Aspettando Gadot

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Didi: Well? Shall we go?
Gogo: Yes, let’s go.
They do not move
“Waiting for Godot” written by Thomas Beckett.

 

Non potendo dimenticare la caduta delle Torri Gemelle, i registi di film hollywoodiani, sui supereroi, ci mostrano ossessivamente in forma poi neanche tanto sublimata o metaforica l’orrore per l’attacco terroristico sul territorio della propria nazione che hanno subito l’11 settembre 2001

Non ci si riesce proprio più a capire niente. Non si capisce da dove derivi la vera minaccia per l’umanità e non si comprende più chi siano i buoni e chi sono i cattivi.
E i giornali? I giornali dovrebbero dire la verità, ma una sola, non cento senza mai arrivare a far emergere quella definitiva! Una verità con la V maiuscola che si imponga come un faro.
Eppure neanche dei giornali ci si può fidare fino in fondo. Secondi fini di qui, secondi fini di là, interessi economici a destra, interessi economici a sinistra.
Non una voce che si innalzi sopra le altre mostrandoci il disegno definitivo, senza che si scopra a posteriori che anche quella voce è stata imbeccata perché aveva anche in quel caso le mani in pasta.
Alla fine si spera che ci si possa fidare della propria mamma. Almeno la mamma non ci può tradire, no? La mamma ci ha protetto fin dall’inizio. La mamma ci proteggerà sempre. Le mamme stanno a casa e non ci deluderanno mai. E se la mamma è anziana ed ha bisogno, come si può non correre ad accudirla? Come non si può fare il possibile per difenderla dal Male che dilaga furioso su tutto il pianeta. Ecco, bisogna tornare alla radice del Bene: alla mamma.
E se poi scopri che colui che credevi il tuo peggior nemico ha la mamma con lo stesso nome della tua, come puoi non sentirti improvvisamente suo fratello!? Come puoi? Eppure fino ad un momento prima eri accecato dall’ira. Fino ad un momento prima ti era chiaro che “lui” fosse l’incarnazione della nemesi dell’umanità. Lui, quella creatura aliena, quel nemico che non è umano, che sfreccia nell’aria senza che possa essere fermato definitivamente, in nessun modo; ed ha un così grande potere di distruzione su chiunque di noi. Come non cercare un’arma che lo possa distruggere! Come non approfittare di usarla contro di lui, a priori. La miglior difesa è l’attacco, no?

Didi e Gogo, stanno aspettando Gadot

Ecco, queste le premesse filosofiche dell’incontro “Batman v Superman: Dawn of Justice” (regia di Zack Snyder, film del 2016, ispirato alla miniseriea fumetti del 1986 “Il Ritorno del Cavaliere Oscuro” di Frank Miller e la miniserie del 1992  “La Morte di Superman” concepita da Mike Carlin e scritta da Louise Simonson), in uno scontro epocale, messi l’uno contro l’altro dalle manovre manipolatrici di un giovane Lex Luthor che immerge la lama nelle ferite aperte, nelle loro vecchie questioni di famiglia, il loro vero amore di una vita…
La mamma. Ebbene sì, perché la madre di Bruce Wayne (alias l’Uomo Pipistrello) e purtroppo assassinata quando era solo un bambino, ha lo stesso nome della madre adottiva di Superman. Che bellissima coincidenza.

Ma facciamo un passo indietro: come mai Bruce Wayne scarica su Superman (interpretato da Henry Cavill) tutto il suo risentimento? Tutto nasce da una considerazione molto complottistica. Prima l’idea è circolata sicuramente su WhatsApp e poi il Cavaliere Oscuro, un po’ redarguito da Alfred (Jeremy Iron) che gli consiglia di lasciar stare, finisce nonostante tutto per cascare anche lui su questa fake news: la coincidenza col fatto che da quando Superman è giunto sulla Terra, sul pianeta le aziende edili e le ditte funebri, prosperano alla grande.
Mai che quel pagliaccio col mantello rosso se ne vada a farsi scazzottare in mezzo al deserto contro nemici come il Generale Zod e i suoi scagnozzi. Sempre a Metropolis a buttar giù palazzi pieni di innocenti, a spallate. Che lo faccia quindi apposta? Mumble mumble!

Certo, la sua Lois Lane urla e lui la salva, ma molti altri urlano invano mentre precipitano, crepano o restano in carrozzina con la gambe amputate, come uno dei dipendenti di Bruce. E il vaso è colmo quando a lasciarci le penne è uno degli uomini e amici migliori di Bruce Wayne stesso, che muore quando la sede della Wayne Enterprises si accartoccia come un castello di carte dopo l’ultimo scontro fra superstiti di Kripton pieni zeppi di tecnologia aliena su cui il Bill Gates della situazione non ha ancora messo le mani.
Così, un Ben Affleck che dai tempi del suo Daredevil, si è parecchio imbolsito, col suo denaro (di Bruce Wayne di cui veste i panni … fatti su misura da un sarto ben pagato, è ovvio), si procura una bella armatura che gli strizzi l’addome facendo emergere i pettorali e inscena una bella lotta con l’uomo di Kripton, lotta che si sposta più volte andata e ritorno fra Metropolis e Gotham City.

