciare il giusto spazio produttivo (e contrattuale) agli autori più meritevoli, riservandosi comunque estemporanee collaborazioni con Marvel e DC, come è il caso di Young Liars, realizzato per la Vertigo.

Una lettura che consigliamo tutti, per la modernità dell’intreccio e la freschezza inaspettata dei disegni, rimasta inalterata nonostante siano passati 25 anni dalla realizzazione dei primi numeri, che consentono di immergersi in un mondo dove magari non tutto è logicamente consequenziale alla prima lettura, ma basta farsi cullare dalla narrazione per conoscere la splendida Amy Racecar, il timido Orson, il povero Joey, Scott lo spagnolo o il misterioso Harry.

Massimo Cappelli

"Fa quel che può, quel che non può non fa"

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