Oltre ad un sacco di numeri dedicati a Charlie Brown, di cui facevo incetta (grazie a mia cugina) durante le vacanze estive, i Tascabili BUR pubblicavano raccolte di strisce riguardanti anche altri personaggi – come raccontavo a proposito di Jane spara di Mike Hubbard. Spesso non conoscevo minimamente il personaggio cui era dedicato un albo, quindi mi basavo esclusivamente sulle sensazioni estemporanee suscitate dalle immagini in copertina e quarta di copertina.
Andò così anche per Ferdinando, il buffo personaggio dal caratteristico cappello a cono protagonista della gag muta che mi strappò un sorriso e mi convinse all’acquisto. Solo a quel punto scoprii che TUTTE le strisce (rimontate in verticale, come avveniva anche per gli altri fumetti già letti nei Tascabili BUR) erano mute… Nessun editoriale, nessuna indicazione sull’autore – a parte il misterioso MIK in copertina – e, come unico indizio, il copyright della PIB di Copenaghen.
La mancanza di informazioni non mi impedì di gustarmi le gag del protagonista, spesso vessato da moglie, figlio e finanche il cane nell’àmbito di una tipica famigliola borghese le cui abitudini erano messe alla berlina. Certo, in alcuni casi il risultato era meno riuscito rispetto ad altre strisce – e talvolta le caratteristiche di una gag erano riproposte con varianti minime – ma la lettura era sempre piacevole. Tenni quindi d’occhio la mia edicola e le bancarelle di fumetti usati, senza però più imbattermi in Ferdinando.
Solo molti anni dopo scoprii che la striscia era stata creata addirittura nel 1937 (!) da un artista danese, Henning Dahl Mikkelsen. Il fatto che le strisce di Ferd’nand – tale era il nome originale – fossero mute ne permise la diffusione anche all’estero, soprattutto negli Stati Uniti dove Mikkelsen si trasferì dopo la seconda guerra mondiale. Alla morte dell’autore, nel 1982, le strisce vennero continuate da Al Plastino e poi da Henrik Rehr.