La doppia notizia della scomparsa in servizio del reporter Clark Kent e l’incarcerazione di Lex Luthor.

Non che i nostri Didi e Gogo abbiamo modo di filosofeggiare molto sul senso delle loro vite fra un pugno e l’altro, fra una coltellata e l’altra, ma come abbiamo detto, dietro queste due marionette in costume, le cui corde sono tirate dal nemico numero uno di Metropolis, ci sono il Lucky e Pozzo della situazione. Il pazzo Pozzo (Jesse Eisenberg nei panni di un Lex Luthor dalla folta chioma), ha intessuto la sua ragnatela manovrando a piacimento politici e militari allo scopo di potersi impadronire della tecnologia aliena.
Cosa se ne potesse fare, a parte far buttar giù altri palazzi da Lucky (un grottesco Doomsday nato da un esperimento di laboratorio ottenuto per contaminazione genetica interspecie, fra il sangue di un essere e quello di un altra entità biologica), non ce lo riusciamo ad immaginare. Ma forse si torna agli interessi edili. La Lex Corp forse avrebbe avuto l’appalto per la ricostruzione di tutti i palazzi buttati giù da Doomsday?!? Chi lo può sapere? Anche perché diciamocelo, anche senza la tecnologia aliena, Luthor era già messo parecchio bene a sistemi sofisticati di invasione della privacy.
Pur senza la app di tracciamento degli “immuni”, era già riuscito a scoprire le identità segrete di 4 metaumani: Flash, Cyborg, Acquaman e nientemeno che Wonder Woman. Ma chi glielo ha fatto fare di inimicarsi due ragazzoni belli robusti come Didi e Gogo? E per fortuna che a differenza del testo di Thomas Beckett, non hanno aspettato invano l’eroina… no, non in quel senso… nel senso di Mrs Gadot, Gal Gadot, la modella israeliana che nel 2004 ottiene la corona di Miss Israele e nello stesso anno partecipò a Miss Universo, ebbene, proprio lei è la figlia della Regina delle Amazzoni: Diana Prince, alias Wonder Woman. Gadot arriva e finalmente Gigi e Dodo (no, forse ho confuso i nomi) danno un senso alla loro presenza sul palcoscenico e a tutte le loro scaramucce da bambini delle elementari. Eh, le donne, cosa non sanno farci agli uomini in calzamaglia.

Gal Gadot non si è fatta aspettare invano. Adesso ci mette lei un tocco femminile nella faccenda. Vladimir ed Estragon le coprono le spalle … anche perché la ragazza è un po’ biotta, come avrebbe detto in milanese mia nonna

La fanciulla, che sa il fatto suo e conosce i classici del teatro, viene in soccorso ai due ragazzoni e col suo Lazo della Verità, imprigiona Lucky, si, insomma Doomsday e, col sacrificio di Clark Kent, chiudono i conti con questa ennesima incarnazione del Male. E Bat non può neppure più prendersela con lui per tutti i palazzi abbattuti. Insomma, questa volta Sup ci ha lasciato le penne! Se c’era dietro un complotto per gli appalti edilizi, e lui vi era invischiato, non si sarebbe fatto certo ammazzare sul serio, no? Eppure è vero, Clark se ne è volato veramente in cielo, ma non più veloce della luce, ma con la grazia di una colomba o di un’allodola.

Doomsday al guinzaglio come Lucky di Thomas Beckett

Lois Lane (interpretata da Amy Adams) in una scena finale commovente ci viene mostrata mentre getta una manciata di terra sulla bara di Clark Joseph Kent, indossando in primo piano l’anello di fidanzamento che lui le aveva fatto pervenire. Lois Lane, Martha Kent, Diana Prince: tre donne, in rigoroso ordine di età crescente, accomunate dal lutto per gli uomini che hanno amato. Il Daily Planet ha perso una delle sue migliori firme: un giornalista che non si voleva far frenare dalle direttive del suo capo Perry White (Laurence Fishburne), che lo esortava a non insistere a voler parlare sulle pagine del loro giornale di argomenti che non avrebbero fatto vendere più copie. Mentre il Planet (nel senso del pianeta Terra) ha invece perso il suo nume tutelare. Ma … forse la porta del sepolcro non resterà chiusa in eterno. Ecco, me lo sto immaginando o il pugno di terra gettato da Lois sta cominciando a levitare? Significa forse qualcosa?

Buio, titoli di coda.

No, non significherà nulla. Un’altra fake news. Serviva solo come colpo di scena finale dato che poi … ma questo lo potrete vedere nel film Justice League del 2017. Che ve lo anticipo a fare?

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